Il divario di produttività tra i Paesi nordamericani e gli altri membri del G7 è aumentato in modo significativo, passando dal 18% nel 2001 al 35% nel 2023. Questo trend rischia di compromettere la capacità di sostenere le economie emergenti, specialmente quelle africane, in un contesto globale segnato da crisi geopolitiche e difficoltà economiche.
Il crescente divario di produttività nel G7
Negli ultimi anni, l’economia globale ha affrontato sfide significative, tra cui conflitti geopolitici e problemi di approvvigionamento. Questi fattori hanno aggravato l’inflazione e il debito, specialmente nei Paesi più vulnerabili. Secondo un rapporto di Confindustria e Deloitte, il divario di produttività tra i Paesi nordamericani e gli altri membri del G7 è cresciuto dal 18% del 2001 al 35% del 2023.
Questa disparità potrebbe indebolire la capacità del G7 di sostenere i Paesi meno sviluppati, in particolare quelli africani, già gravati da un pesante debito estero. Molti di questi Paesi dedicano una parte significativa delle entrate statali al servizio del debito, a scapito di investimenti in settori chiave come la sanità e l’istruzione.
Le sfide per i Paesi in via di sviluppo
I Paesi africani, in particolare, sono tra i più colpiti dal crescente divario di produttività nel G7. La conferenza G7 in corso a Pescara mira a discutere soluzioni per supportare lo sviluppo di queste economie. Tuttavia, come rileva Barbara Cimmino di Confindustria, meno del 6% degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) è sulla buona strada per essere raggiunto in Africa entro il 2030. L’industrializzazione e lo sviluppo di catene di approvvigionamento interne sono visti come chiavi per migliorare la resilienza di questi Paesi.
Per invertire questo trend negativo, i Paesi del G7 devono concentrarsi su iniziative strategiche. Tra queste, la transizione digitale e green, la sicurezza alimentare e l’innovazione sanitaria sono considerate priorità. La Partnership for Global Infrastructure and Investment ha già promesso investimenti significativi per sviluppare infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo, con un focus particolare sull’Africa.
Partnership for Global Infrastructure and Investment
Attualmente, il G7 ha destinato 600 miliardi di dollari attraverso la Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII). Si tratta di un piano che prevede investimenti infrastrutturali nei Paesi in via di sviluppo, con l’Africa in cima alla lista delle priorità. Tuttavia, a oggi, è stato utilizzato solo il 5% di questo fondo. Le aree chiave includono l’energia green e lo sviluppo di infrastrutture tecnologiche. Il continente africano ha un grande potenziale per la produzione di energia rinnovabile, ma necessita di investimenti in tecnologia e formazione digitale per sostenere la sua crescita.
Il secondo punto riguarda la sicurezza alimentare. Il G7 punta a favorire l’agricoltura sostenibile per migliorare la produzione locale e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Il continente africano è particolarmente vulnerabile alle crisi alimentari, esacerbate dai cambiamenti climatici. Promuovere l’uso di tecnologie innovative in agricoltura può migliorare l’efficienza e la resilienza dei raccolti, contribuendo alla stabilità economica e sociale della regione.
L’Africa ha anche bisogno di rafforzare il suo settore sanitario. Quest’ultimo è un aspetto su cui il G7 sta puntando attraverso l’innovazione e la produzione locale di vaccini. Il gruppo dei sette ha promesso di finanziare il Fondo pandemico con almeno 2 miliardi di dollari per potenziare la capacità di risposta a future emergenze sanitarie. La produzione di vaccini in loco ridurrebbe la dipendenza dalle forniture internazionali e migliorerebbe l’accesso ai farmaci essenziali per milioni di persone.
Un aspetto rilevante è il ritiro graduale della Cina dagli investimenti in Africa. Nonostante sia tuttora il maggiore creditore della regione, con oltre 100 miliardi di dollari di prestiti, il flusso netto di capitali cinesi verso il continente si prevede diventerà negativo entro il 2025. Questo scenario offre al G7 una finestra strategica per aumentare la sua presenza economica in Africa. Più risorse destinate a infrastrutture e formazione digitale potrebbero aiutare a colmare il vuoto lasciato dalla Cina.
Infine, un altro punto essenziale per lo sviluppo dell’Africa riguarda l’istruzione. Attualmente, solo circa il 9% della popolazione africana in età universitaria è iscritta a corsi di laurea. Per sbloccare il potenziale del continente e favorire una crescita sostenibile, i G7 dovrebbero continuare a investire nella formazione delle competenze, con particolare attenzione ai settori digitali e tecnologici. Migliorare i tassi di iscrizione e la qualità dell’istruzione risulta cruciale per garantire il successo a lungo termine degli investimenti.
I commenti degli esperti sul divario di produttività
Il G7 si ritrova quindi ad affrontare una sfida cruciale nel ridurre il crescente divario di produttività e nel supportare le economie emergenti. Se non invertito, questo trend potrebbe ostacolare il progresso globale verso obiettivi di sviluppo sostenibile. Una collaborazione continua e mirata è essenziale per garantire un futuro di crescita inclusiva e sostenibile per tutti.
Ecco come Barbara Cimmino, Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione Investimenti di Confindustria, ha commentato gli allarmanti dati:
“In un panorama globale incerto e in rapida evoluzione, i paesi del G7 hanno un ruolo fondamentale nel promuovere politiche efficaci di sviluppo sostenibile e cooperazione internazionale. I paesi G7 non stanno avanzando alla velocità che dovrebbero per realizzare l’Agenda 2030, mostrano progressi disomogenei nel raggiungimento degli SDGs con impatti anche al di fuori dei propri confini. Rendere il commercio e gli investimenti motori di una crescita sostenibile orientata agli SDGs nei Paesi meno sviluppati, in particolare in Africa, è un imperativo collettivo: come riporta UNDP, meno del 6% dei 32 obiettivi misurabili – su un totale di 169 – è sulla buona strada per essere raggiunto entro il 2030 in Africa. Dei rimanenti, 21 devono essere ancora raggiunti e per 8 è necessario invertire le tendenze negative. Questi obiettivi possono essere meglio raggiunti se vengono istituiti e attuati solidi partenariati pubblico-privati per lo sviluppo, favorendo l’industrializzazione e l’ampliamento delle catene di approvvigionamento interne di queste economie per incrementare la loro resilienza, aumentare il livello di innovazione, migliorare la creazione di posti di lavoro e favorire l’integrazione delle loro produzioni nel mercato globale”
Queste invece le parole di Andrea Poggi, Innovation Leader per Deloitte Italia e capo delegazione B7 per Deloitte:
“I G7 sono in un momento cruciale nell’affrontare le sfide dei Paesi in via di sviluppo, specialmente in Africa. Gli eventi geopolitici, dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, hanno intensificato l’instabilità economica globale, aggravando inflazione e pressioni sul debito. Allo stesso tempo, i Paesi del G7 stanno registrando un crescente divario di produttività rispetto a quelli del Nord America, dal 18% del 2021 al 35% del 2023, oltre a una crescita annua prevista dal 2023 al 2025 inferiore rispetto ai restanti paesi del G20 (2,2% contro 4,4%), aumentando la complessità per i G7 nel guidare un progresso globale sostenibile. Per invertire questi trend negativi e preservare la leadership nello sviluppo globale, i G7 devono focalizzarsi su iniziative strategiche che assicurino competitività e sicurezza economica tramite cooperazione, continuando quindi a sviluppare principi democratici ed etici di mercato. È quindi più che mai essenziale promuovere uno sviluppo sostenibile nelle economie in via di sviluppo a beneficio di tutta l’economia e la società globale, concentrandosi su tre priorità chiave: transizioni digitali e green, sicurezza alimentare e innovazione dei sistemi sanitari. In questo contesto si inseriscono le iniziative G7 rivolte ai Paesi africani, come l’Energy for Growth in Africa, l’Apulia Food Systems Initiative e il Pandemic Fund. Sebbene tali impegni riflettano la dedizione dei G7 verso una crescita globale inclusiva, il successo dipenderà da investimenti costanti, azioni coordinate e una visione a lungo termine che affronti le cause del sottosviluppo. L’efficacia delle strategie di sviluppo richiede anche riforme dei sistemi educativi, supportando l’accesso alle materie STEM, soprattutto per donne e giovani, promuovendo l’iscrizione scolastica superiore, considerando che solo il 9% della popolazione africana è impegnata in percorsi universitari. Una collaborazione inclusiva, sia tra i Paesi del G7 che con quelli in via di sviluppo, ispirata all’innovazione, focalizzata su ambiti specifici e basata su eterogeneità e multidisciplinarità, rappresenta la condizione imprescindibile per rafforzare la competitività dei G7 e promuovere una crescita etica e sostenibile a livello globale, partendo dai Paesi in via di sviluppo”
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