Il prossimo decennio vedrà l’intelligenza artificiale non solo come una semplice tecnologia, ma come un pilastro della nostra società digitale. Nel panorama italiano, uno dei settori in cui l’AI sta dimostrando il suo potenziale dirompente è nell’identità digitale. Il ruolo dell’AI nel digital onboarding e nell’identificazione remota ha il potere di rivoluzionare il modo in cui le persone accedono ai servizi e si autenticano.
Ma andiamo con ordine. L’identità digitale rappresenta una chiave essenziale per accedere a servizi online, applicazioni e risorse digitali. Con l’avvento della digital transformation, garantire che questa chiave sia sicura, affidabile e facilmente utilizzabile è diventato un imperativo. SPID e CIE sono esempi di come l’Italia abbia già fatto passi da gigante in questo settore, ma con l’arrivo di eIDAS 2.0 e del Digital Identity Wallet, si apre un nuovo capitolo.
Come verranno implementate le AI nell’identità digitale?
Nel contesto dell’identità digitale, l’AI si rivela fondamentale, soprattutto in questa nuova fase. Con la crescente necessità di onboarding digitale, in cui l’AI nell’identità digitale diventa centrale, l’utente deve essere identificato senza il bisogno di un intervento umano. L’intelligenza artificiale offre strumenti avanzati per garantire un processo veloce, sicuro e preciso. È anche in grado di analizzare in tempo reale le immagini e i video degli utenti, confontandoli con database e applicando algoritmi avanzati per individuare tentativi di frode.
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Il progetto di Aruba, in associazione con il Politecnico di Torino e la Fondazione LINKS, evidenzia come l’AI nell’identità digitale possa essere integrata con successo. Utilizzando tecniche come Presentation Attack Detection e Face Recognition, si mira a sviluppare un sistema di riconoscimento remoto robusto, riducendo al minimo gli errori.
Fondazione LINKS è nata da un accordo tra Compagnia di San Paolo e Politecnico di Torino, che opera ormai da un ventennio nell’ambito della ricerca applicata, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico.
Tuttavia, l’AI nell’identità digitale non si limita al riconoscimento facciale. Immaginiamo un sistema che analizzi il comportamento dell’utente durante l’intero processo di onboarding, identificando pattern anomali o tentativi di registrazione fraudolenta. Ciò potrebbe notevolmente diminuire i rischi associati all’identità digitale, offrendo al contempo una migliore esperienza per l’utente.
L’Italia ha un futuro brillante nell’identità digitale, e l’intelligenza artificiale giocherà un ruolo fondamentale in tale ambito. Il nostro paese si trova infatti come leader dell’impiego di queste tecnologie.
Le iniziative di Aruba per l’utilizzo delle AI
L’interesse di Aruba per l’AI va oltre l’identità digitale. Il digital onboarding non è l’unico ambito dove l’azienda sviluppa le proprie ricerche, il cloud computing è un altro settore in cui l’AI può portare significative innovazioni. In particolare quello della gestione e dell’orchestrazione di workload e servizi applicativi tramite Kubernetes. Questa è una piattaforma portatile ed estensibile per la gestione di carichi di lavoro e servizi containerizzati. Inoltre consente di facilitare sia la configurazione dichiarativa che l’automazione.
Troviamo altre piattaforme utilizzate sempre nell’ambito cloud, tra cui: Liqo, supportata da ArubaKube, entrambe mirano ad utilizzare l’AI per una gestione efficiente dei carichi di lavoro, con particolare attenzione all’ambiente e all’efficienza energetica.
L’intelligenza artificiale è destinata a essere una componente essenziale del nostro panorama digitale. Che si tratti di identificare utenti in modo sicuro o di gestire carichi nel cloud, l’AI ha il potenziale di rendere il nostro mondo digitale più sicuro, efficiente e intuitivo. Con aziende come Aruba in prima linea, il futuro è decisamente promettente.
- Editore: Bollati Boringhieri
- Autore: Piero Angela , Stefano Quintarelli
- Collana: Saggi
- Formato: Libro in brossura
- Anno: 2020
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