L’Intelligenza Artificiale (IA) suscita emozioni contrastanti tra i professionisti: secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio LinkedIn, tanto fra gli italiani quanto a livello globale c’è chi si sente sopraffatto e chi invece pensa sia un grande aiuto. Infatti, in Italia il 60% dei lavoratori vede l’IA come un “aiutante invisibile” per semplificare la loro routine lavorativa quotidiana.
Ma l’analisi delle percezioni in base all’età rivela interessanti differenze, che potrebbero quasi sembrare controintuitive. I nativi digitali, la Generazione Z, mostrano maggiore preoccupazione rispetto all’impatto dell’IA sul loro lavoro, mentre i baby boomer e la Generazione Y sembrano meno allarmati. Quello su cui però molti concordano è che la collaborazione sinergica tra esseri umani e tecnologia sembra essere la chiave per il futuro del lavoro.
Osservatorio LinkedIn: gli italiani e l’AI, emozioni contrastanti
La diffusione degli strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale generativa dall’autunno del 2022 sta continuando a cambiare il mondo del lavoro. C’è un mix di entusiasmo e incertezza, poiché i lavoratori di tutto il mondo si confrontano con una tecnologia in grado di rivoluzionare il loro modo di operare, anche se il reale potenziale di questi strumenti rimane in gran parte sconosciuto.
Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia, spiega bene l’impatto di questa novità: “A poca distanza dalle trasformazioni radicali dovute alla pandemia, i professionisti si devono ancora una volta adattare alla nuova ondata di cambiamenti innescata dalla diffusione su larga scala dell’AI generativa. I leader delle imprese dovranno trovare la giusta rotta e guidare le persone, per far sì che apprendano come utilizzare al meglio l’AI, sfruttandone il potenziale.
“In Italia, i giovanissimi sono i più preoccupati, e non a torto: solo il 31% degli intervistati ha dichiarato di aver ricevuto dal proprio datore di lavoro un insieme di linee guida sull’utilizzo dell’AI e di aver avuto accesso a un percorso formativo in merito. Eppure, è proprio alle esigenze e bisogni dei giovani talenti che le aziende devono guardare, mettendoli in condizione di coltivare le skill necessarie nel mondo del lavoro e di ampliare le strategie digitali delle organizzazioni. I dati che abbiamo raccolto evidenziano inoltre il valore incomparabile che le soft skills mantengono in uno scenario in cui gli esseri umani stanno imparando a collaborare sinergicamente con l’AI: ed è proprio questa collaborazione che sta plasmando il futuro del lavoro.”
L’impatto dell’intelligenza artificiale sulla vita dei lavoratori
Dall’analisi dei dati dell’indagine emerge che a livello globale l’IA ha già avuto un impatto significativo sulla vita professionale dei partecipanti. Il 60% ritiene che l’Intelligenza Artificiale porterà, nel prossimo anno, a nuovi modelli di lavoro e a cambiamenti sostanziali. Tuttavia, il 39% degli intervistati si sente sopraffatto da questa trasformazione. Nonostante ciò, il 90% è curioso di utilizzare l’IA sul lavoro.
Le emozioni, tuttavia, variano tra i diversi Paesi che tra i generi. Negli Stati Uniti, il 66% è ottimista sull’impatto dell’IA sul proprio lavoro, con il 69% la considera come un “aiutante invisibile” nei prossimi 5 anni. Sentimento condiviso anche in Brasile (86%), Arabia Saudita (85%) e India (90%). In Europa, la percentuale di coloro che credono nell’IA come un beneficio nel lavoro è significativamente più bassa. Ma spagnoli (62%) e italiani (59%) mostrano un interesse superiore rispetto agli altri europei.
Scopri Wallester: Carte Virtuali e fisiche per qualsiasi attività commerciale
Evidente anche la divisione di genere. Il 73% degli uomini in tutto il mondo vede l’IA come un alleato sul lavoro, rispetto al 65% delle donne.
Il rapporto fra gli italiani e l’AI nell’Osservatorio LinkedIn
In Italia, quasi il 19% degli intervistati ritiene che la barriera linguistica rappresenti una difficoltà nell’uso dell’IA, poiché la maggior parte degli strumenti è più efficace in lingua inglese. La Generazione Z mostra una maggiore preoccupazione, con il 29% dei giovani tra i 16 e i 26 anni che teme di rimanere indietro nella formazione. Questo timore è meno pronunciato tra i millennial (22%), la Generazione Y (16%) e i baby boomer (15%).
La necessità di formazione per integrare con successo l’IA nella routine lavorativa è fondamentale per la Generazione Z. Infatti, il 58% desidera apprendere come utilizzare al meglio l’IA, ma non sa come farlo (in confronto al 49% dei baby boomer). Tuttavia, il 57% degli intervistati in Italia dichiara di non aver ricevuto dal datore di lavoro linee guida o formazione specifica per ottimizzare l’uso dell’IA.
Un “alleato invisibile”
In Italia, a differenza di alcuni paesi europei, sembra esserci un maggiore entusiasmo tra i lavoratori per le possibilità offerte dall’Intelligenza Artificiale. Il 60% dei connazionali crede che l’IA diventerà un “alleato invisibile” nel loro lavoro quotidiano.
Gli italiani individuano diverse opportunità di progresso grazie all’IA. Tra cui l’accesso più rapido alla conoscenza e all’informazione (29%), un aumento della produttività (28%) e la velocizzazione delle attività di sintesi (23%).
Tuttavia, sorgono anche preoccupazioni, in particolare riguardo all’adeguamento delle competenze e alla mancanza di opportunità formative specifiche. Mentre il 33% degli intervistati in Italia già utilizza l’IA nel proprio lavoro, un altro 33% si sente sopraffatto dai cambiamenti che potrebbero derivarne. Mentre un ulteriore 30% teme di non riuscire a tenere il passo con l’innovazione.
Differenze generazionali: Osservatorio LinkedIn sull’AI e gli italiani
Un’analisi generazionale rivela una sorprendente contraddizione: i nativi digitali, in particolare la Generazione Z, sono i più preoccupati per l’impatto dell’IA sul proprio lavoro. Infatti, il 44% degli intervistati tra i 16 e i 26 anni dichiara di sentirsi sopraffatto. D’altra parte, i baby boomer e la Generazione Y sono significativamente meno allarmati, con rispettivamente il 31% e il 32% che condivide lo stesso senso di sopraffazione nei confronti dei cambiamenti legati all’IA.
Le soft skill emergenti
Quali competenze i lavoratori considerano essenziali per gestire e sfruttare al meglio le potenzialità dell’IA nel loro lavoro? Ecco le 10 skill più rilevanti secondo i partecipanti italiani:
- Risoluzione dei problemi (58%)
- Gestione efficace del tempo (54%)
- Capacità di adattamento e resilienza (53%)
- Abilità comunicative (51%)
- Pensiero strategico (50%)
- Creatività (49%)
- Gestione delle persone (48%)
- Lavoro di squadra e collaborazione (47%)
- Processo decisionale (47%)
- Leadership (45%)
Se è difficile prevedere l’entità esatta dell’impatto dell’IA sulla routine lavorativa dei professionisti in tutto il mondo e in diversi settori, è evidente che le aziende dovranno concentrarsi sull’offerta di nuove opportunità di formazione al fine di favorire la crescita e attrarre nuovi talenti.
Alessio Pomaro, AI LinkedIn Top Voice 2023 e Head of AI @ Search On Media Group, Docente, Speaker, Autore, commenta: “Quelli che stiamo osservando oggi sono i primi passi di un percorso verso un’intelligenza aumentata che estenderà le capacità dei professionisti e che porterà le aziende a trasformarsi, dal punto di vista tecnologico, ma soprattutto in termini di cultura aziendale. I lavoratori e le aziende hanno necessità di mettere a fuoco le modalità per sfruttare il potenziale delle nuove tecnologie, e di conseguenza creare percorsi di formazione per accrescere il know-how interno. Questi sono tutti sintomi legati ad una forte accelerazione tecnologica che aumenta costantemente, ma che necessita di trovare un equilibrio, con il contributo anche di un nuovo sistema di governance a livello globale.Lo strumento più importante che abbiamo a disposizione in questo momento per affrontare le sfide che ci aspettano deriva dalla cultura, e dalla consapevolezza di questi strumenti. E questo dev’essere uno sforzo collettivo, considerando l’impatto che queste tecnologie potranno avere nelle nostre vite, lavorative e non”.
Per migliorare le vostre skill a riguardo, potete seguire gratuitamente i corsi “AI LinkedIn Learning”, come: How to Research and Write using generative AI e What is generative AI.
- Vaughan, Daniel (Autore)