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La visione di HP sul lavoro ibrido; intervista a Giampiero Savorelli

Il lavoro Ibrido, chiamato anche smart working, lo sappiamo bene tutti, è entrato a far parte delle nostre vite lavorative con l’inizio della pandemia di COVID-19. Per alcuni di noi i cambiamenti sono stati molto tangibili; per altri, invece, non è cambiato molto. Per tutti, però, è entrato in vigore un modo diverso di lavorare, di rapportarsi con clienti e fornitori ma, soprattutto, di coordinarsi con i colleghi. A oggi, tuttavia, non è ancora chiaro se con il termine della pandemia questo modello di lavoro andrà a fare parte del passato o si imporrà definitivamente. Per avere un’opinione autorevole, in questa intervista abbiamo chiesto il punto di vista di HP Italy attraverso il suo Amministratore Delegato; l’ingegner Giampiero Savorelli.

Buongiorno ingegnere. Innanzitutto, grazie per averci concesso questa intervista.

Giampiero Savorelli, Amministratore Delegato di HP Italy non ha bisogno di grandi presentazioni. Nonostante questo, per quei pochi dei nostri lettori che non la conoscono, ha voglia di raccontarci di lei e del percorso che l’ha portata alla sua attuale carica?

Grazie a voi per l’opportunità di questa intervista. Il mio percorso professionale si è svolto prevalentemente in HP; infatti ci lavoro da quasi 23 anni. Sono entrato in realtà nel 1999 in Compaq (che si è fusa con HP a fine 2001 n.d.r.). Prima di quello, dopo la laurea in ingegneria nel 1995 ho fatto una esperienza internazionale in Canada e poi un paio d’anni in una multinazionale giapponese sempre in ambito tecnologico.

All’inteno di HP ho potuto vedere, in 20 anni, quasi tutte le posizioni organizzative attraversando realtà diverse come quelle delle stampanti e i PC. Quando HP era ancora un’unica società, prima dell’istituzione di Hewlett Packard Enterprise, ho gestito per tre anni anche il mondo enterprise dei server. È stato tutto estremamente interessante e formativo e, in particolare, negli ultimi 10 anni, ho cambiato posizione ogni 2 o 3 anni, per cui non mi sono certo annoiato. HP è una grossa realtà, con più di 50 mila dipendenti in tutto il mondo e riesce a dare un sacco di opportunità di crescita anche internamente.

Ricopro la mia posizione attuale dal 2020, prendendo l’incarico proprio nel bel mezzo della pandemia. Prima gestivo la Business Unit dei PC per il sud Europa.

L’obiettivo della chiacchierata di oggi è il cambiamento importante che stiamo osservando nell’adozione del modello di lavoro ibrido. Sia durante la pandemia che in questo momento in cui stiamo iniziando a uscirne. Dividerei però l’argomento in due: da una parte HP come grande azienda che si confronta con questo modello e dall’altra HP come fornitore di prodotti e servizi in ambito ICT a supporto del lavoro ibrido.

Dal punto di vista del modello di lavoro, quale è la visione di HP sia a livello Corporate che come Country? È diventato un modello permanente o siamo ancora in un transitorio?

La nostra situazione odierna è la conseguenza del fatto che ci siamo trovati tutti, a livello globale intendo, costretti a lavorare da casa con un preavviso brevissimo. DI fatto, questa nuova condizione lavorativa ha cambiato le nostre abitudini e anche le modalità con cui lavoriamo e comunichiamo. Ci sono stati sicuramente dei vantaggi dal punto di vista della produttività, perché, tra le varie cose, abbiamo eliminato i tempi di spostamento e abbiamo visto un improvviso aumento della puntualità. Anche l’utente medio è cambiato dal punto di vista delle competenze tecnologiche, perché ha capito l’importanza del PC come strumento di lavoro. In partiticolare, sono state capite l’importanza dell’assistenza e del supporto. Il PC non è più una commodity ma un dispositivo senza il quale non è possibile lavorare.

Questo fenomeno ha accelerato l’approccio organizzativo delle aziende; ovverosia, tutti hanno realizzato e accettato il fatto che si può lavorare anche da casa. Tutte le grandi società, inclusa HP, hanno introdotto delle policy in cui si dà flessibilità alle persone di lavorare ovunque. Nel caso di HP, per esempio, si dà la possibilità, in media, di lavorare tre giorni fuori dall’ufficio. Chiaramente, questo ha messo in moto anche una rivisitazione di come vengono concepiti gli uffici; cambiando, tra le varie cose, il rapporto degli spazi destinati alle scrivanie e quelli destinati alle riunioni.

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In tutto questo la tecnologia gioca un ruolo importante, ma c’è anche un aspetto fondamentale dal punto di vista della cultura aziendale. L’esserci abituati a lavorare a casa, infatti, pone dei rischi dal punto di vista della comunicazione, della motivazione, della collaborazione e della velocità nel prendere decisioni. Il messaggio che HP sta dando in questo momento, e non credo siamo gli unici, è quello di re-incentivare le persone ad andare anche in ufficio; perché la presenza rimane fondamentale per i processi decisionali e per creare allineamento tra i colleghi.

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Anche dal punto di vista del mercato stiamo assistendo a dei cambiamenti importanti. Molti clienti chiedono un approccio più contrattuale: non vogliono comprare un dispositivo ma una soluzione completa per delegare la gestione a terzi. Questo si accompagna a un secondo fenomeno legato al mondo delle subscription; i clienti vogliono sempre di più sottoscrivere degli abbonamenti per usufruire di servizi. Questo rappresenta una opportunità di business gigantesca a livello mondiale.

Può condividere con i nostri lettori alcuni effetti di questa transizione al modello di lavoro ibrido sui vostri processi aziendali interni?

Questa transizione è sicuramente unoperazione complessa e ancora in atto. Anche noi abbiamo rivisto, come dicevo prima, l’allocazione dei nostri spazi. Ci siamo sganciati dal un contesto per cui vado in ufficio e ho una mia scrivania. Quando vado in ufficio sono in un ambiente dove ci sono spazi condivisi utili a collaborare che vengono allocati su richiesta. Dal punto di vista di questo tipo di processi, le Risorse Umane hanno sicuramente un ruolo molto importante.

Un altro aspetto fondamentale è quello normativo. La normativa italiana, infatti, deve essere applicata in maniera più ampia rispetto a prima in quanto le persone che ora ne usufruiscono sono molte di più.

Ci sono poi cambiamenti dal punto di vista tecnologico. La sicurezza all’interno dei processi è diventata fondamentale. C’è un focus particolare alla protezione dagli attacchi informatici ai dispositivi utilizzati dagli utenti. Si tratta di un fenomeno in continua crescita, infatti da questo punto di vista abbiamo introdotto molte nuove soluzioni.

In sintesi, in HP stiamo implementando un approccio totalmente nuovo, che va dai processi al modo di concepire gli uffici, ma tocca anche temi quali il consumo energetico e la mobilità sostenibile durante il lavoro.

Come ci ha già detto, lei è anche entrato in carica durante la pandemia. Le va di fare un commento su come è stata questa avventura?

Non è stato sicuramente semplice. Quando ho assunto il mio attuale ruolo, a fine 2020, eravamo già in lockdown. Precedentemente, gestivo un gruppo di oltre 70 persone su tre paesi e, devo dire, alcuni di questi non li ho mai incontrati di persona. Nel mio vecchio ruolo, infatti, lavorare da casa era possibile perché, semplificando, si trattava solo di numeri. Il salto ad Amministratore Delegato è stato complicato perché si trattava di parlare anche con clienti, dipendenti, partner, stampa e istituzioni. Cosa che mal si presta al lavoro da remoto.

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Abbiamo riaperto gli uffici a ottobre del 2021, dopo 10 mesi che ero di ruolo e questo fiscal year 2023 sarà per me il terzo anno; anno che io definisco “della verità”. Nel primo anno c’è stata la pandemia e il mercato andava molto bene mentre nel secondo anno c’è stato un consolidamento. Nel terzo anno ci aspettiamo un ulteriore consolidamento sul mercato italiano e una accelerazione. Per cogliere questa opportunità essere tornati in presenza aiuta moltissimo.

Passerei ora a parlare di HP come fornitore di prodotti e servizi a supporto del lavoro ibrido.

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Che tipo di soluzioni offre HP alle aziende che stanno ristrutturando il loro modo di lavorare? Quali opportunità di mercato vedete all’orizzonte?

HP, storicamente, è un’azienda che si basa sull’innovazione. HP Italy, in particolare, ha un focus specifico su PC e stampanti. In questi ultimi due anni è stata creata una business unit a livello mondiale focalizzata sui servizi. Servizi come “lifecycle management” e “managed services” che si vanno a collocare al contorno dei dispositivi che vengono offerti da HP. La gestione dei dispositivi può quindi essere offerta come un servizio sotto contratto, direttamente con noi o tramite i nostri partner. All’interno di questo contesto offriamo servizi di security con soluzioni quali Sure Click Enterprise e servizi di accesso remoto come HP Anyware.

A questo quadro si aggiunge anche il vantaggio di essere un’azienda che si rivolge sia al mercato consumer che a quello business. Avere una doppia vista permette sia di creare interessanti sinergie sia di accumulare expertise in entrambi i mondi; cosa particolarmente rilevante in questo contesto dove i due profili vanno a convergere. È possibile, infatti, che un servizio pensato per il mondo consumer possa essere proposto anche a livello business o viceversa. Il nostro servizio HP Instant Ink ne è un esempio.

Per ampliare il discorso, abbiamo anche concluso a settembre 2022 l’aquisizione di Poly, azienda leader per soluzioni audio-video collaborative. Con la tecnologia di Poly, che va dalle cuffie agli altoparlanti fino a soluzioni complete per sale da conferenza, possiamo ampliare ulteriormente la nostra offerta. Registriamo infatti una enorme richiesta da parte delle aziende, che stanno rivedendo e ampliando le loro sale conferenze in un’ottica ibrida.

Possiamo quindi dire di avere un’offerta veramente completa che va dai PC alle stampanti fino alle sale conferenze per le riunioni ibride, tutto con un’attenzione particolare all’esperienza dell’utente. Per le riunioni ibride, ad esempio, vuol dire che ci poniamo come obiettivo il fornire la stessa user experience agli utenti in presenza e a quelli in remoto. Di fatto, negli ultimi due anni, c’è stata una trasformazione gigantesca per passare da un’ottica focalizzata sui dispositivi a una orientata ai servizi. Inoltre, questa trasformazione non la vogliamo fare da soli, ma insieme ai nostri partner di canale.

Quali sono le caratteristiche principali che distinguono l’offerta HP rispetto alla concorrenza in termini di innovazione?

Le differenziazioni sono moltissime. Il primo elemento, come dicevamo anche prima, è che abbiamo un’offerta dedicata sia al mondo consumer che a quello business. Altra cosa è che ci teniamo sempre all’avanguardia con i servizi innovativi; infatti, già anni fa siamo stati i primi a introdurre sul mercato servizio come HP Instant Ink. HP Instant Ink è nato per il mondo consumer e ora lo stiamo espandendo anche a quello business.

Il tema della security è un elemento che ci differenzia in generale. Il nostro approccio alla sicurezza riguarda sia i PC, sia le stampanti, con soluzioni di protezione a più livelli per i dispositivi, i dati e le credenziali, dal firmware capace di ripararsi autonomamente al rilevamento delle violazioni in-memory, fino al contenimento delle minacce tramite isolamento. Abbiamo sviluppato una serie di tecnologie proprietarie che possiamo mettere in campo in questo contesto. HP Wolf Security, ad esempio, riduce l’esposizione al rischio e permette il ripristino a distanza del firmware dopo un attacco. La nostra soluzione contro il visual hacking, invece, è HP Sure View. HP Sure Click apre applicazioni e pagine web all’interno di container che isolano il malware, mantenendo al sicuro gli endpoint e i dati degli utenti.

In questo momento stiamo entrando in nuovi mercati e abbiamo in previsione tantissime novità per il 2023 di cui ancora non si può parlare. Posso solo anticipare di dispositivi con form factor nuovi e interessanti pensati per un consumatore flessibile: un utente che vuole avere un PC, che però deve essere utilizzabile anche in mobilità e avere uno schermo di un certo tipo.

Ultimamente, siamo tornati a parlare di dispositivi dopo lungo tempo. Dopo aver parlato a lungo di problemi di supply chain si torna a discutere di design e di caratteristiche dei prodotti. Ad esempio, le stampanti della nostra nuova linea Enterprise, possono essere personalizzate del cliente anche dal punto di vista estetico. Per cui la stampante in un ufficio non è più relegata in un angolo ma può diventare un oggetto di design da esporre.

Il lavoro ibrido, non è un mistero per nessuno, porta all’adozione di nuovi modelli organizzativi. Il discorso che si potrebbe fare è molto ampio, ma oggi c’è un’attenzione molto forte sull’aspetto specifico della security.

Sappiamo bene che HP è una delle aziende in prima linea per garantire la sicurezza di chi lavora a casa o mentre si sposta. Ci piacerebbe però sentire da lei che cosa state facendo e, soprattutto, quale è la vostra visione del problema nel medio-lungo periodo?

Il tema della security non è certo una novità per la nostra azienda. Possediamo laboratori in giro per il mondo che sviluppano soluzioni di sicurezza da almeno vent’anni, forse anche di più. È dentro il nostro DNA portare sul mercato dispositivi progettati con un approccio di “security by design”.

Durante la pandemia gli attacchi di sicurezza ai dispositivi in mano agli utenti sono più che raddoppiati. La nostra strategia, però, era partita già prima. Il nostro approccio alla sicurezza, come dicevo anche prima si basa su tre livelli: dati, dispositivo e identità.

Oggi c’è una percezione molto importante da parte dei clienti per tutti gli aspetti di sicurezza. Tutti i nostri partner hanno al loro interno dei gruppi che sviluppano soluzioni di cybersecurity; per loro, lavorare con un vendor che ha una strategia sull’argomento rappresenta un vantaggio.

È un tema importantissimo, che continuerà a evolvere in futuro e che fa parte della nostra strategia aziendale, per cui continueremo ad innovare anche da questo punto di vista.

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Siamo in chiusura, prima dei saluti però, le chiederei se ha qualcosa da aggiungere per i nostri lettori, anche se non strettamente legato all’argomento di questa intervista

In questa intervista abbiamo parlato tantissimo di tecnologia, di mercato, di lavoro ibrido e di security. Non abbiamo però parlato di una cosa secondo me importantissima; ovverosia le persone all’interno dell’organizzazione. Per ogni azienda l’asset più importante sono le persone al suo interno. Dico questo perché uno dei temi fondamentali che stiamo portando avanti come HP è quello che noi chiamiamo “learning agility”; ovverosia, la volontà di imparare costantemente. Siamo molto impegnati al nostro interno a far crescere talenti e a diffondere un messaggio di studio e crescita continui per tutti.

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Ci sono due aspetti importanti relativamente alla crescita continua: il primo è che bisogna divertirsi mentre si lavora e il secondo è la cura di noi stessi. In particolare, a livello di leader la cura di noi stessi significa essere un leader empatico, che si prende cura di sé per poter trasferire positività all’interno dell’organizzazione. Questi sono messaggi che noi stiamo dando sia internamente che esternamente a livello globale.

Altro tema sui cui siamo stati molto impegnati già dal 2022, e ci vedrà impegnati anche nel 2023, è quello della “diversity, equity e inclusion” (DE&I). Per noi, DE&I non vuol dire solo avere delle metriche di bilanciamento tra generi e o gruppi, ma proporre una vera e propria cultura aziendale di inclusione valorizzando le opinioni di ogni singolo collega.

È stato un piacere incontrare l’ingegner Giampiero Savorelli; una persona estremamente lucida nel saper interpretare il modello di lavoro ibrido e le sue implicazioni oltre che le opportunità di business che questo porta con sé. La chiacchierata è stata estremamente interessante perché ci ha permesso di collegare tra loro molti argomenti e ha anche fornito interessanti spunti di riflessione. Cogliamo nuovamente l’occasione per ringraziare Savorelli di averci concesso questa intervista e, come redazione, ci auguriamo di poterlo avere presto nuovamente nostro ospite.

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Dario Maggiorini

Si occupa di tecnologia e di tutto quello che gira attorno al mondo dell'ICT da quando sa usare una tastiera. Ha un passato come sistemista e system integrator, si è dedicato per anni a fare ricerca nel mondo delle telecomunicazioni e oggi si interessa per lo più di scalabilità e sistemi distribuiti; soprattutto in ambito multimediale e per sistemi interattivi. Il pallino, però, è sempre lo stesso: fare e usare cose che siano di reale utilità per chi lavora nel settore.

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