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La nuova privacy policy di Audacity è sospetta

Dopo l'acquisizione da parte di Muse Group i termini sono cambiati, lasciando dubbiosi molti utenti

Il software di editing audio Audacity ha aggiornato le proprie privacy policy, con alcune nuove condizioni che risultano sospette agli occhi di molti esperti. I nuovi dati raccolti servono sia per migliorare le prestazioni dell’app che per “procedimenti legali”. E sembrano chiedere molto più del necessario.

Audacity cambia le proprio policy sulla privacy

Dal 2 di luglio, a seguito dell‘acquisto di Audacity da parte del Muse Group in aprile, il software open-source ha cambiato le proprie policy per la privacy. I nuovi termini e condizioni non raccolgono solo i dati sul funzionamento dell’app ma anche altri dettagli. Per esempio il sistema operativo dell’utente, il tipo di processore, la nazionalità dell’IP utilizzato e tutti i messaggi di errore riportati. Secondo il testo delle condizioni, questo serve per “offrire e assicurare il corretto funzionamento dell’app”.

Se gli entusiasti della privacy iniziano a storcere il naso per il gran numero di dati funzionali raccolti, quelli per i procedimenti legali sono complicati da spiegare. La nota spiega che Muse Group raccoglie “i dati necessari per i procedimenti legali, per le cause e per le richieste delle autorità (se ce ne dovessero essere)”. I dati raccolti possono essere concessi a “ogni corpo di giustizia competente, regolatorio, agenzia governativa, corte o altre terze parti con cui crediamo sia necessario condividere i dati”. Inoltre, i dati potrebbero anche essere condivisi con potenziali compratori.

Dati in Europa. Ma non sempre

I dati degli utenti saranno conservati in server nell’Area Economica Europa ma Muse Group “occasionalmente deve condividere i tuoi dati personali con gli uffici principali in Russia e con i nostri consiglieri esterni in USA“. L’azienda specifica che quando trasferisce i dati fuori dall’area europea i dati sono protetti come previsto dal GDP europeo.

Infine, le nuove policy vietano l’uso del software per chi ha meno di 13 anni. Una regola che secondo Foss Post potrebbe violare le normative europee sull’uso libero del software.

Alcuni utenti hanno già iniziato a richiedere una “forkdel programma, usando il codice open-source su cui è basato per creare una versione che non richieda così tante concessioni sull’uso dei dati. Al momento però non è ancora stato aggiornato nessun progetto alternativo.

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Source
Engadget

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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