AziendeCase Study

L’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano fa il punto sull’ecosistema del cloud

Gli osservatori del Politecnico di Milano offrono sempre interessanti spunti di riflessione sullo stato dell’arte delle tecnologie. Il 6 ottobre 2022 siamo stati ospiti del convegno “Cloud Ecosystem: prepararsi a una nuova complessità” organizzato dall’Osservatorio Cloud Transformation. Abbiamo assistito a una serie di tavole rotonde sul presente e sul futuro di un paradigma, quello del cloud computing, che ha oramai cambiato il mondo dell’ICT e lo farà ancora in futuro.

Stefano Mainetti
Stefano Mainetti

L’evento si apre con Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation. Mainetti fa una panoramica dell’evoluzione tecnologica ponendo una accento importante sulle competenze e sugli aspetti di business. In questo ultimo anno l’Osservatorio ha continuato la sua attività di ricerca dialogando con 120 grandi aziende e 514 PMI. Questo ha portato all’analisi di 70 casi di studio. Quello che ne traspare è un settore in grande fermento nel nostro paese con alcuni comparti caratterizzati da dinamiche interessanti, come la Pubblica Amministrazione.

Il mercato del cloud in Italia

Una prima panoramica di mercato viene fatta da Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cloud Transformation.

Alessandro Piva
Alessandro Piva

Viene subito sottolineata, per il 2021, la centralità del cloud nella rivoluzione digitale in corso, con una importante presenza anche nel PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Secondo l’Osservatorio siamo di fronte a un mercato ancora in crescita che segue modalità simili a quelle degli anni precedenti. Tra i fattori trainanti troviamo la crisi energetica per via di infrastrutture altamente energivore che necessitano di ottimizzazione. Si registra anche un consolidamento della spesa da parte delle grandi imprese, fenomeno ricondotto alla tariffazione pay-as-you-go (a consumo) del cloud, che contribuisce alla crescita inflativa del mercato. Su questo ultimo aspetto, la previsione dell’Osservatorio è che nel prossimo futuro queste dinamiche avranno un effetto anche sui servizi a tariffa bloccata e sugli investimenti infrastrutturali.

Arrivando a parlare di numeri, nella prima metà del 2022 si registrano una crescita organica del 15% e una crescita inflativa del 3%. La crescita percentuale maggiore è quella dei servizi PaaS, con un incremento del 33%.

L’intervento di Piva si chiude sottolineando l’importanza del cloud per la sostenibilità economica e ambientale non solo a livello italiano ma anche europeo.

osservatorio cloud valore mercato

Il contesto generale della cloud transformation nel 2022

Questo è stato il tema della prima tavola rotonda che ha visto coinvolti Roberto Nocera di Aria, Flavius Stef di Syneto e Giovanni Satriano di TIM Enterprise.

Durante la discussione emergono elementi interessanti. In particolare, viene sottolineata la necessità di strutture interne competenti con una visione di medio e lungo periodo. Questo permette alle aziende di seguire la perenne innovazione tecnologica e impostare progetti di ampio respiro. A queste competenze vanno però affiancati importanti investimenti sull’infrastruttura, soprattutto per portare il cloud vicino al cliente. L’obiettivo dovrebbe essere far diventare l’IT un asset aziendale strategico per tutti i settori. Ciononostante, oggi assistiamo a uno spostamento generale verso l’outsourcing presso grandi system integrator. Infine, i problemi sentiti in maniera più forte sono due: la gestione dei costi e la sicurezza (anche geografica) nella gestione del dato.

Dopo la discussione, Mainetti tira le fila. Lo scenario che ne emerge parla di nuove sfide o, come preferisce proporlo l’Osservatorio Cloud, affrontare una nuova rotta. Nei numeri, però, dobbiamo ancora attendere per capire dove stiamo andando. Infatti, il rapporto tra le applicazioni on-premise e quelli in cloud è rimasto sostanzialmente invariato e la trasformazione nelle aziende si concentra ancora verso il SaaS. Per 4 aziende su 5 il mondo cloud è ibrido, ma solo il 44% di loro adottano delle soluzioni multicloud. Nonostante questo, è anche vero che in questi ultimi tre anni sono aumentate le aziende che si orientano esclusivamente verso il cloud per i progetti in partenza. Il fenomeno risulta, per ora, più marcato nelle grandi realtà piuttosto che nelle PMI. Certo, la durata pluriennale dei progetti di trasformazione rende difficile misurare il fenomeno sul breve periodo.

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La migrazione verso il cloud

La migrazione verso il cloud e la modernizzazione delle applicazioni viene discussa nella seconda tavola rotonda, a cui partecipano Federico Morreale di Edison, Roberto Patano di NetApp e Davide Pezzolla di Storm Reply.

C’è un’idea generale per cui la trasformazione delle applicazioni verso una forma che può essere eseguita cloud è un’occasione per recuperare il patrimonio dei dati, per poterli usare di nuovo tutti e in maniera meglio strutturata. Questo processo però è molto lungo, tant’è vero che Morreale di Edison preferisce parlare di programma di trasformazione piuttosto che di progetto di trasformazione.

La modernizzazione delle applicazioni però, può essere la chiave per modernizzare anche i processi di business. Per farlo, tuttavia, servono gli strumenti giusti. Le nuove piattaforme software devono essere in grado di garantire controllo, gestione e automazione. Ovverosia, servono degli strumenti strumenti per capire i costi, allocare le risorse in maniera ottimale e gestire l’infrastruttura minimizzando l’intervento umano. Pertanto, non si dovrebbe parlare solo di dismissione di servizi on-premise ma anche di semplificazione delle architetture e di riduzione dei costi attraverso la riduzione delle attività di esercizio.

Dal punto di vista dei costi, in particolare, pare esserci una presa di coscienza relativa al fatto che il costo delle risorse può essere un forte problema se non capito e gestito correttamente. Inoltre, sottolinea Patano di Netapp, il meccanismo ad asta del multicloud può e deve essere sfruttato per ottenere vantaggi in termini di riduzione dei costi.

Sostenibilità del cloud e Green IT

Su questo importante argomento, la discussione viene aperta da Luca Dozio, Ricercatore Senior, Osservatorio Cloud Transformation. L’argomento è ben noto e tocca aspetti quali la riduzione delle emissioni e l’uso più attento dell’acqua. Dozio, però, mette sul piatto anche una forte centralità di questo tema all’interno del PNRR come transizione ecologica. Aggiunge inoltre che anche le istituzioni europee sono coinvolte nel processo in quando possono definire degli standard e influenzare le scelte de singoli mercati nazionali.

Secondo l’Osservatorio, in italia, le aziende end user non possono essere passive ma devono giocare un ruolo attivo in questo ecosistema. Purtroppo, però, nel nostro paese il 45% delle aziende non ha ancora un piano di trasformazione verso l’ecosostenibilità delle proprie infrastrutture IT.

Il discorso si sposta quindi sugli ospiti: Diego Ricci di Aruba Enterprise, Laura Muratore di Capgemini Italia, Michele Slocovich di CAST e Davide Capozzi di WIIT. La discussione che ne emerge rispecchia le considerazioni e i numeri riportati da Dozio nell’introduzione. C’è un quadro in via di formazione, molte idee vengono condivise, ma abbiamo trovato una immagine generale con i bordi ancora un po’ sfuocati.

Il Green IT è negli obiettivi strategici di tutte le aziende, anche di quelle che non hanno ancora un piano su come ottenerlo. Aruba, in particolare, dice di aver già acquisito delle proprie centrali idroelettriche. L’opinione comune sembra essere che l’operazione più difficoltosa è definire una roadmap, perché una singola attività non raggiunge l’obiettivo. Un problema molto sentito è anche quello di come misurare i risultati. Non ci sono oggi metriche o mappature semplici; secondo CAST, occorrerebbe definirle sulla granularità della singole applicazione e non tenerle a livello di componenti infrastrutturali. Purtroppo, viene anche evidenziata una mancanza di standard un po’ a tutti i livelli.

Modelli di governance

Mariano Corso
Mariano Corso

La parte più corposa e interessante di tutto l’evento viene introdotta da Mariano Corso, Responsabile Scientifico Osservatorio Cloud Transformation. Purtroppo, per questioni di sintesi, non ci è possibile riportare ogni singolo dettaglio ma, se siete interessati, vi segnaliamo che i video degli atti del convegno dovrebbero essere disponibili tra pochi giorni sul sito dell’Osservatorio in modalità premium.

Dopo una breve introduzione, Corso definisce la pandemia da cui stiamo uscendo come un grande banco di prova. Infatti, le aziende che già ci avevano investito in precedenza si sono trovate avvantaggiate. La pervasività del cloud, infatti, ha permesso loro di sviluppare rapidamente nuove iniziative digitali e recepire rapidamente le esigenze dei clienti e degli utenti interni.

Rimane però aperta la questione di cosa stanno facendo le aziende per attrezzarsi dal punto di vista delle competenze. Mentre molte stanno rafforzando le partnership con terze parti quali system integrator o cloud provider, solo una minoranza sembra prendere in considerazione la formazione del personale. Il segnale, dice Corso, è che la trasformazione viene vissuta ancora fortemente come un outsourcing.

Secondo l’Osservatorio, le aziende hanno una serie di difficoltà nel modernizzare i loro modelli e nel gestire i costi. Queste difficoltà compongono un mosaico molto complesso e la sintesi finale è che risulta difficile avere una vera e propria accountability per un business che migra verso il cloud.

Corso continua affermando che è vero che c’è una maggiore consapevolezza delle rilevanza del cloud, ma perché questa potenzialità diventi effettiva bisogna fare una riorganizzazione organizzativa. Bisogna rivedere il modello organizzativo di governance dell’azienda facendo leva su molti aspetti che non solo solo tecnici ma anche culturali ed economici. Secondo la valutazione dell’Osservatorio Cloud, nel momento in cui una prima linea riuscirà a varcare questa soglia, si presenterà per tutte le altre aziende che non ci sono riuscite un forte problema di mantenimento della competitività di mercato.

La cloud Transformation e i nuovi modelli di governance

La presentazione di Mariano Corso lascia poi spazio a una tavola rotonda che vede coinvolti Marcello Borzi di Armani. Angelo Amoroso di Var Group e Davide Riso di Vodafone Business Italy. Ognuno di loro porta sul tavolo un’esperienza diversa con, a volte, trasformazioni ancora in corso.

Per Armani, ad esempio, il problema principale è l’accesso a livello globale delle informazioni relative ai clienti tenendo però conto delle singole regolamentazioni locali sui dati sensibili. La situazione trovata è stata quella di progettare una applicazione distribuita attraverso il cloud.

In situazioni del genere, le competenze prendono forme diverse dal consueto. Da una parte può essere necessario capire la tecnologia anche se non è core il business per l’azienda perché, come nel caso di Armani, è un passo necessario per ottenere delle soluzioni. Dall’altra, le competenze sono ora orientate a semplificare i processi, non solo tecnologici ma anche di business e di governance. Oggi, fa notare Riso di Vodafone, si preferisce parlare sempre più spesso di solution provider; ovvero, soggetti che si concentrano più sulla soluzione di problemi aziendali che non sulla fornitura di prodotti e servizi.

La gestione finanziaria

L’ultima parte dell’incontro, ma non per questo la meno importante, viene introdotta da Marina Natalucci, Ricercatrice Senior, Osservatorio Cloud Transformation

Sostanzialmente, ci dice Natalucci, oggi siamo in un momento di incertezza in campo macroeconomico; questo anche per colpa della forte sfida data dalla sostenibilità economica a cui contribuisce la recente crisi energetica. Come già detto a più riprese, l’aspetto tecnologico è solo una delle tante leve su cui operare. Però è anche la più immediata da utilizzare e può rappresentare un buon punto di accesso per chi la usa in favore dell’organizzazione finanziaria.

Questo ha portato alla creazione di un ricco ecosistema di strumenti tecnologici per la gestione del cloud a supporto degli aspetti finanziari. Tuttavia, le aziende segnalano difficoltà ad integrare questi strumenti con i loro modelli di business.

Si lascia quindi spazio l’ultima tavola rotonda, che vede coinvolti Michele Paolin di Deloite e Mirco Bottero di SoftwareONE Italia. La discussione va velocemente a convergere su un problema semplice ma fondamentale: la gestione e della trasparenza dei costi del cloud.

Chi fa grande consumo di cloud deve fare un budget già questo autunno con una parte significativa per il servizio. Siamo di fronte a una situazione di urgenza e il make-or-by non è in grado di fornire una soluzione. Oggi come oggi, la soluzione migliore secondo Deloitte è chiedere ai fornitori di operare delle ottimizzazioni a livello di singolo servizio. Sul quadro generale serve fare una serie di valutazioni molto complesse nel medio-lungo periodo e le competenze per questo non sono ancora disponibili internamente al cliente.

La difficoltà è alta anche perché stiamo passando da un modello di pricing basato sulle licenze a uno basato sul consumo. Nelle aziende italiane la maturità varia molto. Le grandi aziende sono già abituate a ragionare in termini di processo. Questa cultura aziendale si va a sbiadire scendendo verso le PMI. Per migliorare la situazione occorre fare un discorso di carattere culturale anche sotto questo punto di vista.

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Dario Maggiorini

Si occupa di tecnologia e di tutto quello che gira attorno al mondo dell'ICT da quando sa usare una tastiera. Ha un passato come sistemista e system integrator, si è dedicato per anni a fare ricerca nel mondo delle telecomunicazioni e oggi si interessa per lo più di scalabilità e sistemi distribuiti; soprattutto in ambito multimediale e per sistemi interattivi. Il pallino, però, è sempre lo stesso: fare e usare cose che siano di reale utilità per chi lavora nel settore.

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