La Commission Nationale du Débat Public(CNPD), un’agenzia pubblica indipendente con sede nel Lussemburgo e istituita per monitorare la legalità della raccolta e dell’uso delle informazioni personali nell’Unione Europea, ha deciso di infliggere una multa di 746 milioni di euro ad Amazon per violazione del regolamento generale sulla protezione dei dati o GDPR.
La sanzione è la più alta mai emessa dalle autorità dell’Unione in relazione alle violazioni del GDPR. che supera e non di poco quella che deteneva il record (50 milioni di euro) che era stata inflitta a Google
A motivare questa multa c’è la convinzione del CNDP che Amazon stia analizzando il comportamento degli utenti per creare profili utilizzati nella pubblicità mirata. La creazione di tali profili comportamentali avviene senza il consenso dell’utente e pertanto viola il Regolamento Europeo. CNPD ha anche stabilito che Amazon deve impegnarsi a cambiare le sue pratiche commerciali, sebbene non siano stati citati dettagli.
La decisione del CNPD arriva in merito a una causa intentata dall’organizzazione Quadrature du Net nel 2018 contro Amazon Europe Core SARL, Amazon EU SARL, Amazon Services Europe SARL, Amazon Media EU SARL e Amazon Video Limited. La denuncia punta anche ad altre grandi multinazionali tecnologiche come Apple, Facebook, Google e LinkedIn.
“Il modello di dominio economico basato sullo sfruttamento della nostra privacy e del nostro libero arbitrio è profondamente illegittimo e contrario a tutti i valori che le nostre società democratiche pretendono di difendere “, ha commentato il gruppo in un comunicato celebrando la sentenza,
Amazon farà ricorso contro la multa per violazione del GDPR
Amazon venerdì scorso, saputo della multa in arrivo, ha criticato la decisione che la ritiene come “infondata” e ha aggiunto che intende difendersi energicamente in relazione a queste accuse”. “Mantenere la sicurezza delle informazioni dei nostri clienti e la loro fiducia sono le massime priorità “, ha affermato un portavoce di Amazon in una nota. “Non c’è stata alcuna violazione dei dati e nessun dato dei clienti è stato esposto a terzi. Questi fatti sono indiscutibili. Siamo totalmente in disaccordo con la sentenza CNPD e intendiamo presentare ricorso. La decisione su come mostrare ai clienti pubblicità rilevante si basa su interpretazioni soggettive e non provate della legge europea sulla privacy e la sanzione proposta è totalmente sproporzionata anche con tale interpretazione“.
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