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IDC discute del futuro del lavoro a Milano

L'evento milanese dà diversi spunti a ogni tipo di azienda

IDC ha riunito a Milano aziende partner e clienti per discutere di un tema che interessa tutte le aziende, senza distinzioni: vuole parlare del futuro del lavoro. Perché mai come in questo periodo, sembra che il mondo del lavoro stia cambiando in maniera radicale. Non solo per le nuove tecnologie di collaborazione, ma anche per fattori culturali e organizzativi – il lavoro ibrido, l’attenzione ai valori aziendali. Dalle risorse umane all’IT, ogni ramo dell’azienda gioca un ruolo importante in questo cambiamento che potrebbe essere epocale. IDC, come sempre, prova a spiegarlo partendo dai dati.

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IDC e il futuro del lavoro, che parte da Milano

Dopo l’apertura dei lavori dell’IDC Future of Work da parte di Fabio Rizzotto, la parola passa a Roberta Bigliani, Group VP, Head of Insights and Future of Work Practice Executive Lead, IDC Europe, che spiega che un italiano su quattro sta cercando lavoro attivamente, uno su dieci l’ha appena cambiato. Secondo IDC, il 47% lo fa per essere pagato meglio e il 29% vuole avanzare di carriera, ma il 35% vuole una cultura migliore e il 28% cerca un miglior ambiente di lavoro. Un segnale del fatto che i lavoratori cercano qualcosa di più che solo lo stipendio sul luogo di lavoro.

Dal punto di vista dei business, i dati IDC riportano che il 52% delle aziende dice di aver dovuto gestire la “Great Resignation”. Questo ha portato un carico di lavoro maggiore sui restanti lavoratori per il 52%. Inoltre, l’86% di tutte le aziende sta faticando a trovare il talento. E IDC ci spiega che non si tratta solo di lavori altamente specializzati: il talento manca su tutta la linea.

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Il 42% delle organizzazioni, infatti, riporta una mancanza di persone con le giuste skill. Ma il 27% riporta di non essere in grado di garantire la flessibilità che le persone che vorremmo assumere richiedono. Qualcosa che impatta più dello stipendio.

Solo il 9% delle aziende si dice estremamente sicura di saper gestire le trasformazioni del lavoro – la grande maggioranza è incerta.

Le aziende sempre più devono saper allineare i propri obiettivi con quelli dei lavoratori – condividere dei valori cambia il modo di lavorare e incide sull’attrazione dei talenti. Uno di questi valori senza dubbio risulta la sostenibilità. IDC spiega che mettendo al centro questi obiettivi etici fa vincere tre volte: lavoratore, compagnia e società.

Compagnie people-centric: l’importanza della comunicazione

Quando i lavoratori spiegano cosa significa avere le persone al centro, al primo posto c’è la comunicazione aperta e immediata (41%), ma anche il riconoscere il merito (40%) e la diversità. La tecnologia permette di mettere a terra tutti questi valori, offrendo diverse soluzioni:

  • Workspace, digitali e fisici per il lavoro ibrido
  • Dispositivi, che siano sostenibili dal design
  • Automazione, per “togliere il robot che c’è in noi”
  • Piattaforme
  • Supporto IT
  • Sicurezza

Cisco racconta il presente e il futuro del lavoro all’evento IDC

Il mondo sta cambiando – lo vediamo dalle normative europee ma anche dalla sensibilità delle persone: la sostenibilità diventa centrale. E anche il lavoro deve cambiare di conseguenza, partendo con l’accogliere l’esigenza di lavoro ibrido sempre in crescita.

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Cisco ci spiega che il 98% dei meeting ha almeno un lavoratore che partecipa da remoto, in un momento in cui il numero di riunioni e incontri cresce vertiginosamente. Questo pone diverse questioni. Il 68% delle aziende non ha ancora pensato a come gestire l’hybrid work: qualcosa di comprensibile, perché in poco tempo le aziende hanno dovuto cambiare radicalmente.

L’88% delle persone risulta frustrato dall’esperienza di riunioni ibride dall’ufficio – più di chi è a casa. Ma comunque il 95% riporta stanchezza legata agli incontri video. Diventa quindi importante rimuovere le difficoltà ovunque. A partire dall’ufficio, dove servono opzioni per le riunioni ibride e non solo. Ma in futuro servirà investire per migliorare il lavoro da casa e da ovunque: lo chiedono i tanto agognati talenti.

Come abilitare il lavoro ibrido

Connettere al meglio un ufficio nello spazio ibrido non è qualcosa di semplice, anzi è molto sfidante. Perché significa non solo gestire qualche PC e webcam, ma avere sensori e IoT capace di gestire luci, rumori e soprattutto le persone: solo tenendo presente tutte queste caratteristiche diventerà possibile offrire l’esperienza migliore.

Cisco spiega inoltre l’importanza dell’interoperabilità, con RoomOS di Cisco che si interfaccia con tutte le principali piattaforme di hybrid work. Inoltre, l’azienda punta molto sulla sicurezza e sulla data residency: dati conservati in Europa, con la possibilità di gestire il traffico e le chiavi all’interno dei propri server on-premise.

Ma si parla anche di visibilità con il Control Hub e di programmabilità – SDK disponibili per offrire personalizzazione e CX avanzate alle aziende. Questo dà la possibilità di verticalizzare, lavorando in tantissimi ambiti: per esempio Cisco ci mostra un interessante video di un progetto archeologico, che connette gli studenti agli scavi con Webex.

IDC e il futuro del lavoro: il punto di vista di Coca-Cola

Emiliano Maria Cappuccitti, People & Culture Director, Coca-Cola HBC Italia, ci spiega che il talento è chi genera valore all’interno dell’organizzazione, scaricando a terra: è chi agisce. In Coca-Cola il talento è chi sa adattarsi alle situazioni e gestire l’incertezza. Qualcosa di fondamentale: tutte le caratteristiche tecniche si possono imparare, ma il mindset risulta fondamentale.

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Il “purpose” ha un valore importante, spesso le aziende lo sottovalutano. L’acquisizione dei talenti è uno dei processi più delicati, perché inserire una persona senza “fit culturale” con l’organizzazione crea un danno anche economico. I valori nella società sono cambiati, i neolaureati spesso non trovano quello che cercano nelle aziende. Ma dall’altro lato, non si può pensare solo ai neoassunti: bisogna consigliare le esigenze di tutti nell’organizzazione.

Una volta trovato quel “match” perfetto, serve mostrare ai lavoratori la possibilità di avere una strada all’interno dell’azienda. Ma la carriera la gestisce ogni persona singolarmente: l’azienda deve mettere a disposizione dei percorsi, ma la scelta sarà sempre personale.

Questo crea un circolo virtuoso che mantiene i talenti all’interno dell’azienda: l’indicatore più importante per l’HR è capire quante persone che volete trattenere lasciano l’azienda.

La leadership che cambia

Ci sono diversi tipi di leader: gentile, vulcanico, all’italiana. Ognuno ha in mente un proprio stile di leadership, ma bisogna capire che non esistono leader onnipotenti. Il leader è umano e ha i piedi per terra, quindi deve capire la necessità di delegare il più possibile, fidandosi dei collaboratori e dipendenti. Non ci sono superpoteri o etichette.

IDC e il futuro del lavoro: l’importanza della tecnologia con Elmec Informatica

Il dipendente sta cambiando e ha esigenze diverse rispetto a un tempo – anche quelle tecnologiche. E le mette al centro, anche in fase di scelta del proprio luogo di lavoro. Il 67% preferisce lavorare in un’azienda che utilizza Mac. Qualcosa di importante, visto che il 78% dei millennial pensa che sia importante per la produttività lavorare con la giusta tecnologia. L’85% dei responsabili IT concorda sul fatto che offrire un’esperienza tech migliora genera maggiori profitti per l’organizzazione.

Il Device-as-a-Service di Elmec diventa importante per coprire la gestione al 100% del dispositivo. Esso arriva in azienda già pronto all’uso da parte dell’utente, in modo che possa iniziare subito a lavorare, dando scelta agli utenti sia per il device che per il sistema operativo. Ma Elmec Informatica gestisce anche il wiping dei dati (necessario per il GDPR) e il riciclo e smaltimento del dispositivo – qualcosa che abbiamo visto essere importante per gli utenti.

Semplificare l’accesso alla tecnologia permette di avere una migliore esperienza degli utenti, con una grande integrazione e supporto (senza impiegare inutilmente risorse dell’IT).

AnyDesk e l’importanza della flessibilità

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L’85% dei lavoratori pensa che la tecnologia possa fornire la giusta flessibilità e controllo sul proprio lavoro. L’84% dice infatti che la sostenibilità sul lavoro li rende più soddisfatti della propria professione, con il 75% che ritiene di poter essere più produttivo lavorando da casa. Una maggiore flessibilità, quindi, diventa un fattore di scelta importante per i dipendenti. Le aziende lo sanno e vogliono agire subito. L’83% dei responsabili IT vuole realizzare una trasformazione digitale incentrata sul contributo al bene comune.

Questo passaggio al digitale avrà un impatto importante. Entro il 2025 l’adozione del digitale porterà un aumento della produttività del 40%. Ma AnyDesk spiega la necessità di evitare di “controllare ossessivamente” i dipendenti in smart working: il micro-management potrebbe portare alla perdita di produttività del 20%. Adottare modelli di lavoro ibridi in maniera reazionaria, senza lavorare anche sulla cultura, arriveranno a perdere il 20% del fatturato. E creare percorsi formativi sul lavoro da remoto potrebbe ridurre i rischi informatici di tre volte.

Confronto fra talenti

Dopo aver parlato a lungo di come trattenere i talenti in azienda, IDC ha dato voce a quelli presenti in sala per discutere insieme il futuro del lavoro. La discussione si è spostata sui tavoli della sala, toccando diverse tematiche (che ci limitiamo a riportare, con fra parentesi il nome del partner dell’evento che ha guidato la sessione):

  • Ufficio del futuro (Cisco)
  • Employee Engagement (Logitech)
  • Automation for Good (Outsystems)
  • Intelligent Digital Workspace (NTT)
  • Lavoro ibrido, visibilità, diagnosi, risoluzione dei problemi (Nexthink)
  • Tecnologie per abilitare il lavoro ibrido (Anydesk)
  • IT Democratization: l’impatto dell’utente negli scenari aziendali (Elmec)

Il lavoro di futuro già oggi: IDC insieme ai partner

Dopo aver iniziato con i dati per dare carburante alla discussione, IDC ha parlato anche con alcuni partner che stanno già mettendo in pratica il lavoro del futuro oggi. Come Colisée, azienda internazionale della RSA, che ha ospiti in tutta Europa. Quindi non può tenere medici e infermieri da casa: il futuro del lavoro in questo caso difficilmente potrà essere remoto. Ma può investire in tecnologia e formazione per fornire migliori esperienze agli utenti.

Durante gli anni di Covid, l’azienda ha fornito a ogni posto letto un Portal+ di Meta, dove gli ospiti potevano utilizzare WhatsApp e videochiamare le famiglie. Un investimento importante, con 100 dispositivi in ogni struttura. E ha quindi anche dovuto investire nella gestione delle connessioni, senza impattare sul lavoro quotidiano.

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Inoltre, ha dovuto prestare grande attenzione nella digitalizzazione dei dati personali, soprattutto quelli medici dei pazienti. Ma fra le tante iniziative, ci ha colpito quella di aprire le strutture come spazi per il coworking. Qualcosa che attira i giovani, che possono magari cogliere l’occasione per parlare con gli ospiti delle RSA – qualcosa che può aiutare a colmare il gap generazionale.

Ranstand, come principale società di servizi HR, ha trovato due milioni di posti di lavoro nel 2022. Ma a sua volta ha dovuto investire con efficacia per la gestione dei dati, cambiando il modo di lavorare anche dell’azienda che per eccellenza trova posti di lavoro. Una definizione che abbiamo trovato particolarmente interessante nell’approccio al lavoro di Ranstand sta nei loro “VIP”, che sta per Very Innovative People – il vero motore di cambiamento aziendale.

Cambiare il ritmo e il focus: la ricetta per il lavoro del futuro all’evento IDC

Chiude l’evento Luca Solari, Founder di OrgTech & Professore ordinario Università Statale di Milano, che ci spiega che organizzare, in sé, non è così complesso. Herbert Simon diceva: “Organizzare significa progettare tutto ciò che è progettabile”. Ma il modo in cui lo facciamo evolve – il Taylorismo vuole un approccio scientifico esterno, poi abbiamo puntato sull’autoriflessione. Oggi serve un approccio diverso.

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Oggi abbiamo tecnologie migliori, maggiori capacità di prevedere i comportamenti – ma il perimetro del programmabile sembra essersi allargato. Il fatto che l’organizzazione sia stabile è un’illusione: persino gli elementi tecnologici hanno variabili che non sempre si possono prevedere.

Al manager si chiede di prevedere quello che succederà, ma il sistema è probabilistico e ha grandi fluttuazioni. Basti pensare ai cambiamenti rapidi in ogni ambito (il caso Silicon Valley Bank è emblematico). Gestire un’organizzazione, quindi, è un continuo tentativo di controllo, ma di un qualcosa che cambia molto. Ma il controllo totale ci può essere solo se il sistema è morto o statico.

Quindi Solari propone un cambio di paradigma. Bisogna passare dal pensare al controllo al valutare il “ritmo”. Oggi la lunghezza d’onda delle variazioni cambia moltissimo (pensiamo ai lock-down e al lavoro impatto), ma anche le frequenze cambiano rapidamente (sia passati in pochi mesi al parlare del quiet quitting, poi great resignation, continua a cambiare).

La tecnologia sociale

Inoltre, cambia velocemente la tecnologia sociale: quell’insieme di modi di stare assieme che, in un dato momento storico, noi accettiamo. Ci dicono quanto una persona sia disponibile di accettare una modulazione del lavoro. Il “dimmi cosa devo fare e lo faccio” sta sparendo, c’è una continua negoziazione dei confini.

Non bisogna avere però l’illusione che la tecnologia possa risolvere tutto, i problemi sono strutturali. Ci sono grandi opportunità: ci sono esplosioni di soluzioni organizzative, tecnologie impensabili solo qualche anno fa.

Bisogna quindi capire dove mettere l’intelligenza: per Taylor era fuori dall’azienda, per anni abbiamo pensato di metterla sul livello dei manager o della C-Suite. Ora stiamo ancora abbassando l’intelligenza nella scala gerarchica: l’IT per esempio non è più un supporto, ma un tassello fondamentale per la gestione aziendale. Disegnare gli spazi diventa impossibile senza considerare tutte le differenze dei team. Il focus va quindi sul team: serve magari mettere un HR ogni 100 dipendenti, all’interno di team di 25. Ma vuol dire sfruttare i vantaggi della democratizzazione dell’accesso.

Ritmo e team sono le due parole chiave che Solari estrapola per aiutare i dirigenti e l’HR a gestire il lavoro del futuro – che come abbiamo capito all’evento IDC, sta arrivando molto velocemente. Maggiori informazioni sul sito di IDC.

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  • Ciaruffoli, Gilda (Autore)

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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