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Red Hat, open source fino all’Edge

Un unico ecosistema che dialoga nello stesso linguaggio, dai data center all'OT

Open source, dal multi cloud ibrido fino all’Edge: la ricetta di Red Hat vuole aumentare sicurezza e operabilità per aziende in moltissimi settori diversi. Garantendo quella flessibilità necessaria per operare in ambito OT, senza diminuire l’importanza dei dati per ottimizzare e innovare in azienda. Abbiamo potuto dialogare con Giorgio Galli, Alessandro Denicoli e Luca Bigotta per capire come funziona la strategia Red Hat.

Red Hat, open source dal cloud fino all’edge

All’inizio della conferenza stampa, Giorgio Galli, Manager Solution Architect & Sales Specialist Italy di Red Hat, ci ha spiegato che il focus dell’evento sarebbe stato sulla tecnologia in ambito Edge. Qualcosa che chiede il mercato. Il mercato dell’edge computing è destinato a salire fino 38,65 miliardi di euro entro il 2028. Anche la Red Hat Global Tech Outlook di quest’anno ha sottolineato quanto sia importante per le aziende questo ambito. Il cloud si sta estendo verso la periferia.

Per questo motivo la strategia di Red Hat parla di Open Hybrid Multi Cloud ed Edge, per aiutare le aziende ad integrare un’ecosistema interconnesso, dai sensori industriali fino al cloud o ai data center nella sede centrale.

Per Red Hat l’obiettivo è quello di venire incontro agli sviluppatori: devono poter sviluppare le applicazioni una volta sola, per poi poterle implementare in diversi ambienti, tutti accomunati dal software open source. Che sia in ambiente fisico o virtuale, nel cloud oppure nell’edge. L’obiettivo è disaccoppiare le applicazioni dall’infrastruttura.

Inoltre per l’azienda diventa fondamentale fornire la stessa esperienza, gli stessi processi e usare le stesse skill in tutti i sistemi. Inoltre, questo modello permette di fare leva sui contratti in essere per il cloud brokering: diventa più semplice implementare nuove soluzioni se si vuole passare dall’on premise al cloud oppure all’edge.

La stessa gestione, al centro e in periferia

Se avere un’ecosistema che comunica nello stesso linguaggio sia in centro che nell’edge aiuta i programmatori, lo stesso vale per la gestione. La raccolta di dati che avviene con sensori OT può essere analizzata e resa operativa nell’edge e in cloud. Gestione e automazione diventano più semplice e di facile implementazione.

Il CEO di Red Had Paul Cormier ha spiegato: “Se l’edge computing vuole diventare un futuro realistico per il futuro dell’IT enterprise, ha bisogno del cloud ibrido e dell’open source per prosperare”. Il cloud ibrido infatti permette consistenza operativa e flessibilità, in tutta l’architettura. L’open source permette di collaborare: Galli ci ha spiegato che una delle più importanti operazioni riguarda la certificazione di soluzioni terze in Red Hat e viceversa. In questo modo, si può creare un portfolio di soluzioni importanti per i partner.

Red Hat e l’edge: fare comunicare IT e OT

Quando la parola passa ad Alessandro Denicoli, Hybrid Cloud Solution Sales Specialist Italy di Red Hat, ci concentriamo su come rendere operabile il rapporto fra IT e OT. Infatti la maggior parte dei sensori e dei macchinari hanno sistemi operativi proprietari, pensati per rispondere alle esigenze specifiche di quello strumento. Serve quindi estrema flessibilità per raccogliere dati e fornire comandi nell’edge, facendoli comunicare con l’intero processo IT aziendale.

Ma superando questo scoglio, le potenzialità diventano moltissime. Infatti diventa possibile integrare i processi e abilitare le analisi in real-time. Inoltre, questo permette agli sviluppatori di spendere le proprie competenze dalle applicazioni cloud fino all’OT.

Una soluzione potrebbe essere l’integrazione in silos verticali, fino ad arrivare ai server centrali. Ma Red Hat punta invece sull’interoperabilità anche nell’edge, facendo comunicare fra loro diversi sistemi. Continuos Open Source Innovation: abilitare AI e ML già in periferia, senza bisogno di passare dal centro.

Con Red Hat Enterprise Linux potete arrivare a operare anche in oggetti molto piccoli, con risorse di calcolo limitate. Oppure si può puntare su Red Hat OpenShift, con diverse modalità di deployment: piccoli gateway, cluster se c’è spazio. Ma anche macchine virtuali e cloud, sia pubblici che privati.

I dispositivi e i sensori dei partner dialogano direttamente con gli endpoint in edge, con i gateway, con i server. E via via fino ad arrivare ai Core Data Center, in un dialogo costante fra centro ed edge. Dove potete implementare soluzione negli Small Footprint Device Edge, nei serve a nodi singoli o quelli in telelavoro, fino ad arrivare ai cluster edge. Dove poi potete dialogare con l’intero ecosistema.

La potenza dei dati

Luca Bigotta, Application Services Solution Sales Specialist Italy di Red Hat, ci ha invece spiegato come i dati nell’edge possa abilitare diversi servizi e strumenti. In tante diverse industrie. Nel settore automotive per esempio si parla di predizione per la manutenzione. Ma tutti i grandi gruppi globali stanno parlando di guida autonoma, spesso con soluzioni Red Hat: il concetto di software-defined car si sta avvicinando.

In ambito manifatturiero parliamo di controllo qualità, in ambito retail dell’esperienze smart nei negozi, in ambito Health-Life Science delle diagnosi. Nel settore energetico parliamo per esempio del monitoraggio della pale eoliche in mare. Nel settore pubblico le interazioni stanno aumentando moltissimo, anche per un fattore culturale: dopo due anni di pandemia ora sappiamo tutti cosa è un QR Code.

L’approccio di Red Hat permette di applicare in maniera sicura e flessibile il pieno potenziale dell’industria 4.0, ottimizzando la produzione con il machine learning e l’intelligenza artificiale. Prendendo decisioni data driven anche nell’edge, ma anche migliorando la visibilità dell’azienda su tutte le proprie informazioni.

Red Hat ha poi parlato del case study di Alstom, società che gestisce la mobilità su oltre 150 mila veicoli nel mondo. E in particolare, che gestisce la segnaletica ferroviaria nel Nord America. Lavorando con Red Hat e implementando sistemi di automazione come Ansible, ha reso più semplice l’applicazione, gli aggiornamenti a container e le patch di sicurezza.

Red Hat nell’edge: la standardizzazione nel mondo IoT

La diversificazione nel mondo IoT è un’esigenza, non un limite. Servono applicativi specializzati per gestire i macchinari di un’azienda, le telecamere di sicurezza, i sensori per il controllo qualità. Ma l’offerta di Red Hat permette di arrivare giusto al livello precedente, dialogando in maniera standard con tutti questi sistemi specializzati.

Questo tramite fra l’intelligenza centrale e quella periferica permette di implementare soluzioni più sicure, flessibili e al tempo stesso semplificare il lavoro in fase di programmazione e di analisi del dato. Potete trovare maggiori informazioni su sito di Red Hat.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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