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Google, super-multa UE di 4,3 miliardi: la risposta della Grande G

Dall’Unione Europea arriva una multa da record ai danni di Google. La società avrebbe infatti abusato della sua posizione dominante nel settore mobile, un’accusa che le costerà 4,34 miliardi di euro – la più grande sanzione mai inflitta dalla Commissione UE. La super-multa segue quella già irrogata lo scorso anno alla Grande G, una sanzione di 2,4 miliardi per aver danneggiato la libera concorrenza nel settore dello shopping online.

Insomma, l’episodio si ripete a distanza di un anno, ma questa volta il colosso di Mountain View risponde alle accuse di Bruxelles: è il CEO Sundar Pichai a rispondere.

Google: i motivi della multa UE da record

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Facciamo un piccolo passo indietro e analizziamo in breve le motivazioni che avrebbero spinto la Commissione UE a sanzionare ancora una volta Alphabet Inc..

Come spiegato dalla Commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, Google è stata oggetto di indagine sin dal 2015, quando Bruxelles ha rilevato ben tre tipi di restrizioni che la società del popolare motore di ricerca – e di Android, soprattutto – avrebbe applicato ai produttori di smartphone e agli operatori di rete. Per la precisione, Google:

  1. Ha imposto ai produttori di smmartphone di preinstallare l’applicazione di Google Search e il browser Chrome come condizione per concedere la licenza legata al marketplace di Google (Play Store).
  2. Ha pagato alcuni grandi produttori e operatori di rete mobili affinché essi preinstallassero esclusivamente l’app di Google Search sui loro device.
  3. Ha impedito ai produttori che desideravano preinstallare le sue applicazioni di vendere smartphone che avessero delle versioni alternative di Android non approvate da Google (le “Android forks”).

Così facendo, l’azienda statunitense avrebbe rafforzato la sua posizione dominante nel settore mobile impedendo alle altre società – in questo caso i grandi produttori di dispositivi mobili – di alimentare una corretta competizione, almeno nel mercato europeo. In quest’ultimo, stando alla ricerca di Gartner, nel 2017 Google ha registrato una quota dell’85,9% grazie alla vendita di circa 1,3 miliardi di dispositivi Android.

La più recente sanzione di 4,34 miliardi di euro è stata calcolata sulla base di una percentuale (10%) applicata sul valore delle entrate in Europa provenienti dai device Android. Google dovrà cambiare la sua policy entro 90 giorni, allo scadere dei quali potrebbe essere applicata un’ulteriore multa del 5% sui ricavi medi giornalieri di Alphabet.

Google: Sundar Pichai risponde alla Commissione UE

Alphabet Inc. non sembra particolarmente felice delle accuse provenienti da Bruxelles. Ecco dunque che è Sundar Pichai a rispondere, dichiarando che la compagnia farà ricorso contro la multa irrogata dall’Unione Europea. Ecco le parole del CEO di Google:

“La distribuzione gratuita della piattaforma Android, e della suite di applicazioni di Google, non è solo efficiente per i produttori di telefoni e per gli operatori, ma è anche un enorme vantaggio per gli sviluppatori e i consumatori. Se i produttori di telefoni e gli operatori di rete mobile non potessero includere le nostre applicazioni sui loro device, ciò stravolgerebbe l’equilibrio dell’ecosistema Android. Finora, il modello di business di Android ha fatto sì che non dovessimo far gravare sui produttori i costi della nostra tecnologia, o dipendere da un modello di distribuzione strettamente controllato”.

Parole che, come fa notare Mashable, non fanno altro che rinforzare la decisione presa poche ore fa dalla Commissione UE. Pichai sta infatti evidenziando come Google sia stata la prima a creare questa piattaforma e in che modo le sue numerose applicazioni preinstallate sui telefoni abbiano semplificato le vite di tutti gli utenti. Pinchai, dunque, aggiunge:

“Un ecosistema Android sano e fiorente è nell’interesse di tutti e abbiamo dimostrato che siamo disposti a fare dei cambiamenti. Ma siamo preoccupati che la decisione di oggi stravolgere il delicato equilibrio che abbiamo ottenuto con Android, e che questo invii un segnale preoccupante in favore dei sistemi proprietari a dispetto delle piattaforme aperte”.

Seguiremo attentamente i prossimi sviluppi per scoprire in che modo Google agirà nei confronti della sanzione inflitta dall’Unione Europea.

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