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Rinnovare i canoni di affitto o sgomberare? Il dilemma delle aziende nell’era del lavoro ibrido

La decisione di mantenere una forza lavoro flessibile è messa in discussione da una serie di variabili

Spencer Pitts, Chief Technologist Digital Workspace VMware, illustra il dilemma che le aziende si trovano ora ad affrontare: scegliere se rinnovare i canoni di affitto degli uffici o se sgomberare e permettere ai dipendenti di lavorare da remoto. La decisione di mantenere una forza lavoro flessibile è messa in discussione da una serie di variabili, e i manager, nell’odierna situazione economica, sono alle prese con difficili decisioni di investimento. Bisogna spingere per il ritorno in ufficio per giustificare le spese destinate ai contratti di locazione, rischiando però l’insoddisfazione dei dipendenti? Oppure, meglio continuare a perseguire politiche di lavoro ibride a lungo termine, riducendo così gli spazi riservati agli uffici ma con un possibile impatto sulla collaborazione, l’innovazione e, in alcuni casi e in modo controverso, la produttività?

Nonostante il lavoro flessibile si stia normalizzando, alcune grandi aziende, come Twitter e Starbucks, hanno eliminato il lavoro da casa e imposto il rientro in ufficio: il modello ibrido è minacciato. Tuttavia, i dipendenti che hanno sperimentato modelli di lavoro ibrido non desiderano lavorare per aziende che impongono rigide politiche office-only, ed è proprio qui che sta la sfida per le organizzazioni. Tra due aziende che offrono lo stesso ruolo, con stipendi e benefit simili, la scelta del dipendente ricadrà su quella che offre il lavoro flessibile come standard. Il dilemma delle aziende si può semplificare in un’unica domanda: quale sarà dunque il futuro dell’ufficio?

Il dilemma dell’innovazione: le aziende potrebbero risentire del lavoro da remoto

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Solo a Londra, negli ultimi tre anni gli spazi occupati da uffici vuoti sono raddoppiati. I responsabili d’azienda si trovano di fronte a un bivio: rinnovare o disdire i contratti di locazione nelle grandi città? Molte politiche di lavoro ibrido sono dettate dalla decisione di ripensare il patrimonio immobiliare dell’organizzazione. La ricerca di VMware ha evidenziato che, dopo la pandemia, un’azienda su dieci nell’area EMEA ha completamente eliminato gli uffici fisici, e più della metà ha ridotto gli spazi. Ma che dire degli altri? Cosa dovrebbero considerare i responsabili aziendali prima di prendere la decisione di continuare o meno a rinnovare gli spazi adibiti agli uffici?

Il modello ibrido è concepito come un compromesso per supportare una forza lavoro distribuita, pur
riconoscendo il valore delle connessioni di persona. Tuttavia, la ricerca dimostra che le politiche di
lavoro flessibile hanno un impatto negativo sulla capacità di un’organizzazione di innovare con successo
. I dipendenti si aspettano una cultura della libertà, ma se questa incide sul il fatturato, il modello ibrido sta forse fallendo nell’impresa moderna? Il dilemma dell’innovazione è alla base del rinnovo dei contratti di locazione immobiliare.

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Quasi due terzi degli intervistati hanno affermato che il loro lavoro è più innovativo se in ufficio. Anche se questo potrebbe non essere ciò che i lavoratori da remoto vorrebbero sentirsi dire, i risultati rivelano una dura verità che le aziende devono affrontare. I team che faticano a innovare da remoto minacciano la longevità della stessa organizzazione. Oggi, gli output di innovazione sono fondamentali per il successo del business. Se i dipendenti non sono in grado di essere creativi e di proporre idee da remoto, l’ascesa del lavoro ibrido avrà vita breve e non riuscirà a diventare realtà.

Il modello ibrido è la strada da prendere

Un altro dilemma per le aziende: lavoro ibrido si o no? Etichettare il lavoro flessibile come un fallimento in risposta alla mancanza di innovazione sarebbe molto sbagliato. I team distribuiti sono la nuova realtà, visto che la stragrande maggioranza della forza lavoro EMEA (81%, dato quasi analogo in Italia, con il 79%) si sente maggiormente soddisfatta se può lavorare da qualsiasi luogo. Ovviamente questo dipende dalla natura della funzione lavorativa del dipendente. Le politiche di lavoro da remoto post-pandemia hanno avuto un impatto positivo su tutta la linea, con la metà degli intervistati in EMEA che ha riscontrato miglioramenti nella comunicazione con i manager, nel morale e nella collaborazione.

Sono finiti i tempi della cultura da ufficio, dove i dipendenti si aspettavano di essere sorvegliati dai manager come parte del lavoro, o accettavano lunghe giornate estenuanti alla scrivania. Secondo Future Forum, più di un terzo dei lavoratori nel Regno Unito, in Francia e in Germania sono tornati in ufficio a tempo pieno. Più della metà di loro però, non lo fa di propria iniziativa, affermando che preferirebbe accordi più flessibili. Nell’estate del 2022 il Parlamento olandese ha approvato una legge che prevede il lavoro da casa come diritto legale per alcuni lavori.

I responsabili aziendali non possono permettersi di dubitare del valore del lavoro flessibile, perché rischiano di far crollare la fidelizzazione dei dipendenti (employee retention) e di vanificare gli sforzi di assunzione. Tuttavia, spazi open space non dovrebbero essere abbandonati senza criterio come risposta non ragionata alla mania dell’ibrido, né tantomeno le alternative di postazioni di lavoro ibride. La risposta sta, come sempre, nell’essere in grado di raggiungere un equilibrio. La strategia risiede nei vantaggi della tecnologia, nella cultura aziendale e, naturalmente, nelle persone stesse, alle quali deve venir garantito di poter fare la propria parte nel luogo migliore per loro e per l’organizzazione, che sia completamente a casa o in ufficio.

Come raggiungere un equilibrio

Creatività e tecnologia non si escludono a vicenda. La tecnologia ha potenziato ogni canale di lavoro e ogni aspetto della vita quotidiana. Se si dà la giusta base, la creatività digitale può prosperare. Le organizzazioni devono sfruttare meglio gli strumenti progettati per facilitare l’innovazione. Accelerare l’accesso sicuro all’intelligence aziendale per tutti i dipendenti, indipendentemente dalla loro ubicazione, sarà fondamentale per consentire la creatività digitale. L’impegno per un refresh del luogo di lavoro dovrebbe fare leva sulla tecnologia, portando al contempo i programmi di aggiornamento, la sicurezza del lavoro a distanza e gli obiettivi aziendali a un nuovo livello. In questo modo si promuoverà una cultura coesa di autenticità e collaborazione.

L’introduzione di sessioni obbligatorie di persona sarebbe un approccio sbagliato al dilemma dell’innovazione. Innovazione e produttività non devono soffrire il fatto che i dipendenti non siano in ufficio. Le aziende che oggi stanno crescendo si stanno configurando come remote-first, senza cittadini di seconda classe a casa o in ufficio. Lavorare da qualsiasi luogo è ormai parte integrante del moderno DNA aziendale e la riduzione dello spazio fisico potrebbe essere necessaria per fare posto all’inevitabile futuro digitale. Ciò su cui i manager devono concentrarsi è l’investimento giusto per la longevità della loro azienda.

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Marzia Ramella

Scrivo di libri, film, tecnologia e cultura. Ho diversi interessi, sono molto curiosa. La mia più grande passione però sono i libri: ho lavorato in biblioteca, poi in diverse case editrici e ora ne scrivo su Orgoglionerd.

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