Intelligenza artificiale ed etica: un binomio già necessario per l’AI ‘debole’ a cui ci stiamo abituando, e che diventerà essenziale nel tentativo di svilupparne una ‘forte’. Roberto Carrozzo, Head of Intelligence & Data Minsait, ci ha dato qualche spunto di riflessione su quali siano i principi di un’AI etica. Che per lui si basano tre capisaldi: Uguaglianza, Dignità e Responsabilità.
Intelligenza artificiale etica, i tre pilastri per raggiungerla
Una grande minaccia o una speranza enorme? Michael Wooldridge smonta i castelli per aria di molti futuristi dicendo: “Ciò di cui l’intelligenza artificiale ha bisogno ora, più di ogni altra cosa, è un’iniezione di umiltà”.
Ad oggi non sappiamo se arriveremo mai a una intelligenza artificiale ‘forte’, capace di pensare come una persona. Ma la verità è in larga parte ignoriamo anche il potenziale di quella ‘debole’, che pure pervade tantissime sfere della società. Questo, tuttavia, non significa rinunciare a domande etiche sull’AI. Carrozzo di Minsait cita Giovanni Lo Storto, direttore generale dell’università LUISS di Roma, che dice che il nuovo umanesimo “non può rinunciare alla ricerca del significato profondo e dell’impatto della tecnologia, che spesso accettiamo acriticamente”.
Uguaglianza (oltre alla lotta ai pregiudizi)
Il primo concetto su cui Carrozzo riflette riguarda l’Uguaglianza. Ci spiega che: “Forse a causa della preminenza della ricerca statunitense, le obiezioni ai sistemi di IA hanno posto l’accento sulla non discriminazione, sulla correzione dei pregiudizi sulla base dell’etnia, del luogo di provenienza o del genere.“
Un esempio di questi problemi riguarda il sistema COMPAS (Correctional Offender Management Profiling for Alternative Sanctions), usato per valutare il rischio di recidiva dei detenuti. L’algoritmo del sistema aveva un evidente bias contro la popolazione afroamericana, suggerendo maggiori rischi a parità di altre variabili. E non l’ultimo caso: gli algoritmi riportano i pregiudizi dei programmatori.
Ma secondo Carrozzo, che loda questi sforzi per eradicare i pregiudizi dall’AI, “la giustizia algoritmica deve andare oltre“. Perché la non discriminazione non sempre vale quanto l’uguaglianza, per esempio non tenendo conto di come la povertà abbia un impatto enorme sulla giustizia sociale. La sfida quindi è davvero epocale: l’AI può essere uno strumento di vera uguaglianza, se sviluppato eticamente.
Dignità e responsabilità
Il secondo punto riguarda la Dignità, quel concetto che è “pietra angolare del nostro impegno” civile secondo le parole di insediamento del Presidente Sergio Mattarella. Un’intelligenza artificiale etica deve combattere disuguaglianza, esclusione, discriminazione e violenza, se punta davvero a creare un Umanesimo Digitale. La persona e la sua dignità devono restare al centro.
Infine, il concetto di Responsabilità. Perché la possibilità di subire le conseguenze delle proprie azioni è una prerogativa quando si parla di etica. Tuttavia, Carrozzo fa notare che senza un’AI ‘forte’ non potremmo davvero parlare di Responsabilità. Siamo ancora lontani da quell’innovazione: dobbiamo quindi fare in modo di attribuire la responsabilità dell’AI a chi lo utilizza e chi lo sviluppa. In questo senso si sta evolvendo anche la legislazione europea, che discute di accountability riversata sugli attori che danno forma all’IA.
Uguaglianza, Dignità e Responsabilità. Importanti quando si parla di AI quanto la più avanzata tecnologia. Perché, chiude Carrozzo: “I sistemi di intelligenza artificiale (o, piuttosto, alcuni degli apologeti dell’intelligenza artificiale) possono aver bisogno, come ha sottolineato Wooldridge, di un’iniezione di umiltà, ma ciò di cui tutti noi abbiamo certamente bisogno è un’iniezione di etica.“
Potete trovare maggiori informazioni su Minsait sul sito ufficiale.