A maggio 2023 si è tenuto a Milano, seconda tappa dopo Roma, Oracle Technology Summit: l’incontro annuale sulle tecnologie della multinazionale americana aperto a stampa e clienti. In questa edizione i temi trattati sono stati molti e tutti importanti. In vista della chiusura dell’anno fiscale, prevista per il primo di giugno, Oracle ha voluto fare il punto su quali sono trend e obiettivi che intende perseguire durante il prossimo anno.
Lo sguardo d’insieme
L’evento si apre con il benvenuto del Country Manager: Alessandro Ippolito. Dopo i saluti di rito, Ippolito illustra la visione dell’azienda per il prossimo anno facendo una carrellata dei temi che secondo la multinazionale giocheranno un ruolo chiave nel prossimo anno. Tutto gira intorno ai dati; con particolare attenzione su due aspetti: la loro sovranità e l’importanza che rivestono nei processi decisionali di ogni azienda. Oggi gli elementi chiave, ci dice il Country Manager, sono la governance dei dati e tutti gli strumenti per a ottenerla. Ovviamente, parlando di strumenti per la governance dei dati, l’intelligenza artificiale è oramai una tessera fondamentale all’interno del mosaico. Questa, infatti, viene vista da Oracle come un elemento fortemente legato ai processi di business.
Oracle, in ogni caso, si conferma un’azienda fortemente improntata sulla tecnologia; Ippolito la definisce infatti “technology first“. Il suo interesse principale è quello di portare innovazione tramite un contributo tecnologico che possa rimanere anche sul territorio. Ne sono una testimonianza l’apertura in tempi recenti della Cloud Region di Milano e la grande trasformazione che l’azienda sta portando al cloud.
L’intervento di Ippolito si chiude con una nota non più sulla tecnologia ma sulle persone. Oracle Italia, infatti, si è collocata nella classifica italiana delle Top Companies di LinkedIN per per il 2023. Questa classifica raggruppa le 25 aziende che in Italia offrono le migliori prospettive di crescita professionale ai loro dipendenti. Questo risultato è stato possibile grazie alla recente inaugurazione della nuova sede di Milano più accogliente e moderna, all’attivazione di importanti attività di recruitment e formazione (tra cui il programma GenO, Generation Oracle) e molte altre iniziative sui temi di inclusione e sostenibilità.
Il futuro del cloud e la sovranità dei dati
Come abbiamo già detto, questa è una delle colonne portanti nella visione di Oracle per il prossimo anno. Al Technology Summit di Milano ne ha parlato Andrea Sinopoli, Vice President, Cloud Technology Country Leader Oracle l’Italia. Durante il suo intervento, Sinopoli non si è limitato a descrivere la strategia globale della corporate, ma si è concentrato soprattutto sulla situazione italiana.
Nel nostro Paese, ci dice, il data center relativo alla Cloud Region di Milano e aperto 18 mesi fa sta andando molto bene e si sta rivelando, a livello di adozione, uno dei migliori. Attualmente, il data center ospita 192 clienti e ha osservato una crescita del 50% anno-su-anno del consumo di servizi cloud. Andando a fare una analisi per settore, i due principali utilizzatori del cloud di Oracle sono attualmente la Pubblica Amministrazione e le aziende del settore finanziario.
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La spinta verso il cloud in Italia
Oggi, per quanto osservato da Oracle a livello nazionale, i fenomeni che favoriscono il passaggio delle aziende verso il cloud sono tre. Si tratta dell’inflazione e del corso dell’energia, del debito tecnologico in costante crescita causa l’obsolescenza progressiva delle apparecchiature e del PNRR che favorisce la trasformazione digitale del Paese. È tenendo conto di queste tre tendenze che Oracle Italia ha costruito la sua strategia relativa a OCI (Oracle Cloud Infrastructure).
OCI è progettato per essere una architettura iperscalare; ovvero, può adattarsi a carichi di lavoro altissimi, virtualmente infiniti. Infatti, ci dice Sinopoli, Oracle vanta oggi un’offerta infrastrutturale che si paragona a quelle degli altri hyperscaler. In aggiunta, OCI è stato fatto evolvere puntando alla filosofia del multicloud; per dare libertà al cliente di scegliere e di spostarsi. La riprova di questo è anche la interconnessione nativa esistente tra diverse Cloud Region Oracle e Microsoft.
La sovranità dei dati
Per chi fosse poco avvezzo a questo termine, sovranità dei dati è un concetto introdotto dall’Unione Europea ancor prima della definizione del GDPR e definisce le regole per il controllo e la protezione dei dati di aziende e cittadini europei. In pratica, i cloud provider sono tenuti a garantire a un soggetto giuridico il pieno controllo dei suoi dati e la loro localizzazione precisa all’interno dei confini del Vecchio Continente.
L’architettura di OCI permette a Oracle di garantire la sovranità dei dati. Infatti, è in grado di mettere a disposizione un ampio ventaglio di opzioni architetturali che spaziano dal sistema on premise (Exadata e Oracle Cloud@Customer) alle Cloud Region dedicate (Oracle Alloy o Sovereign Region) fino al Public Cloud. Per contestualizzare, viene detto, Oracle Alloy è l’approccio usato nel PSN all’interno del PNRR. Un aspetto molto interessante della proposta architetturale di Oracle è che tutte le varianti sono offerte al cliente facendo uso della medesima tecnologia. Questo permette a chi ne fa uso, sia in fase di sviluppo che di esercizio, di avere una esperienza uniforme; con conseguente riduzione dell’overhead di gestione.
Un ecosistema in continua evoluzione
L’intervento di Sinopoli al Technology Summit di Milano si chiude con una serie di considerazioni su quella che è la seconda generazione dell’infrastruttura cloud di Oracle e di quali sono i suoi elementi differenzianti rispetto alla concorrenza. Questi elementi attraversano tutto lo stack architetturale partendo da una security realizzata in hardware con un approccio zero-trust fino all’infrastruttura flessibile. Nel mezzo, troviamo una serie di strati di virtualizzazione orientati sia ai sistemi di calcolo che alla rete.
Altri due aspetti che abbracciano tutta l’infrastruttura riguardano la strategia relativa all’open source e l’uso pervasivo dell’intelligenza artificiale. Adottare soluzioni open source facilita l’integrazione con i sistemi già in uso dal cliente e, di conseguenza, stimola la creazione di un ecosistema di terze parti che contribuiscono con strumenti innovativi. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, invece, Oracle investe già da anni sul suo sviluppo. Oggi, tra i servizi che fanno leva su sistemi di AI e Machine Learning troviamo, ad esempio, Autonomous DB, in cui un sistema di intelligenza artificiale automatizza e ottimizza l’operatività. Altri servizi, sempre relativi a questo ultimo tema, sono più orientati agli sviluppatori; ad esempio, per permettere l’aggiunta di elementi di AI a progetti di business.
The Decision Dilemma
Nella seconda parte della presentazione al Technology Summit di Milano, Oracle passa a considerare come vengono usati i dati all’interno dei processi decisionali. Il punto, in questo caso, è capire come la disponibilità e la quantità di informazioni influenza chi deve prendere decisioni strategiche per l’azienda. Per inquadrare il problema, è stata svolta una ricerca internazionale in collaborazione con Seth Stephen-Davidowitz. I risultati di questa ricerca ci sono stati illustrati da Michele Porcu, Vice President Business Value Service & Strategy di Oracle EMEA.
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Dai dati che emergono dallo studio risulta che secondo il 74% degli intervistati il numero delle decisioni da prendere ogni giorno è aumentato di 10 volte negli ultimi tre anni. Il 78% dei partecipanti è convinto di essere soggetto a un maggiore flusso di informazioni e il 59% ha ammesso di soffrire di “decision dilemma” (non saper prendere una decisione) almeno una volta al giorno. Il dato più preoccupante, però, è che il 70% dei soggetti ha dichiarato di rifiutarsi di prendere almeno una decisione ogni giorno a causa della mole e della complessità dei dati a disposizione. Tutto questo, ovviamente, ha un effetto sulla vita delle persone dal punto di vista sia personale che professionale.
Questo fenomeno dimostra di avere anche una connotazione generazionale. Infatti, l’ultima generazione, quella chiamata Gen-Z, pare sia quella che fatica di più (94%) a prendere decisioni molto spesso. I cosiddetti Millennial, invece, si rivelano quelli più restii a prendere decisioni in maniera istintiva (84%) e contemporaneamente quelli che più facilmente delegherebbero le decisioni a un sistema di intelligenza artificiale (69%).
In questo contesto, la mission di Oracle, come fornitore di tecnologia è quella di supportare il processo decisionale rendendolo a basso stress per la singola persona.
La nascita della Decision intelligence
Il panorama a cui spesso ci troviamo di fronte nelle aziende è caratterizzato da incapacità decisionale e inerzia organizzativa. Tuttavia, dall’indagine risulta anche che chi riesce a uscirne è anche più competitivo sul mercato.
La Decision Intelligence è un una disciplina con valenza anche di business orientata a capire come e perché le decisioni vengono prese, valutate e gestite al fine di capire come migliorare i processi decisionali.
Secondo Garner, occorre iniziare a considerare il processo decisionale alla stregua di un vero e proprio processo di business. Questo vuol dire costruire dei modelli che utilizzano principi volti a migliorare tracciabilità, replicabilità, pertinenza e affidabilità del modo in cui andiamo a prendere le decisioni
Tutto questo può aiutare le aziende ad essere più di successo. Ma, soprattutto in ecosistemi molto complessi, la mole di informazioni da trattare sarà verosimilmente enorme. Inoltre, i dati raccolti sui processi decisionali potrebbe diventare un asset per l’organizzazione. Pertanto, una loro gestione efficace e corretta può rappresentare un vantaggio competitivo sul mercato per l’azienda.