Con la PEC qualificata, l’Italia ha creato un modello di comunicazione digitale sicura e certificata che ora punta a diventare uno standard europeo. Un’evoluzione necessaria che, secondo l’analisi di Andrea Sassetti, Presidente di AssoCertificatori e Amministratore Delegato di Aruba PEC, segna un passaggio cruciale per il futuro digitale del continente.
Dalla PEC alla PEC qualificata
La Posta Elettronica Certificata (PEC) ha trasformato il modo in cui cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione comunicano. Introdotta in Italia per offrire un’alternativa digitale alla raccomandata cartacea, la PEC è diventata un pilastro della digitalizzazione italiana. Oggi, secondo l’analisi di Andrea Sassetti, si trova davanti a un bivio strategico: evolversi nella PEC qualificata e diventare modello per l’Europa.
Fin dalla sua introduzione, la PEC ha garantito validità legale alle comunicazioni digitali. Il suo uso certifica data, ora, invio e ricezione di un messaggio, con lo stesso valore probatorio di una raccomandata con ricevuta di ritorno. Questa caratteristica, unita alla facilità d’uso e alla sicurezza dei contenuti, ha favorito la sua diffusione su larga scala.
Secondo i dati contenuti nello studio IDC “Benefici e opportunità della PEC”, tra il 2008 e il 2022 l’Italia ha risparmiato 3,5 miliardi di euro grazie alla sostituzione della raccomandata tradizionale con la PEC. Le stime per il triennio 2023-2026 parlano di ulteriori 2,5 miliardi di euro di risparmi, con un picco previsto nel 2026.
Entro quella data, si prevede l’attivazione di circa 20 milioni di caselle PEC e la gestione di 3,5 miliardi di messaggi certificati. Numeri che dimostrano l’impatto sistemico dello strumento non solo sul piano tecnologico, ma anche su quello economico e ambientale.
Un modello sostenibile per ambiente e cittadini
L’adozione della PEC non ha solo ridotto i costi, ma anche le emissioni. Lo stesso studio stima che nel 2026 l’uso della PEC potrebbe evitare 349 milioni di chilometri di spostamenti verso uffici postali o sedi aziendali. Questo si tradurrebbe in un risparmio di 107 mila tonnellate di CO₂.
A ciò si aggiunge la riduzione dell’uso di carta e dello spazio di archiviazione fisica. Secondo le previsioni, si potranno salvare oltre 70 mila alberi e liberare 1,7 milioni di metri quadrati attualmente occupati da documenti cartacei. La PEC, quindi, non è solo uno strumento digitale, ma anche una leva per la sostenibilità ambientale.
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PEC qualificata e interoperabilità europea
Oggi il sistema italiano guarda all’Europa. Il nuovo passo si chiama PEC qualificata: un’evoluzione necessaria per garantire interoperabilità tra Stati membri e creare un mercato unico della comunicazione certificata. Come spiega Sassetti, “l’esperienza italiana rappresenta un modello unico” rispetto ad altri sistemi nazionali più frammentati.
Il regolamento eIDAS, che disciplina l’identità digitale e i servizi fiduciari in Europa, aveva già introdotto la figura del recapito elettronico certificato qualificato. Tuttavia, non aveva fornito indicazioni tecniche chiare. Questo ha portato alla nascita di molteplici sistemi non compatibili tra loro.
Per colmare il vuoto normativo, l’adozione di standard condivisi diventa urgente. In particolare, lo standard REM-Baseline definito dall’ETSI – l’organismo europeo di standardizzazione – può garantire una comunicazione sicura e interoperabile. L’Italia ha partecipato in modo attivo alla definizione di questi criteri, ponendosi al centro del processo di armonizzazione europea.
Il percorso verso la PEC qualificata è già tracciato dal Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD). Tuttavia, la sua attuazione è ancora sospesa in attesa di un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) che dovrebbe regolamentare la transizione. Il provvedimento è atteso da oltre due anni.
Nonostante il ritardo normativo, i principali gestori PEC, tra cui Aruba, hanno già avviato la migrazione verso sistemi conformi ai nuovi requisiti. L’obiettivo è rendere il passaggio il più fluido possibile per utenti pubblici e privati, anticipando un cambiamento ormai indispensabile.
Il ruolo di AssoCertificatori nella transizione
AssoCertificatori gioca un ruolo centrale in questo processo. L’associazione propone l’integrazione dell’indirizzo di PEC qualificata nel registro INAD, già attivo per la notifica digitale. Inoltre, spinge per estendere l’utilizzo del registro anche ai privati e per promuovere l’adozione della PEC qualificata come standard europeo.
“La PEC è spesso l’unico supporto giuridico utilizzabile quando c’è un obbligo di legge” ricorda Sassetti. È per questo che serve una regolamentazione che ne assicuri l’interoperabilità a livello europeo, mantenendo al tempo stesso la validità legale e la trasparenza che l’hanno resa un punto di riferimento in Italia.
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