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Rapporto Tink, credito più difficile per le imprese dopo la pandemia

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Tink, piattaforma di open banking, ha condotto un’analisi per valutare l’accessibilità al credito da parte delle imprese rispetto al periodo pre-pandemico. Secondo quanto emerge, in Italia diversi istituti di credito adottano ancora modelli di valutazione poco equi. E il 73% ha inasprito i criteri di accessibilità nell’ultimo periodo.

Tink: l’accesso al credito è più complicato per le imprese nel post-pandemia

Le imprese, come tutti, stanno ancora facendo i conti con i problemi legati alla pandemia, alla situazione geopolitica, al rincaro carburanti e all’inflazione. Ma hanno anche una difficoltà maggiore a ottenere prestiti per gestire questi problemi, secondo il nuovo rapporto di Tink.

La nuova indagina ha coinvolto 380 dirigenti finanziari in tutta Europa, fra cui rientrano anche i professionisti italiani. Nel nostro Paese, per accedere al credito i criteri più importanti restano ancora:

  • Valutazione spese e accessibilità economica complessiva (74%)
  • Verifica del reddito (72%)
  • Esame dei fattori di rischio, come gioco d’azzardo o conti scoperti (68%)
  • Punteggio di credito basato sui dati delle transazioni (66%)

Criteri più difficili da superare

Basandosi su queste informazioni, banche e istituti di credito decidono se e come erogare il credito a individui e aziende. E rispetto al periodo pre-pandemico, sembra che abbiano alzato l’asticella su tutto il campo. Infatti il 62% ha inasprito i criteri, dato che sale al 73% se si parla di prestiti alle imprese.

Secondo quanto emerge dai dati di Tink, l’accesso al credito per le imprese risulta difficile per l’impossibilità a stimare i costi variabili (38%), i comportamenti a rischio (35%) e il patrimonio (31%), con un alto numero che non riesce ad accedere allo storico pagamenti (29%).

tink credito impresa

Servono nuovi modelli

Questo porta diverse persone e aziende a non riuscire a ottenere prestiti per colpa di criteri di scoring obsoleti e parziali. E la natura meramente statistica di questi dati porta gli istitui a irrigidirsi quando ci sono problemi nel quadro economico.

Nuovi modelli di valutazione basati sull’Open Banking aumenterebbero la visibilità dei dati e degli score, ma permetterebbero anche la possibilità di anticipare l’accessibilità futura. In questo modo gli istituti possono prendere decisioni informate che tengano conto di molti più dati. Come conto di spese e redditi come i costi dell’abitazione, i pagamenti dei mutui, le assicurazioni, le utenze e i trasporti.

Attualmente il 55% degli istituti di credito italiani non utilizza ancora questa tecnologia. Ma i dati di Tink mostrano anche una propensione all’Open Banking: il 42% di chi non li usa vuole rimediare entro i prossimi 12 mesi.

Nicola Venditti, Business Development Manager di Tink in Italia, ha commentato: “Anche se molti istituti si affidano ancora ai controlli tradizionali del credito per determinare l’idoneità ai prestiti, non c’è posto per questi modelli nell’attuale clima economico ed è essenziale riconoscerlo quanto prima per ottenere un cambiamento che coinvolga sia gli istituti di credito che i consumatori”.

Nicola Venditti, Business Development Manager di Tink in Italia

“I nuovi modelli si basano sulla tecnologia open banking, per fornire un quadro complessivo delle finanze dei clienti. È fondamentale proteggere i consumatori potenzialmente vulnerabili dal rischio di indebitamento o dall’insolvenza, dato il peggioramento della situazione economica. Allo stesso tempo, è fondamentale promuovere l’inclusione finanziaria, in quanto le persone hanno più che mai bisogno di accedere a opzioni di prestito sicure, convenienti e regolamentate”.

Potete trovare il report completo di Tink sull’accesso al credito delle imprese a questo indirizzo.

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