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La mobilità del futuro parte dall’OCTO Connected Forum

OCTO e The European House - Ambrosetti presentano 35 progetti concreti, 14 dei quali partono domani

All’OCTO Connected Forum si parla di un concetto complesso e pieno di possibilità: la smart mobility e il futuro della mobilità. Ma OCTO Telematics e The European House – Ambrosetti hanno voluto evitare di parlare di prospettive irrealizzabili e utopie. Invece il rapporto “Connected Mobility 2025” ha obiettivi concreti e progetti realizzabili, 14 dei quali partono già domani. Abbiamo parlato con il CEO di OCTO Group Nicola Veratelli a margine dell’evento per avere una prospettiva più chiara di cosa aspetta il mondo della mobilità nei prossimi anni.

Smart Mobility: OCTO e Ambrosetti danno il via al futuro della mobilità

Il dottor Veratelli ci ha spiegato che questo ambizioso ma concreto rapporto nasce da una chiacchierata con Valerio De Molli, CEO e Managing Partner di The European House – Ambrosetti. Ma con la sua “mentalità da ingegnere, malato per l’ottimizzazione” ha presto assunto contorni ben più definiti.

Negli ultimi dieci mesi un Advisory Board ha coinvolto attivamente attorno a sei tavoli di lavoro ben 30 stakeholder, con un’ottantina di esperti chiamati in causa. Ben nove diversi settori industriali e istituzioni. Dalle amministrazioni locali al mondo automotive, dall’ICT alla finanza. Passando per la galassia delle assicurazioni e quello dei servizi per la mobilità, con utility e trasporto pubblico locale ed extra urbano. L’obiettivo diventa quello di comprendere come la digitalizzazione e l’Internet of Things possano rivoluzionare la mobilità.

Il rapporto che ne esce non è un continuo volo pindarico fra prospettive lontane e utopie, bensì un programma chiaro di quello che si può fare. Con anche un orizzonte economico ben delineato. Entro il 2025 il il valore dei servizi telematici legati alla mobilità potrebbe arrivare a 9,8 miliardi di dollari. Un salto di +216% rispetto ai valori del 2019. E i servizi legati ai veicoli potrebbero valere un trilione di dollari.

Una “via italiana” alla mobilità connessa

Zero incidenti, zero traffico e zero inquinamento. Un obiettivo più che ambizioso, impossibile per una sola azienda o istituzione. Ma che può essere raggiunto fissando obiettivi pragmatici e chiari. Come spiega Vertarelli La roadmap di azioni concrete che chiude il Report con l’avvio di 14 progetti pilota è un primo passo concreto per una “via italiana alla mobilità connessa” e verso il raggiungimento di quella Vision Zero (Zero Accidents, Zero Congestion, Zero Pollution) per la quale OCTO si impegna ogni giorno”.

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Nicola Veratelli, Ceo Octo Group

Per raggiungere questo obiettivo servono tre concetti chiave: ecosistema, “coompetizione” e pragmatismo.

L’ecosistema sottolinea come nessun singolo stake holder può portare la smart mobility da sola. C’è bisogno di lavorare insieme, collaborando fra pubblico e privato ma anche fra aziende. Ma per farlo non bisogna rinunciare alla competizione positiva del mercato, che promuove soluzioni innovative. Per questo OCTO e Ambrosetti hanno coniato il termine “coompetizione“, che unisce il concetto di collaborare per un obiettivo comune con la competizione positiva nel proporre servizi.

Infine, fondamentale il pragmatismo. Questo evento fa da kick-off a 14 dei 35 progetti pensati per portare la smart mobility in Italia. Tutte attività che si concluderanno già nella primavera del 2022 e come spiega Veratelli a quel punto avranno i feedback necessari e la base per lanciare le nuove operazioni, ancora più ambiziose (ma non meno realizzabili).

OCTO e Ambrosetti: una roadmap verso la smart mobility

Una nuova mobilità è necessaria. Come spiega Valerio De Molli, la mobilità è “una delle cause primarie della difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità mondiali, europei e italiani. L’Italia è un Paese fortemente dipendente dall’automobile e per ridurre le emissioni serve una strategia che consenta di raggiungere quel -55% del nuovo pacchetto Fit for 55 e agire su un settore trasporti che ha un peso del 23% sulle emissioni totali a livello italiano.

Per raggiungere questi obiettivi, occorre partire nel concreto. I primi 14 progetti pilota puntano ad avviare la “Via italiana della mobilità connessa” e coinvolgono amministrazioni cittadine, operatori del trasporto pubblico urbano ed extraurbano, operatori di vehicle sharing, short-term e long-term renting, assicurazioni, utility e fornitori di servizi energetici, fornitori di servizi di maintainance e car-dealer.

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I 14 progetti pilota

I primi progetti a partire saranno:

  • Cruscotto della mobilità. Uno strumento pensato per monitorare i flussi in ingresso e uscita, raccogliendo i dati per capire quali sono gli incroci e le strade dove avvengono più incidenti. In questo modo le amministrazioni possono trovare soluzioni per ridurre traffico e incidenti
  • App unica per la mobilità in città. Il pubblico farà da garante per combinare i vari servizi di mobilità e efficientarli in una sola applicazione. Un vero portale per la MaaS: Mobility-as-a-Service.
  • Gestione di permessi e green-ticket. Che permettono di gestire in maniera intelligente la circolazione di veicoli in aree a traffico limitato e per sostenere mezzi a basso inquinamento (un esempio potrebbe essere il Move-In lanciato in Piemonte).
  • Applicazioni per la sicurezza dei clienti. Rivolta soprattutto agli operatori del trasporto locale, per misurare il livello di stanchezza e le altre cause possibili di incidente.
  • Monitoraggio efficienza dei mezzi. Pensato per verificare le condizioni dei mezzi pubblici e anticipare i guasti, rendendo smart la manutenzione dei mezzi.
  • Distracted driving. Una soluzione pensata per sharing e renting, che vuole ridurre in maniera intelligente gli incidenti.
  • Pricing per EcoDriving. Una soluzione che premia chi guida in maniera ecologica (per esempio riducendo le frenate brusche).
  • Sanificazione del veicolo. Qualcosa di essenziale per le flotte di renting e di car-sharing.
  • Monitoraggio e certificazione stato dell’usato. Monitorando lo stato di usura del veicolo e generando una certificazione valida.
  • Corporate car sharing. Un servizio che vuole rivoluzionare ed efficientare le flotte aziendali.
  • Studio dislocazione colonnine. Un sistema infrastrutturale per semplificare i viaggi ai veicoli elettrici.
  • Usage-based insurance per neopatentati con logiche di rewarding su guida sicura. In modo che le assicurazione possano premiare chi guida con maggiore attenzione.
  • Monitoraggio delle dinamiche degli incidenti. Utilizzando i sensori intelligenti si possono capire più facilmente le dinamiche degli incidenti.
  • Manutenzione ottimizzata in base all’effettivo utilizzo / stato del mezzo attraverso monitoraggio con dispositivi telematici

Come detto, i progetti pilota partono da domani e daranno i primi risultati già fra sei mesi. L’Italia potrebbe essere un primo esempio di smart mobility guidata dall’ecosistema, che fa guadagnare le aziende e aiuta le istituzioni ma punta anche all’interesse pubblico. “La smart city è una win-win solution, che fa del bene sociale e permette di fare businessci ha spiegato durante l’intervista Veratelli. E poiché i progetti sono così chiaramente definiti, potremo tutti controllarne l’efficacia. La via italiana alla mobilità connessa è cominciata: ora dobbiamo percorrerla.

Trovate maggiori informazioni a questo indirizzo.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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