Ormai tutto il mondo è volto alla digitalizzazione, ne abbiamo parlato tanto e ancora ne parleremo. Tuttavia, se l’intelligenza artificiale è vista come una preziosa innovazione rimangono comunque paure e insicurezze, soprattutto se pensiamo alla possibilità che questa “mente senziente” all’interno di tutti i dispositivi che ne fanno e faranno uso possa diminuire l’occupazione o, più fantascientificamente, causare una guerra robot in stile Terminator.
Come trattare l’intelligenza artificiale
Prendiamo oggi in considerazione il pensiero di Joe Baguley, vicepresidente e capo del reparto tecnologico EMEA di VMware. Secondo un sondaggio molti consumatori ha un’idea particolare sull’intelligenza artificiale: il 45% pensa che l’IA sia un robot, totalmente indipendente e in grado di prendere decisioni autonome.
Se da un lato questo è vero, volendo essere un po’ più precisi ci stiamo allontanando molto dalla realtà dei fatti. Questa confusione è sicuramente alimentata dalla larga diffusione di questa tecnologia e dall’intrinseca vicinanza al funzionamento della mente umana. Certo, siamo lontanissimi dal realizzare un sistema simile all’intelligenza umana ma il machine learning è stato un enorme passo in avanti.
Come un bambino, un sistema tecnologico dotato di AI può essere in grado di imparare dagli errori, correggersi e sviluppare, nei casi più avanzati, innovativi modelli di apprendimento; rimane il fatto che dietro le quinte della programmazione ci sono team di esseri umani che decidono come e cosa questa tecnologia può fare.
Le ambiguità morali ed etiche derivanti da un finto libero arbitrio delle macchine causano comunque scenari apocalittici ed estremi nell’utente medio che vede robot automatizzati dotati di AI prendere decisioni apparentemente in modo autonomo. “Alcuni individui temono che sarà utilizzata in guerra o che ruberà loro il posto di lavoro, ma fondamentalmente stanno solo proiettando tutte le loro preoccupazioni su un concetto astratto“. La colpa dell’AI risiede nel suo potenziale di rendere le paure legate alla guerra robotica e alla disoccupazione di massa, una realtà.
Un potenziale immenso
Anche se non saremo mai in grado di sostituire l’uomo in tutto e per tutto, la forza lavoro umana ha dei limiti. Alcuni sistemi da noi sviluppati sono diventati talmente complessi che l’intelligenza artificiale risulta indispensabile. Nel Regno Unito, ad esempio, la National Grid utilizza i droni per ispezionare le sue 7.200 miglia di linee elettriche e sta applicando il machine learning per ridurre i filmati grezzi che l’essere umano deve effettivamente visionare.
Per le imprese, l’intelligenza artificiale attraversa tre fasi, una più “interessante” dell’altra. All’inizio il lato operativo umano gestisce e ottimizza i sistemi grazie ad efficaci rapporti di funzionamento. In un secondo momento questa tecnologia viene implementata nei dispositivi fisici: questo è il punto in cui si programmano le macchine ad imparare e a svolgere il loro compito in modo efficiente. In ultimo entra in gioco la vera e propria intelligenza artificiale che, basandosi sul machine learning, comprende ed ottimizza i sistemi in modi a cui gli stessi esseri umani difficilmente avrebbero pensato; il tutto senza su input umano costante.
Bisogna però essere consapevoli che anche l’intelligenza artificiale ha dei limiti: uno tra tutto, è il bisogno di linee guida che solo noi umani possiamo fornirgli. E’ quindi sensato trattare l’AI come fosse un bambino e gestire il suo sviluppo capendo come questa tecnologia possa essere utile alle aziende e come implementarla nelle varie realtà.
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