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Proofpoint presenta Voice of CISO: ecco il futuro della cyber security in Italia

Gli attacchi hacker sono sempre più frequenti

Proofpoint, una compagnia leader nel settore della cyber security, ha condiviso i suoi dati riguardanti le sfide a cui andranno incontro i CISO (Chief Information Security Office) nei prossimi mesi. Dopo quanto sperimentato nel 2020 il 66% dei CISO nel mondo sono convinti che la loro organizzazione non sia pronta per i cyber attacchi in arrivo.

Proofpoint e l’opinione dei CISO

Il report Voice of CISO di quest’anno raccoglie le risposte all’indagine globale di oltre 1.400 CISO di compagnie di medie e grandi dimensioni, operative in settori differenti. Nel corso del primo trimestre del 2021, sono stati intervistati cento CISO per ogni paese interessato dalla ricerca: Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Paesi Bassi, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Australia, Giappone e Singapore.

La ricerca si focalizza su tre aree tematiche principale: il rischio e le tipologie di attacchi informatici a cui far fronte, i livelli di preparazione dei dipendenti e dell’organizzazione sulla questione, e l’impatto dello smartworking sulla sicurezza delle aziende.

Proofpoint CISO

Come sottolinea Lucia Milica, global resident CISO di Proofpoint, il 2020 è stato un anno ricco di sfide per la sicurezza aziendale e i fenomeni di phishing e ransomware si sono letteralmente moltiplicati, anche grazie al panorama lavorativo mutevole a cui ci ha sottoposto lo  smartworking.

Come emerge chiaramente dallo studio, la sfida per il 2021 sarà mettere in sicurezza i punti di attacco più critici e formare gli utenti sui rischi del lavoro da remoto e ibrido nel lungo periodo. Il ruolo dei CISO in questo quadro è quello di infondere fiducia tra clienti, mercato e stakeholder interni, in modo tale da rendere la propria azienda quanto più pronta possibile all’eventualità di cyber attacchi, sempre più probabili all’interno dello scenario internazionale.

I CISO in Italia

I dati emersi dall’indagine condotta in Italia confermano in larga misura il trend globale, con il 64% dei CISO intervistati che si ritengono a rischio di un attacco hacker nel giro dei prossimi 12 mesi. Sotto questo profilo le minacce più temute sono Cloud Account Compromise (37%), attacchi DDOS (35%) e Business Email Compromise (31%), tre ambiti particolarmente colpiti nel nostro paese. Al quinto e al sesto posto invece troviamo gli attacchi alle supply chain e le minacce interne.

Contemporaneamente anche il livello di preparazione informatica aziendale è ancora fonte di preoccupazione: Il 63% dei CISO italiani (contro il 66% globale) ritiene che la propria organizzazione non sia preparata a far fronte a un cyberattacco mirato nel 2021. Particolarmente interessante sottolineare che i CISO italiani, nonostante siano convinti che più del 50% dei dipendenti conoscano i rischi delle minacce informatiche, considerano comunque l’errore umano come una delle maggiori vulnerabilità delle aziende nostrane.

Proofpoint CISO

Tra le modalità più probabili di rischio per l’azienda, i CISO hanno elencato password non sicure, la fuga di dati intenzionale, e le email di phishing.

Il 60% dei CISO italiani sarà in grado di resistere e riprendersi in modo migliore dagli attacchi entro il 2023, rispetto al 65% globale. Le prime tre priorità per i CISO italiani nei prossimi due anni sono: migliorare la consapevolezza dei dipendenti sulla cybersecurity supportare il lavoro remoto, consolidare le soluzioni e i controlli di sicurezza.

I risultati del report sottolineano che i CISO hanno bisogno di strumenti per mitigare il rischio e sviluppare una strategia che abbia un approccio focalizzato sulle persone per la cybersecurity. Fondamentale inoltre l’importanza della formazione per affrontare situazioni in continua evoluzione, come quelle vissute dalle aziende durante la pandemia.

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