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Intervista a Silvio Di Benedetto di Inside Technologies

Partecipando a WPC 2023 abbiamo avuto l’occasione di incontrare Inside Technologies; uno dei principali sponsor dell’evento. Abbiamo parlato in particolare con Silvio Di Benedetto, CEO e fondatore dell’azienda. Durante l’intervista Di Benedetto ci ha raccontato di Inside Technologies e della sua visione sui trend tecnologici che coinvolgono oggi le PMI.

Le va di presentarsi ai nostri lettori? Qual è stato il suo percorso professionale e di cosa si occupa in Inside Technologies?

Sono Silvio Di Benedetto, socio di Inside Technologies, dove mi occupo della parte di consulenza e di progettazione IT, quindi il mio profilo ha un taglio prettamente tecnico. Tra le varie cose sono anche Microsoft MVP per le categorie Cloud Data Center Management e anche Security. Al di fuori dell’azienda sono community lead di windowserver.it: una community che divulga gratuitamente contenuti tecnici sulle tecnologie Microsoft.

Il mio percorso è stato molto complesso, nel senso che io sono nel settore IT da oramai più di vent’anni. Sono nato come sviluppatore, anche se oggi non mi reputo più in quella categoria. L’essere stato uno sviluppatore, però, mi aiuta anche nel mondo dell’IT. Perché conosco le dinamiche che spesso entrano in gioco quando si implementano delle soluzioni. Posso capire quali sono le necessità da soddisfare prima di decidere la direzione in cui muoversi.

Come molti che fanno il mio lavoro ho anche varie certificazioni; ma quelle le considero un po’ per diletto personale, un po’ per requisiti aziendali. Requisiti non tanto della nostra stessa azienda quanto dei nostri partner.

Di Benedetto talk

Che tipo di azienda è Inside Technologies?

Inside Technologies è un System Integrator; in particolare, ci definiamo un System Integrator a valore. Nel senso che noi siamo una realtà molto piccola ma tendiamo a lavorare con grandi aziende grazie alle nostre conoscenze tecniche. Abbiamo deciso di sposare la causa di seguire pochi clienti con cui però cerchiamo di avere un contatto praticamente costante, quasi quotidiano. Una strategia utile a far si che il cliente venga sempre seguito, ma soprattutto per fare si che noi siamo sempre aggiornati su quello che succede. Questo perché, avendo molto spesso in mano la gestione infrastrutturale del cliente, dobbiamo sapere qualsiasi cosa succede per evitare rischi e dare il miglior supporto possibile. E questo vale sia per la gestione che per le evoluzioni dell’infrastruttura.

Noi lavoriamo essenzialmente su tecnologia Microsoft, di cui siamo un partner storico. Ovviamente, lavoriamo anche con altri brand come Veeam, Netwrix e Parallels. Io, ad esempio, sono uno dei 16 VIP [l’equivalente dell’MVP di Microsoft n.d.r.] di Parallels in tutto il mondo. Anche in questo caso la scelta aziendale è di avere pochi brand che però conosciamo molto bene.

E con WPC che tipo di rapporto avete?

Siamo sponsor di WPC dal 2022, ma è dal 2010 che faccio lo speaker. Quindi si potrebbe dire che faccio parte dell ‘arredamento.

Come azienda organizziamo degli eventi molto focalizzati, un po’ più centrati sui nostri clienti. Questi eventi verticali funzionano, ma ad un certo punto abbiamo deciso di metterci anche su una piazza un po’ più generalista con un evento ben più grosso. Questo perché quando sei tu l’organizzatore dell’ evento hai una prospettiva e delle aspettative diverse rispetto a partecipare come sponsor.

Visti i rapporti che abbiamo da sempre con Overnet, l’anno scorso abbiamo deciso di diventare platinum sponsor di WPC. C’è stato un buon ritorno in termini di visibilità, per cui quest’anno abbiamo deciso di partecipare nuovamente alzando un po’ il tiro. Questo vuol dire partecipare organizzando più attività e più particolari. Personalmente, credo che sia fondamentale essere Platinum Sponsor oltre che speaker perché ti da la possibilità di salire sul palco durante la sessione plenaria e di farti conoscere per quello che realmente sei. Infatti, io in plenaria non ho parlato di cose commerciali ma sono rimasto molto più sul tecnico. Il mio intervento è stato anche abbastanza movimentato rispetto ad altri. Perché vivo l’informatica come una passione e quindi sono dell’idea che trasmettere questa passione anche come azienda sia fondamentale.

Altro aspetto importante dell’essere sponsor, oltre che a farci crescere, è quello di far vedere che oggi anche le piccole realtà possono essere delle eccellenze dell’informatica.

inside technologies desk

Voi siete un system integrator, per cui lavorate con tecnologie di terzi. Cosa vi distingue dalla vostra concorrenza?

Noi lavoriamo su tre macro aree: Hybrid Cloud, Modern Workplace e Cyber Security.

Nel mondo Hybrid Cloud siamo tra i pochi partner in Italia esperti su Azure Stack HCI e siamo tra i pochi in Italia ad avere la certificazione Azure Hybrid Cloud, cosa che ci dà un certo tipo di importanza sul mercato.

La parte di Modern Workplace, diciamo che è il nostro fattore differenziante. Essendo noi all’interno dei vari TAP [Technology Adoption Program n.d.r.] di Microsoft e lavorando direttamente con il team di prodotto, abbiamo una specie di vantaggio tecnologico e informativo rispetto ad altri che fanno la stessa cosa.

Sulla parte di Security, invece, abbiamo lanciato a WPC quello che si chiama Inside Technologies CyberGuard, che è una tecnologia di Modern SOC basata su tecnologia Microsoft per quanto riguarda la parte di protezione e monitoraggio. Il SOC viene fatto insieme a Yoroi, quindi Yoroi Tinexta, che aggiunge la parte di protezione a ciò che noi costruiamo. Quindi, il cliente è proprietario del dato, perché la parte di Content Management è sua all’interno di Microsoft Sentinel. La nostra soluzione ci si appoggia sopra ed è quindi potenzialmente scalabile sia verticalmente che orizzontalmente. Le due parti sono indipendenti perché Yoroi si limita alla lettura e non estrae dati. Se un domani il cliente decide di rinunciare a Yoroi, non perde la sua base di Content Management.

Abbiamo fatto questa proposta perché ci siamo accorti che una cosa simile mancava sul mercato. Chi propone un SOC porta di solito la sua piattaforma e il suo sistema; se un domani il cliente cambia fornitore rischia di perdere tutto lo storico e deve reinstallare tutto da zero. Quello che offriamo noi è una specie di framework customer-centric, mettendoci sopra un servizio.

Il 2023 è un anno pieno di buzzword; soprattutto relative ad AI e cloud. Vedete ancora queste buzzword per 2024? Pensate che ce ne saranno di nuove?

Di Benedetto round table

Per come la vedo io, che sono molto in controtendenza, credo che l’AI per come è vissuta oggi sia una bolla destinata a esplodere e implodere; nel senso che è ancora al di fuori degli obiettivi di molte realtà. Soprattutto, abbiamo un problema di fondo: la competenza di chi utilizza gli strumenti. Quindi, è inutile dare l’AI a chi non sa usare Office; cioè, se non si sa usare Excel come utente base, è inutile aggiungere l’AI con copilot.

I trend topic, a mia sensibilità, saranno tre. Sicuramente la security che diventerà sempre più predominante e coprirà tanti aspetti, come ad esempio la protezione dell’identità; che forse dovrebbe essere messa al centro già oggi delle aziende, cosa che spesso non accade. Poi c’è la protezione applicativa, perché molte volte anche negli applicativi si da poca importanza alla sicurezza. Infine, vedo un percorso verso il cloud inteso nell’ abbattimento dei costi fronte azienda. Perché il cloud oggi è sicuramente un acceleratore di business, ma molte volte deve essere visto anche come un facilitatore e un ottimizzatore di costi.

Molte aziende preferiscono tenersi i server in casa perché ormai li hanno pagati, non considerando i costi di manutenzione, di energia elettrica e di potenziali disservizi derivati dai malfunzionamenti di rete. Credo che se parliamo di SMB e SMC queste sono ancora delle sfide. Forse nel mercato enterprise la AI può diventare un argomento di discussione; però se facciamo il gioco dei numeri, oggi solo il 6% del mercato italiano può accedere a un copilot.

Quindi, vedete anche un ridimensionamento dei progetti?

Molti vendor stanno implementando l’intelligenza artificiale, ma sta diventando un po’ una moda stile il GDPR. Tutti esperti di GDPR e tutti esperti di AI, senza però sapere cosa ci si porta in casa, senza riuscire a dare le informazioni al cliente su che tipo si AI si usa. Se sviluppo il mio software basandomi su ChatGPT senza dirlo al cliente e poi addestro l’AI usando la logica esterna, pubblica, sto esponendo i dati del cliente al mondo intero. Questo è un grandissimo rischio e, io credo, a tendere nascerà anche la figura professionale dell’ AI Security Analyzer. Sarà incaricato di fare l’analisi delle piattaforme di intelligenza artificiale installate all’interno delle soluzioni che i clienti comprano, per capire se è una AI è affidabile oppure no.

Questa è una opinione molto da field engineer, da persona che sta sul campo. Sulla base di cosa l’avete maturata?

Noi abbiamo come clienti anche aziende con 1000 o 2000 dipendenti, ma nessuno di loro sta approcciando questa tecnologia nella parte veramente Microsoft, perché viene vista ancora come poco necessaria. Poi, però, arriva lo sviluppatore di gestionali che ti dice di avere la AI nel suo prodotto. Nessuno dice che sia sbagliato, però bisogna capire su che base. Stanno mettendo la AI ovunque, perché è la moda del momento e perché bisogna fare altri soldi. Io credo che ai clienti, a un certo punto, bisogna dire che non devono per forza comprare nuovi prodotti quanto valorizzare prima quello che già anno in casa e solo dopo vedere se si può andare oltre.

Oggi sta uscendo con forza la moda degli add-on, dei plugin. Banalmente, io compro un oggetto, lo pago un sacco di soldi e poi pago anche l’abbonamento per la gestione avanzata dei dati. Il che è paradossale. Oggi compriamo automobili da 80 mila euro, poi dobbiamo comprare l’abbonamento per avere l’aggiornamento sul traffico o per avere alcuni servizi di entertainment. In questo processo, il cliente si sente sempre più sminuito nell’acquisto che fa.

Per questo io dico ai nostri clienti, in qualsiasi fascia essi siano, di valorizzare al massimo quello che hanno. Quando si arriva a saturazione, allora è il momento di fare un salto, e io dimostro loro perché è utile fare questo salto. Non lo propongo per forza quando ancora non è necessario; sarebbe come prendere una moto quando ancora non si sa andare in bicicletta. Anche su questo sono molto in controtendenza.

La redazione ringrazia Silvio Di Benedetto e Inside Technologies per l’interessante chiacchierata. Soprattutto, per averci proposto un punto di vista che offre una lettura alternativa degli attuali trend di mercato. Per i lettori interessati a entrare in contatto con Inside Technologies, tutte le informazioni sono disponibili sul loro sito web.

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Dario Maggiorini

Si occupa di tecnologia e di tutto quello che gira attorno al mondo dell'ICT da quando sa usare una tastiera. Ha un passato come sistemista e system integrator, si è dedicato per anni a fare ricerca nel mondo delle telecomunicazioni e oggi si interessa per lo più di scalabilità e sistemi distribuiti; soprattutto in ambito multimediale e per sistemi interattivi. Il pallino, però, è sempre lo stesso: fare e usare cose che siano di reale utilità per chi lavora nel settore.

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