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Via libera ai vaccini sul luogo di lavoro: tutte le informazioni

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Il Governo ha firmato il Protocollo con aziende e sindacati per la somministrazione dei vaccini sul luogo di lavoro. Questo servizio permette di accelerare la campagna vaccinale e assicurare luoghi di lavoro più sicuri, permettendo un graduale rientro alle normali attività aziendali (fermo restando l’uso di mascherine e delle altre disposizioni ministeriali). Ecco tutto quello che dovete sapere sulle vaccinazioni in azienda.

Vaccini sul luogo di lavoro

Il nuovo Protocollo prevede un piano di vaccinazione parallelo a quello nazionale, che permette alle aziende di accedere ai vaccini. La disponibilità delle dosi può variare, quindi per il momento stabilire date certe risulta complicato. Quello che sappiamo però è come sarà strutturato questo piano, messo in pratica dai datori di lavoro con il supporto dei medici aziendali e dell’Inail.

Innanzitutto, il datore di lavoro si impegna a collaborare con i Servizi Sanitari Regionali o territoriali. Quindi presenta alla Regione il proprio piano vaccinale, compreso il numero di vaccini richiesti dopo aver accertato chi vuole accedere alla vaccinazione.

Ora guardiamo ai costi. La fornitura dei vaccini, così come dei dispositivi di somministrazione (siringhe, aghi, ecc.) resta a carico dei Servizi Sanitari Regionali. Allo stesso modo, gli strumenti formativi e di registrazione delle vaccinazioni eseguite sono a carico degli enti territoriali. I datori di lavoro hanno invece il compito di coprire i costi per l’implementazione dei piani vaccinali e della somministrazione.

vaccino luoghi di lavoro

Vaccinazione volontaria

La somministrazione spetta a personale sanitario in grado di garantire il rispetto delle prescrizioni di legge. In altre parole, c’è bisogno di un medico aziendale che possa accertarsi della salute di chi riceve il vaccino. Inoltre, il medico deve avere eseguito opportuna formazione. I datori di lavoro devono mettere a disposizione locali idonei alla vaccinazione, che rispettino i requisiti minimi disposti per legge, facendo riferimento all’Azienda Sanitaria locale.

Importante ricordare che la somministrazione del vaccino resta su base volontaria, i dipendenti possono scegliere di non farsi vaccinare sul luogo di lavoro. Nel testo della legge si chiarisce che tutte le parti firmatarie devono impegnarsi a informare i lavoratori e le lavoratrici sul vaccino. Anzi il Protocollo invita datori di lavoro, sindacati e Aziende Sanitarie a diffondere materiale informativo a riguardo: il consenso informato è la base su cui fondare il processo vaccinale.

Anche nell’atto della vaccinazione, il medico è invitato a fornire informazioni chiare su vantaggi e possibili rischi connessi alla vaccinazione, oltre che a valutare il quadro clinico garantendo la più totale riservatezza. I dati raccolti nel triage servono per decidere come agire e non possono essere condivisi con i datori di lavoro.

Vaccini sul luogo di lavoro, oppure in strutture sanitarie private e dell’Inail

Nel testo del Protocollo si legge che i datori di lavoro possono anche rivolgersi a strutture private per collaborare alla vaccinazione. Possono inoltre stabilire, anche con le associazioni di categoria, convenzioni per vaccinare i propri dipendenti e lavoratori. In caso non possano nominare un medico o rivolgersi a strutture sanitarie private, i datori di lavoro possono ricorrere all’Inail (che avrà gli oneri, trattandosi di una vaccinazione pubblica). In ogni caso, il medico o la struttura sanitaria devono comunicare all’Inail il numero totale di vaccinati.

Se la vaccinazione avviene durante l’orario di lavoro, va equiparata a un’ora lavorativa in tutto (compensi compresi). Tutte le forme contrattuali possono accedere alla vaccinazione sul luogo di lavoro, senza eccezioni.

Al momento, oltre 7.000 realtà aziendali hanno aderito al Protocollo. Potete consultare il materiale informativo sul sito del Ministero della Salute, mentre qui trovate il testo del Protocollo nella sua interezza.

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