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LinkedIn chiude i battenti in Cina

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Microsoft sta chiudendo il suo servizio LinkedIn in Cina, operazione che verrà conclusa entro la fine dell’anno dopo che le regole di Internet sono state inasprite da Pechino. La società di Redmond ha dichiarato giovedì in un post sul blog di aver dovuto affrontare un “ambiente operativo significativamente più impegnativo e maggiori requisiti di conformità in Cina”.

LinkedIn sostituirà la sua piattaforma localizzata in Cina con una nuova app chiamata InJobs che ha alcune delle funzionalità di networking di LinkedIn ma “non includerà un feed social o la possibilità di condividere post o articoli”.

LinkedIn a marzo ha dichiarato che avrebbe sospeso le iscrizioni di nuovi membri su LinkedIn China a causa di problemi normativi non specificati. La autorità di controllo di Internet cinesi, a maggio, hanno dichiarato di aver trovato LinkedIn, il motore di ricerca Bing di Microsoft e circa 100 altre app coinvolte nella raccolta e nell’uso improprio dei dati e ha ordinato loro di risolvere il problema.

Diversi studiosi quest’anno hanno anche riferito di aver ricevuto lettere di avvertimento da LinkedIn che stavano condividendo “contenuti vietati” che non sarebbero stati resi visibili in Cina ma che sarebbero statati visibili dagli utenti di LinkedIn di altri paesi.

LinkedIn dice addio alla Cina dopo 7 anni di censure

LinkedIn è arrivato in Cina nel 2014 e da subito è stato chiaro che la censura cinese avrebbe agito cancellando i contenuti che non erano graditi al regime. Allo stesso tempo LinkedIn aveva garantito agli scritti che i dati sensibili sarebbero stati protetti e non divulgati alle autorità cinese. Nel frattempo, nel 2016 il social network è stato acquistato da Microsoft, ma le cose fondamentalmente non sono cambiate, anzi la stessa azienda ha fatto pressione su alcuni utenti affinché si autocensurassero.

LinkedIn ha svolto un ruolo cruciale, diventando l’unica rete di social media su cui i colleghi cinesi e occidentali potevano comunicare lontano dalla censura e da sguardi indiscreti”, ha detto Eyck Freymann, un altro studioso che ha ricevuto una lettera di avvertimento sulla censura dei suoi post quest’anno.

Freymann, uno studente di dottorato in studi cinesi presso l’Università di Oxford, ha affermato che “è vergognoso che Microsoft abbia passato mesi a censurare i propri utenti e, peggio ancora, a fare pressioni affinché si autocensurassero”, ma che alla fine l’azienda ha fatto la scelta giusta a staccare la spina .

Microsoft non è il primo colosso tech a lasciare la Cina: infatti Google ha ritirato il suo motore di ricerca dalla Cina continentale nel 2010 dopo che il governo ha iniziato a censurare i risultati di ricerca e i video su YouTube.

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