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Protezione ransomware: backup e difese perimetrali non bastano

NetApp spiega come andare oltre ai metodi tradizionali

Gli attacchi ransomware sono in continuo aumento, nonostante i responsabili di cybersecurity delle aziende stiano alzando le difese perimetrali e prestando più attenzione a tenere backup aggiornati dei dati aziendali. NetApp spiega che che la protezione ransomware deve andare oltre, soprattutto nel nostro Paese che subisce più attacchi. Specie nei sensibilissimi settori di Pubblica Amministrazione e Sanità.

Protezione ransomware: la ricetta di NetApp

Gli attacchi ransomware si stanno facendo sempre più sofisticati, spesso andando oltre alla sola richiesta di un riscatto. Oltre all’operatività, anche i dati aziendali e quelli degli utenti sono a rischio. Qualcosa di problematico soprattutto per aziende che lavorano con il pubblico.

Le difese tradizionali faticano a fornire un livello di protezione sufficiente, stando ai numeri in continuo aumento. Ma quali sono queste tecniche, usate dall’aziende ma troppo spesso aggirate dai cybercriminali?

Le tecniche tradizionali

La tecnica più utilizzata non solo in ottica anti-ransomware ma in generale per la cybersecurity, è quella della protezione perimentrale. Costruire un muro virtuale attorno alla propria rete, come una città fortifica dell’antichità.

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I software di controllo riconoscono il programma malevolo prima che entri a infettare la rete, bloccando le vide di accesso. Ma purtroppo le tecniche per infettare i dispositivi sono moltissime, rendendo difficile questa operazione. Cui si somma la possibilità che i cybercriminali ottengano delle credenziali valide per accedere alla rete (rubando password agli utenti o comprandole nel dark web).

Se la difesa perimetrale prova a impedire l’accesso, il backup rappresenta la linea di difesa ultima contro il ransomware. Quando l’attacco supera il perimetro, avete una copia dei dati per il recupero e il ripristino dei sistemi.

Purtroppo però i recenti ransomware sono consapevoli di questa strategia e sempre più attaccano i backup oltre che i sistemi primari. Il vero attacco potrebbe avvenire solo dopo aver neutralizzato i backup. Perché i dati di backup sono vulnerabili come qualsiasi altra risorsa in rete.

I cybercriminali vogliono i dati

Uno studio IDC sottolinea che la mole dei dati crescerà globalmente del 23% dal 2020 al 2025, è già nel 2020 sono stati rpdotti 64,2 ZB di nuovi dati. Sono informazioni essenziali per lavorare, ma spesso sono anche sensibili per diverse ragioni. Oltre alla propria reputazione un’azienda rischia moltissimo a vederli esposti.

I team di Infrastructure & Operations devono saperli gestire, avendo visibilità su tutto il sistema. Per farlo, devono partire dal presupposto che gli attaccanti riescano a superare il perimetro e violare la rete. Solo con questa consapevolezza potranno proteggerli.

veaam ransomware 2022

La suite NetApp per la protezione dal ransomware

La protezione dei dati contro gli attacchi di NetApp Ransomware Protection offre una suite completa di strumenti per monitorare la rete. Si tratta di un approccio Zero Trust, che presuppone l’infezione del sistema e assicura che la sicurezza sia già costruita insieme alla rete. In modo da proteggere i dati in ogni evenienza.

Gli strumenti all’interno della suite permettono di:

  • Mappare i dati
  • Organizzarli per le migliori pratiche di sicurezza
  • Individuare le vulnerabilità
  • Rilevare comportamenti insoliti che possono indicare un attacco
  • Controllare le autorizzazioni
  • Eseguire automaticamente il backup
  • Ripristinarli senza problemi dopo gli attacchi

Come vedete, questo approccio include i metodi anti-ransomware tradizionali come i backup, ma fa in modo di includerli in una strategia più completa. In questo modo avrete la possibilità di riconoscere attività anomale e isolarle rapidamente, per poi ripristinare i backup quando il ransomware non può più farvi del male.

Un approccio di questo tipo aumenta la sicurezza del vostro ecosistema aziendale. Potete trovare maggiori informazioni a riguardo sul sito di NetApp.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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