Indagare il mondo del lavoro non è cosa da poco, specie nell’attuale contesto di incertezza. A risentirne maggiormente sono i giovani che si affacciano in cerca di opportunità per la prima volta. Da qualche mese stiamo cercando di scoprire come i nati nella generazione z stanno reagendo ai forti cambiamenti lavorativi e culturali. Per farlo, ci siamo rivolti alle università.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Anna Cotza, Responsabile del settore Job placement-Orientamento al lavoro dell’Università di Cagliari e Innovation Manager. La Dottoressa Cotza è una giurista che si occupa di attività di orientamento rivolta ai laureati dell’Ateneo, supportando studenti e studentesse nell’attivazione e nella gestione dei tirocini post laurea. Ma non solo, tra le sue mansioni rientrano l’organizzazione di career day e di eventi informativi sul mondo del lavoro.
L’Università di Cagliari è un ateneo statale, fondato nel 1607 ed entrato ufficialmente in funzione nel 1626. Con 6 facoltà suddivise in numerosi corsi di laurea, offre una formazione completa che va dalle discipline umanistiche a quelle STEM.
L’intervista ad Anna Cotza dell’Università di Cagliari
Ci siamo confrontati con la Dottoressa Cotza per raccogliere dati e impressioni riguardo ai giovani della generazione z e alle differenze che distinguono questa fetta di popolazione dalle generazione precedenti.
Buongiorno Dottoressa, che tipo di profilo hanno gli studenti che si laureano presso la vostra università? Che cosa offre l’ateneo sul territorio?
L’Università di Cagliari ha un’offerta formativa molto articolata. In quest’anno accademico, i corsi di studio sono 86, di cui 42 corsi di laurea triennali, 6 corsi di laurea magistrale a ciclo unico e 38 corsi di laurea magistrale. Accanto ai percorsi di contenuto tradizionale, vi sono corsi di studio spiccatamente innovativi, come il corso di laurea in ingegneria dell’energia elettrica per lo sviluppo sostenibile, e quelli con una dimensione internazionale, come il corso di laurea magistrale in computer engineering, cybersecurity and artificial intelligence.
Le va di parlarci dei servizi offerti dal vostro ufficio? Come si colloca all’interno dell’ateneo?
Il settore “Job placement-Orientamento al lavoro”, a livello organizzativo, fa parte della Direzione per la ricerca e il territorio e rivolge le proprie attività ai laureandi e ai laureati dell’Ateneo. Le linee di indirizzo, negli ambiti di competenza del settore, sono definite dal Prorettore delegato per il territorio e l’innovazione. L’attività di competenza del settore Job placement si configura essenzialmente come un orientamento post lauream, un insieme di servizi finalizzati ad accompagnare i laureandi e i laureati nel percorso di transizione dall’università al mondo del lavoro, ad orientarli e, soprattutto, aiutarli ad auto-orientarsi.
Quali funzioni svolge e cosa fa per studenti e aziende?
Cura l’attivazione e la gestione dei tirocini formativi e di orientamento. Svolge un’attività di orientamento specialistico, accompagnando gli utenti nella definizione dell’obiettivo professionale, nella stesura del curriculum vitae e della lettera di presentazione, nella preparazione per i colloqui di selezione. Di particolare importanza per le aziende è il servizio di incontro tra domanda e offerta di lavoro: attraverso una piattaforma dedicata, le aziende possono pubblicare annunci di lavoro e di tirocinio, accedere al database dei nostri laureati, visionare i curricula in linea con le proprie esigenze e contattare direttamente i laureati, per proporre loro un colloquio conoscitivo. È un servizio totalmente gratuito. Organizziamo, inoltre, le giornate di incontro con le aziende: sono iniziative dedicate alle presentazioni aziendali e al recruiting o all’illustrazione di nuovi sbocchi professionali.
Le aziende come possono interfacciarsi con voi per sfruttare i servizi offerti?
Normalmente, il primo contatto avviene via e-mail. Le aziende ci segnalano le proprie esigenze e, spesso, le approfondiamo con una call online, per arrivare a definire le soluzioni più appropriate in funzione delle richieste espresse dalle aziende. Il passo successivo è la registrazione delle aziende sulla piattaforma, che consente loro di accedere alle diverse funzionalità a supporto dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Anche l’attivazione dei tirocini extracurriculari si svolge interamente online.
Oltre agli eventi dedicati e agli open day, quali sono le occasioni di incontro tra università, aziende e studenti? In che modo i reclutatori possono instaurare un rapporto continuativo con voi?
Il settore Job placement coordina e gestisce direttamente le iniziative a livello di ateneo. I docenti dei singoli corsi di studio, poi, possono organizzare in autonomia ulteriori attività in collaborazione con le aziende. Queste sinergie possono avvenire in diversi modi: con l’intervento di esperti all’interno delle lezioni o in cicli di seminari dedicati a specifiche tematiche.
Una volta avviato un canale di collaborazione con un’azienda, i referenti ci contattano periodicamente per segnalarci il proprio interesse all’organizzazione di nuove iniziative o siamo noi stessi ad invitarli a partecipare a nuovi eventi rivolti ai nostri studenti e laureati.
Molto spesso capita che ci siano delle aziende che per dimensione o scelta, non hanno una divisione HR. In questi casi può capitare di avere un gap generazionale forte tra selezionatori e studenti. Nella vostra esperienza, c’è qualche suggerimento che vi sentite di offrire a queste realtà?
In questi casi, ci capita spesso che le aziende ci chiedano un supporto nel processo di individuazione delle persone da assumere, per cui ci occupiamo direttamente della fase di preselezione e proponiamo all’azienda una rosa di candidati che, poi, l’azienda incontrerà per un colloquio conoscitivo, per arrivare alla scelta della persona maggiormente in linea con le proprie esigenze. Questo tipo di collaborazione, nella nostra esperienza, è sempre stato molto apprezzato.
I nostri lettori sono particolarmente interessati ai laureati in discipline STEM. C’è qualche trend che avete notato per questo tipo di laureati? Avete qualche dato da condividere sui laureati in discipline non STEM che trovano lavoro in aziende di tipo tecnologico?
L’area delle discipline STEM è quella in cui si riscontra il maggiore disallineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro e anche la nostra regione non fa eccezione in tal senso. Sono molte le aziende che ci contattano anche da altre regioni italiane per proporre delle assunzioni ai laureati in discipline STEM. Questo dipende anche dal fatto che nel nostro Ateneo esistono delle competenze molto elevate nell’ambito ICT, che si esprimono, tra l’altro, all’interno di corsi di studio particolarmente innovativi e strategici per lo sviluppo tecnologico. Esiste, certamente, anche una richiesta di profili diversi da parte delle aziende di tipo tecnologico, rivolta soprattutto ai laureati con un profilo economico o ai laureati in discipline quali comunicazione e marketing, ma i numeri sono decisamente più contenuti rispetto alla richiesta di laureati nelle discipline STEM.
È risaputo che la pandemia ha cambiato anche la tendenza a lasciare il luogo di origine per cercare fortuna altrove. Grazie al lavoro remoto e ibrido è cresciuto l’abbandono delle grandi città in favore di luoghi più tranquilli, con una qualità di vita migliore. Per quanto riguarda le opportunità legate al territorio, i laureati STEM hanno buoni riscontri in Sardegna? I giovani della generazione z sono legati alle radici o tendono a migrare per lavoro? Avete qualche dato su questo fenomeno?
In Sardegna sono presenti delle aziende altamente specializzate nell’ambito tecnologico, per cui i laureati STEM hanno diverse opportunità di lavoro in ambito regionale. Ciò non toglie che possano essere interessati anche a trasferirsi in altre regioni italiane o all’estero se ricevono delle offerte di lavoro valide. L’orizzonte delle nuove generazioni, in questo senso, si è ampliato notevolmente rispetto al passato, perché gli studenti universitari partecipano a programmi di mobilità internazionale e a scambi culturali sia in Europa che nel resto del mondo e sono propensi a fare nuove esperienze. Indubbiamente, alcuni cambiamenti che si sono verificati in seguito alla pandemia, ossia l’affermazione dello smart working come modalità di lavoro prevalente o, comunque, alternativa, rispetto al lavoro in presenza e la diffusione dei colloqui online come primo step dei processi di selezione costituiscono dei vantaggi per i giovani che vivono in Sardegna.
Tutti quanti stiamo imparando a conoscere la generazione z. Secondo voi quali sono le caratteristiche fondamentali di cui tenere conto quando li si approccia dal punto di vista lavorativo?
Sono nati in un mondo digitale e si aspettano di lavorare in realtà moderne e innovative dal punto di vista tecnologico. Sono flessibili, aperti al cambiamento e sensibili alle problematiche ambientali e le aziende che li contattano dovrebbero rispecchiare le stesse caratteristiche, garantire ambienti di lavoro dove l’inclusione, la sostenibilità e la valorizzazione delle diversità siano effettivamente presenti.
Ringraziamo la Dottoressa Anna Cotza per le informazioni fornite. Quello che emerge è una generazione molto sensibile e attenta all’etica aziendale. Inoltre, spicca un bisogno sempre maggiore di profili STEM, specializzati in discipline tecnologiche. I giovani che vogliono puntare ad un inserimento lavorativo rapido e allineato con i bisogni del mercato, devono certamente puntare ad una formazione tecnico-scientifica.