Le aziende europee iniziano a valutare l’abbandono dei servizi cloud di Amazon, Google e Microsoft. La crescente incertezza politica negli Stati Uniti, legata soprattutto alla seconda amministrazione targata Donald Trump, alimenta le preoccupazioni su sicurezza e accesso ai dati. Tuttavia, il distacco dalle big tech americane si preannuncia complesso, mentre in Europa le aziende cercano alternative al cloud USA.
Il timore di un’arma a doppio taglio: l’Europa riconsidera i cloud USA
Negli ultimi mesi, diversi governi europei hanno manifestato l’intenzione di ridurre la dipendenza dai colossi tecnologici americani. Lo scorso 18 marzo, la Camera dei Rappresentanti dei Paesi Bassi ha approvato otto mozioni che esortano il governo a favorire alternative europee ai cloud statunitensi. Pochi giorni prima, oltre 100 organizzazioni hanno firmato una lettera aperta chiedendo maggiore indipendenza tecnologica per il continente.
“C’è un’enorme voglia in Europa di ridurre i rischi legati alla dipendenza dalle aziende tecnologiche statunitensi”, afferma Marietje Schaake, ex deputata del Parlamento europeo e oggi ricercatrice presso lo Stanford Cyber Policy Center. Secondo Schaake, i governi temono che i servizi digitali possano essere “usati come arma contro gli interessi europei”.
Alcuni fornitori di cloud europei segnalano un aumento dell’interesse da parte di aziende desiderose di lasciare i giganti americani. Mathias Nöbauer, CEO del provider svizzero Exoscale, riferisce che nuovi clienti hanno espresso la volontà esplicita di “allontanarsi dagli hyperscaler statunitensi per via della situazione politica”. In particolare, società danesi avrebbero citato le dichiarazioni dell’amministrazione Trump sulla Groenlandia come un segnale di inaffidabilità.
Anche Joakim Öhman, CEO del provider svedese Elastx, conferma questa tendenza. “C’è una preoccupazione crescente per l’incertezza generale. Dal punto di vista europeo, gli Stati Uniti non sembrano più essere dalla nostra parte”, osserva. La questione riguarda non solo il controllo diretto dei dati, ma anche l’accesso che le autorità statunitensi potrebbero avere sulle informazioni archiviate nei cloud d’oltreoceano.
Le incognite legali e il CLOUD Act
Uno dei motivi di preoccupazione per le aziende in Europa è il CLOUD Act, una legge che consente alle forze dell’ordine USA di richiedere dati archiviati anche su server al di fuori degli USA. La recente decisione di Trump di licenziare tre membri democratici del Privacy and Civil Liberties Oversight Board ha aumentato l’incertezza sulla protezione dei dati transatlantici. Insomma: per molte aziende questa instabilità giuridica è un segnale d’allarme.
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“La privacy è un diritto, non un privilegio”, afferma Dave Cottlehuber, fondatore della società austriaca SkunkWerks, che ha deciso di spostare tutti i suoi server su cloud europei. Secondo lui, il passaggio è stato più semplice per una piccola impresa, ma rappresenta comunque “un atto di principio” contro l’attuale scenario politico.
Dal canto loro, i colossi del cloud USA minimizzano il fenomeno e le preoccupazioni presenti in Europa. Harry Staight, portavoce di Amazon Web Services (AWS), sostiene che “non è corretto” affermare che i clienti stiano abbandonando AWS per alternative europee. “I nostri clienti controllano dove conservano i loro dati e come vengono crittografati”, aggiunge, assicurando che le soluzioni di AWS garantiscono il massimo livello di sovranità digitale. Google e Microsoft hanno scelto di non commentare la vicenda.
La migrazione in Europa di dati archiviati nei cloud USA è tutt’altro che semplice
Nonostante le prime migrazioni, il passaggio dai cloud statunitensi a quelli europei richiederà del tempo. Steffen Schmidt, CEO di Medicusdata, azienda che fornisce servizi di sintesi vocale per il settore sanitario, racconta che i suoi clienti richiedono sempre più spesso “garanzie sulla residenza dei dati“. Da gennaio 2025, alcuni servizi di Medicusdata sono stati trasferiti a Exoscale, ma il processo rimane complesso.
Bert Hubert, imprenditore ed ex regolatore governativo, evidenzia il problema della scala: “Se sei immerso nell’ecosistema cloud degli hyperscaler, farne a meno diventa difficile”. Gli Stati Uniti offrono infrastrutture avanzate e consolidate, mentre l’Europa fatica a proporre alternative altrettanto efficienti. “Noi vendiamo molto legname di qualità, ma non altrettanti mobili”, commenta Hubert con una metafora (decisamente legnosa)..
Insomma, l’attuale crisi di fiducia potrebbe trasformarsi in un’opportunità per il settore cloud europeo. Schaake suggerisce che investimenti mirati e una strategia di “Europe first” potrebbero stimolare la crescita di un’alternativa robusta.
“Il cambiamento nella politica statunitense è evidente e tangibile”, afferma. “Ora l’Europa deve dimostrare la stessa leadership vista in ambito difensivo per dare concretezza a queste ambizioni”.
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