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Il dottorato di ricerca come opportunità per le aziende. Secondo l’ultimo rapporto AlmaLaurea offre più possibilità lavorative

In aumento il tasso di occupazione rispetto al periodo pre-pandemico con livelli occupazionali dei dottori di ricerca decisamente più elevati di quelli registrati tra i laureati di secondo livello e retribuzioni più alte

Il 13 settembre 2022 si è tenuta presso l’Università di Camerino la conferenza per presentare il VII Rapporto AlmaLaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei dottori di ricerca. Presenti alla tavola rotonda personalità come il Rettore dell’Università di Camerino e Componente del Consiglio di Amministrazione di AlmaLaurea Claudio Pettinari. La presentazione del Rapporto 2022 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Dottori di ricerca è stata condotta dalla Direttrice di AlmaLaurea, Marina Timoteo.

Cioè che è emerso è che il dottorato di ricerca è un ottimo investimento per la formazione professionale e per le possibilità di impiego future. Inoltre, si tratta di un fattore importante per la crescita territoriale. Il dato che più spicca però riguarda il tasso d’impiego e la retribuzione: i dottori guadagnano di più dei semplici laureati e hanno maggiori possibilità di occupazione.

Rapporto AlmaLaurea 2022 sulla condizione occupazionale dei dottori di ricerca

Il Rapporto 2022 sul profilo e la condizione dei dottori di ricerca di molti Atenei, si basa su una rilevazione che coinvolge circa 5000 dottori di ricerca del 2021.

Le prospettive occupazioni sono molto positive. Il dottorato apre molte più possibilità in termini di lavoro. Infatti, a un anno dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca, il tasso di occupazione è pari al 90,9%. I livelli occupazionali dei dottori di ricerca risultano decisamente più elevati di quelli registrati tra i laureati di secondo livello. La conferma che la formazione post-laurea rappresenta un valore aggiunto e una tutela contro la disoccupazione.

Le aziende hanno buoni motivi per preferire un dottore in ricerca: le competenze sono maggiori, l’esperienza è più matura. Spesso i dottori hanno anche un’ottima padronanza della lingua e capacità di scrittura, di discorso e analisi elevate.

Le professioni post dottorato di ricerca

Le intenzioni professionali, dopo il dottorato di ricerca, variano significativamente in base all’area disciplinare. In generale il 39,1% pensa di intraprendere la carriera accademica, in Italia o all’estero. Il 15,0% vorrebbe ricoprire una posizione di alta professionalità alle dipendenze, nel settore pubblico o privato.

I dati mostrano quali sono poi le effettive occupazioni. L’82,8% degli occupati svolge una professione intellettuale, scientifica e di elevata specializzazione. In particolare, il 43,8% è un ricercatore o tecnico laureato nell’università, mentre il restante 39,0% svolge un’altra professione intellettuale, scientifica e di elevata specializzazione.

Naturalmente esiste una forte connessione tra professione svolta e area disciplinare in cui il titolo di dottore è stato conseguito.

L’analisi di genere mostra una maggiore diffusione di professioni a elevata specializzazione tra gli uomini (84,2%) rispetto alle donne (81,4%). Dai dati AlmaLaurea emerge con forza la sottorappresentazione delle donne in ambito accademico.

Il dottorato di ricerca è tradizionalmente pensato come bacino di reclutamento per i futuri ricercatori e docenti universitari. Tuttavia, a causa delle scarse opportunità di collocamento, i dottori di ricerca si rivolgono verso occupazioni al di fuori del mondo accademico. I dati Istat più recenti (2018) mostrano che solo il 28% dei dottori di ricerca rimane all’interno dell’università.

La retribuzione dei dottori

I livelli retributivi dei dottori di ricerca sfiorano, nel 2021, i 1.800 euro mensili netti, in aumento del 3,1% rispetto a quanto rilevato nel 2019. Anche in termini retributivi i dottori di ricerca risultano avvantaggiati rispetto ai laureati di secondo livello.

L’analisi per area disciplinare evidenzia forti differenziazioni nelle retribuzioni percepite: in particolare, le retribuzioni più elevate sono dichiarate dai dottori di ricerca in Scienze della vita (1.966 euro) e Ingegneria (1.791 euro).

In termini di differenze di genere, gli uomini percepiscono una retribuzione del 7,6% più elevata rispetto alle donne (1.849 rispetto a 1.719 euro). Tale divario è confermato in tutte le aree disciplinari. Altro dato emerso riguarda la sede di lavoro. Infatti, la retribuzione mensile netta è pari, in media, a 1.699 euro per coloro che lavorano in Italia e a 2.324 euro per gli occupati all’estero.

Il Rapporto AlmaLaurea sul profilo e la condizione dei dottori di ricerca

Ciò che emerge dal report è un’Italia con un numero di dottori di ricerca che è pari allo 0,5% della popolazione in età lavorativa. In confronto al resto del mondo, il Belpaese si colloca in fondo alla classifica. Negli ultimi anni, tra l’altro, il numero di dottori di ricerca in Italia è andato diminuendo. Come evidenziato nel Rapporto ADI del 2019, la riduzione è dovuta al calo del numero di posti banditi senza borsa di studio, anche se nei prossimi anni il PNRR punta ad incrementare gli investimenti.

Rapporto 2022 sul profilo dei dottori di ricerca: i risultati in primo piano

Nel report, i dottori di ricerca del 2021 sono stati suddivisi in cinque aree disciplinari: il 27,6% dei dottori di ricerca fa parte dell’area di Scienze della vita, il 22,9% dell’area di Ingegneria, il 19,1% dell’area delle Scienze di base, il 16,8% dell’area delle Scienze umane e, infine, il 13,6% dell’area delle Scienze economiche, giuridiche e sociali.

Le linee guida del PNRR confermano la crescente attenzione verso i dottorati innovativi che puntano a una migliore integrazione della ricerca con i bisogni del sistema produttivo nazionale, con i contesti internazionali. Sono stati istituiti negli ultimi anni dottorati mirati alle nuove tematiche come green economy, energia sostenibile e altri temi importanti per lo sviluppo nazionale e globale. Fra 4 anni si potranno cogliere i primi risultati, sia a livello di formazione che di ricerca che potrà dare le risposte che servono alla società.

Inoltre, il 7,9% dei dottori del 2021 svolto un dottorato industriale o in alto apprendistato, ovvero un dottorato in collaborazione con le imprese. Questa forma di dottorato di ricerca è più diffusa nell’area di ingegneria e nelle scienze di base. I dottorati industriali si inseriscono tra i dottorati innovativi che vedranno già a partire dal 2022 un finanziamento da parte del PNRR.

La questione di genere del dottorato di ricerca

L’indagine dice che tra i dottori di ricerca del 2021 le donne rappresentano il 49,1%. Tuttavia, il confronto con i laureati di secondo livello coinvolti nell’indagine di AlmaLaurea conferma che più si sale nella scala dell’istruzione e meno sono le donne: tra i laureati, infatti, le donne sono il 59,4%.

Inoltre, distintamente per area disciplinare si nota che la presenza femminile è inferiore nelle discipline STEM. Più nel dettaglio, la quota femminile nel dottorato di ricerca è inferiore al 50% nell’area delle Scienze di base e di Ingegneria. La maggiore presenza femminile è confermata in tutte le aree disciplinari, eccetto l’area STEM.

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Provenienza socio-culturale

Dal rapporto AlmaLaurea si evince che per l’investimento in formazione post laurea c’è una forte selezione sulla base del contesto socio-culturale della famiglia di appartenenza. Rispetto ai laureati di secondo livello del 2021, infatti, è nettamente più elevata la quota dei dottori di ricerca che provengono da famiglie con almeno un genitore laureato. Una larga fetta dei dottorando proviene da famiglie di estrazione elevata e da contesti culturalmente ed economicamente più avvantaggiati.

Questo indica un problema su cui il sistema deve intervenire: ci sono ancora troppe disuguaglianze in termini di accesso allo studio e opportunità. Spesso il dottorato di ricerca è visto come un investimento che solo chi ha possibilità economiche può permettersi.

Servizi e comodità per i dottorati

Un tema emerso alla tavola rotonda è quello dei servizi e le comodità offerti ai dottorandi. Infatti, anche se le università offrono ottimi piani di studio e programmi molto allettanti, spesso gli studenti si trovano scoraggiati dalla mancanza di strutture di supporto. Queste possono essere gli alloggi, i mezzi di trasporto, i laboratori ma anche servizi per la vita privata. Offrire strutture per facilitare la vita del dottorando è un motivo di attrazione per gli atenei. Tutto sommato però il 65,7% dei dottori di ricerca del 2021 dichiara che ripeterebbe la propria scelta di dottorato e di ateneo.

Un elemento importante da mettere in luce però riguarda chi, potendo tornare indietro, seguirebbe un dottorato all’estero. Infatti, il 17,2% dei dottorandi ha la percezione che gli atenei esteri rappresentino un’alternativa migliore rispetto a quelli italiani.

Quello che è emerso dalla presentazione del Rapporto AlmaLaurea 2022 è che il dottorato di ricerca è un ottimo investimento per la vita professionale. Certo, ci sono ancora forti disuguaglianze in termini socio-culturali e di genere. Però è evidente che le aziende apprezzino sempre di più dottori e dottoresse, rispetto ai laureati.

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Martina Ferri

Sono laureata in filosofia, gattara, vegetariana e vesto sempre di nero. Ora che vi ho elencato i motivi per cui potrei sembrare noiosa, posso dirvi che amo la musica, i libri, la fotografia, la pizza, accamparmi in tenda vicino al main stage di qualche festival! Che dite, ho recuperato?

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