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Teorema Engineering: il reparto di ricerca e sviluppo della tua azienda

Tech Business ha intervistato Michele Balbi, Presidente di Teorema Engineering, sui temi della Digital Transformation. Intelligenza artificiale, machine learning, start up e non solo

Teorema Engineering è da sempre protagonista della Digital Transformation e si propone come vero e proprio reparto di ricerca e sviluppo esterno per qualsiasi azienda italiana. Dalle multinazionali alle piccole e medie imprese, da sempre colonna portante del tessuto industriale italiano, per Teorema innovazione significa supportare le aziende nel migliorare i propri processi attraverso un uso ragionato della tecnologia.

La digital transformation secondo Teorema Engineering

Dopo l’annuncio della partnership con Wärtsilä e Luna Rossa per supportare la sfida italiana all’America’s Cup abbiamo avuto il piacere di intervistare Michele Balbi, Presidente di Teorema Engineering. Partendo dalla soluzione di Machine Learning in fase di sviluppo per Luna Rossa, abbiamo avuto modo di spaziare su molti temi legati alla Digital Trasformation, scoprendo cose molto interessanti anche e soprattutto per le piccole e medie imprese.

Teorema Engineering

Tech Business: La partnership con Luna Rossa e Wärtsilä nasce nell’ottica di collaborare con realtà diverse da noi, che hanno competenze e punti di vista alternativi: in due parole open innovation. Quali sono le finalità della partnership? Cosa significa per Teorema Engineering open innovation?

Michele Balbi: Faccio subito una premessa: per noi di Teorema creare un ecosistema fra aziende, quindi riuscire a far parlare aziende anche eterogenee e trovare dei punti di contatto, è sempre stato un must. Teorema è entrata in Area Science Park già nel 1998 (Ente nazionale di ricerca, specializzato nella gestione dell’innovazione, con sede a Trieste, ndr.) perché credevo che le partnership e la creazione di grandi coalizioni fra diverse aziende anche di settori diversi comunque accrescono le conoscenze di tutti gli attori.

La partnership con Wärtsilä, facilitata da Area Science Park, è basata sulla capacità di Teorema e Wärtsilä di essere insieme una macchina da guerra nel riuscire ad analizzare i dati, a creare dei modelli predittivi, a utilizzare il machine learning.

Abbiamo poi trovato in Luna Rossa un partner che aveva l’esigenza di aprirsi e di capitalizzare le competenze maturate negli anni. Storicamente il velista si basa sull’esperienza ed è stato sempre difficile portare innovazione tecnologica all’interno di una barca a vela. Oggi Luna Rossa, nell’ambito delle nuove regole dell’America’s Cup, diventa meno barca e più aereo e c’era la necessità di analizzare i dati che queste macchine volanti riescono a fornire per riuscire a capire, ad esempio, quale delle barche è migliore fra quelle che vengono create. Le soluzioni di Analytics, di Machine Learning e gli algoritmi correlati imparano ad analizzare i dati che vengono forniti dai professionisti e dagli sportivi e li confrontano con la loro capacità specifica di saper leggere la barca, il mare e il meteo. Superare il modello basato solo sull’esperienza sfruttando delle variabili che prima non venivano prese in considerazione è alla base della partnership con Luna Rossa e con Wärtsilä. In ottica di open innovation prevediamo di andare sul mercato con Wärtsilä anche su altri clienti perché abbiamo capito che lavorando insieme riusciamo a offrire delle soluzioni che la sola Wärtsilä o la sola Teorema da sole non riuscivano a sviluppare.

Teorema Engineering

TB: Intelligenza Artificiale e Machine Learning rischiano di diventare delle buzzword. Quali sono i benefici concreti che un’azienda, anche di piccole o medie dimensioni, può ottenere dall’implementazione di tecnologie innovative?

MB: Non parlerei solo di Intelligenza Artificiale o di Machine Learning, ma del fatto che l’innovazione inserita nei processi può portare dei grandi miglioramenti e come fare per innestare questa innovazione tecnologica, di processo, di prodotto all’interno delle aziende italiane, guidate da manager e imprenditori che percepiscono il valore dell’innovazione.

Oggi l’innovazione di questo tipo non ha più dei costi inavvicinabili e dei tempi di realizzazione infiniti. Questo è importante perché il mondo si muove sempre più velocemente, sempre più in maniera disorganizzata. Riuscire a portare innovazione organizzata significa prima di tutto trovare un partner che sia in grado di dare rigore, di dare la capacità all’imprenditore e al manager di capire quali sono le possibili soluzioni da adottare nei processi interni: di prodotto, di acquisizione di nuovi clienti, di apertura di nuovi mercati.

In quest’ottica Teorema ha lanciato ON-Bot, un prodotto basato su canone che permette alle aziende di inserire dei chatbot intelligenti ed essere immediatamente sul mercato, riuscendo ad avere un contatto diretto con i propri clienti o fornitori.

Un altro esempio concreto è un progetto sviluppato con Pirelli a cui abbiamo proposto una soluzione diversa da quella ipotizzata inizialmente , creando un prodotto che sfruttava l’interfaccia naturale e delle semplici gesture per profilare una gomma. E questo senza spendere dei quantitativi di denaro enorme, Pirelli è molto grande ovviamente ma non aveva budget in quel momento.

TP: Come possono aziende di dimensioni diverse collaborare e generare valore insieme?

MB: In assoluto le aziende devono essere concentrate a fare il loro prodotto e devono affidarsi sempre di più a chi può dargli una mano nell’innestare l’innovazione nei propri modelli di business. Un partner che sia in grado di sfruttare e utilizzare un ecosistema importante. Dell’ecosistema può far parte un’azienda come Wärtsilä, multinazionale con migliaia di dipendenti, centinaia di milioni di euro di fatturato. Nello stesso ecosistema c’è spazio anche per una startup che ha l’idea meravigliosa per risolvere l’esigenza del nostro cliente.

Tanto è vero che al CES 2018 abbiamo trovato delle eccellenze in start up che fino a pochi mesi prima non sapevamo che esistessero e le abbiamo instradate verso il mercato. Gli abbiamo fatto capire che possono essere monetizzabili, che possono vendere i loro prodotti, che le loro idee erano buone. E ci hanno fatto capire che questo modello che stiamo creando è un modello vincente. Partire dal grande, arrivare al piccolo.

Le aziende oggi nel concentrarsi sul proprio business devono pensare a non diventare un terreno di conquista da parte di grandi gruppi internazionali. Dobbiamo riuscire a far capire agli imprenditori, ai top manager che devono aprire le loro gabbie, le loro case e devono riuscire a fidarsi di professionisti che sono in grado di guidarli nell’open innovation e nel creare nuovi modelli di business. Se riusciremo a far capire questo, torneremo a correre per far crescere la nostra Italia.

Teorema Engineering

TB: Nel 2018 Teorema Engineering, in collaborazione con Area Science Park, nell’ambito del progetto TILT ha portato per la prima volta al CES di Las Vegas una selezione delle start up italiane più innovative e oggi sta lavorando alla selezione delle startup che parteciperanno al CES 2019. Come si sta evolvendo l’ecosistema delle start up in Italia?

MB: In questi anni ho avuto modo di conoscere il mondo delle start up italiane e ho avuto la fortuna di scoprire il mondo delle startup francesi e americane. Ci sono tre modelli di business profondamente diversi.

Parto dalle start up più note, quelle americane. Tutti dicono sono belle, buone e brave. È vero, ma ci sono quattro o cinque grandi gruppi di Venture Capital che danno denaro e fanno si che questo modello di business sopravviva perché tra di loro le start up fatturano e montano il valore della start up stessa. Diventa quasi meno importante generare valore nella start up a patto di generare capitalizzazione della start up stessa. Quindi queste start up diventano dei “maiali”, da far diventare sempre più grassi e da vendere e per guadagnare.

Poi esiste il modello francese, completamente diverso. Il governo francese dice: io metto a disposizione una quantità di denaro enorme ma le start up “maiali”, che vengono vendute a grandi gruppi come Google, Facebook, Amazon, Microsoft, Airbus, Boeing, non ci interessano. In Francia vogliono creare delle aziende “mucca”, quelle che io faccio crescere e “mungo” ogni giorno. Io governo concedo del denaro ma è molto chiaro che questa azienda deve crescere, deve creare posti di lavoro, deve creare ricchezza e generare redditività nel mio paese.

Questi due modelli possono essere giusti, possono essere sbagliati, ma è così.

Poi esiste il modello del caos, che è quello italiano. Ho a disposizione del denaro, lo regalo un po’ a chiunque senza avere la necessità di capire cosa fa. Intanto ho generato start up, non mi interessa se funziona o non funziona. Oggi questo è il modello italiano che ovviamente non può funzionare.

Dare 50.000€ a questa o quella start up significa che il giovane non è disoccupato ma non significa creare posti di lavoro, creare industria e non significa creare un’azienda né maiale, né mucca. Significa semplicemente dare 50.000€ a fondo perduto. Questo sta succedendo oggi, non da tutte le parti ovviamente, ma sta succedendo nella maggior parte dei casi in Italia. Ci sono gli incubatori che di quei 50.000€ ne prendono una percentuale perché fanno pagare gli affitti, piuttosto che ci sono i famosi “angeli custodi” che prendono una percentuale dei ricavi perché dovrebbero far crescere l’azienda. Ci sono alcuni che lo fanno, altri che non lo fanno, e che marginano su questa cosa.

Quindi perché l’Italia non riesce a generare start up? Semplicemente perché non esiste un modello funzionante. Forse dovremmo imparare da dove un modello c’è e capire come fare. Io mi sono messo in testa, con la fondazione TILT, proprio di iniziare a creare una cultura, creare un movimento che sia in grado di inserire un mix di questi modelli, perché è sbagliato essere dei talebani del modello maiale o del modello mucca.

TILT ha l’obiettivo di trovare questo tipo di talenti, capire se sono degli imprenditori o dei sognatori che hanno l’idea e riescono a svilupparla ma poi devono venderla perché non sono in grado di gestire e fare azienda. Nel frattempo dobbiamo raccontare agli imprenditori, che non hanno nulla a che fare con il digitale, che il mondo è cambiato. Che se non riescono a sfruttare le capacità degli imprenditori digitali o dei sognatori non riusciranno a rimanere sul mercato. Se riusciamo a far questo, riusciremo a far partire correttamente un modello di innovazione che oggi in Italia non esiste.

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Vittorio Manti

Gamer per passione da quando avevo 9 anni e chiesi come regalo della comunione una console invece della bicicletta (era il lontano 1979), da oltre vent’anni scrivo di tecnologia e videogiochi e ho diretto alcune delle testate più importanti del panorama editoriale italiano, come Il Mio Computer, Chip e negli ultimi anni Euronics Movies&Games.

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