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Supply chain: 3 aziende su 4 investono nella digitalizzazione

Catene d'approvvigionamento sempre più tech, ma la sicurezza informatica allarma l'88% degli operatori

Negli ultimi anni tra crisi pandemica, crisi geopolitica e aumento del costo delle materie prime, la resilienza delle supply chain è stata messa a dura prova. Secondo il report di Deloitte “Meeting the challenge of supply chain disruption” nell’ultimo anno e mezzo, l’80% delle aziende ha subìto interruzioni sulla catena di approvvigionamento e il 50% ha affermato di aver avuto ripercussioni significative sulla produttività aziendale e sui profitti.
Dato che l’obiettivo primario delle organizzazioni è di aumentare l’efficienza riducendo i costi, 3 aziende su 4 stanno aumentando gli investimenti sulla digitalizzazione della propria supply chain, ma la cybersecurity allarma l’88% di loro. Nel frattempo, si stanno delineando 7 tendenze verso cui andrà il settore.

Digitalizzazione della supply chain: tra fiducia nella tecnologia e preoccupazioni

In uno scenario globale dove la supply chain viene continuamente revisionata e ridisegnata, la sfida del futuro è raggiungere un modello di catena d’approvvigionamento più resiliente, smart e sostenibile.
Secondo la ricerca MHI Annual Industry Report 2023, il 74% delle aziende aumenterà i propri investimenti nei confronti di questa tecnologia, con oltre un milione di dollari a budget nei prossimi due anni per il 90% di loro. Come risultato si vedrà un’importante crescita globale del settore della digitalizzazione della supply chain.

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Su cosa si investirà maggiormente?

Sempre secondo il report di MHI, nei prossimi 5 anni, le adozioni di nuovi tool per l’ottimizzazione dell’inventario e della rete di logistica e distribuzione saranno i principali investimenti. Seguiranno le tecnologie cloud e gli strumenti per l’identificazione automatica, come RFID e barcoding. Mentre le tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale e la blockchain, resteranno qualche passo indietro, poiché nell’arco dei 5 anni, si stima che verranno utilizzate rispettivamente dal 73% e 68% delle aziende.

Uno dei punti focali su cui si baserà la digitalizzazione della supply chain sarà la gestione dei dati. Come spiega Luca Musso, CTO di Primeur Group, azienda multinazionale italiana leader nella tecnologia della data integration: “La data integration sarà parte fondamentale della supply chain del futuro. Le aziende si trovano a dover gestire dati che arrivano da fonti eterogenee poiché ogni entità coinvolta utilizza le proprie applicazioni e quindi produce o necessita di ricevere dati in un determinato formato”.
Musso prosegue evidenziando una delle maggiori criticità che affrontano le aziende: “Pensiamo solamente al fatto che, secondo il report State of Supply Chain Management 2022, l’80% delle aziende non riesce a tracciare digitalmente il movimento delle proprie merci”. Dunque serve un nuovo approccio per accelerare la trasformazione digitale della supply chain.
Un corretto reperimento e utilizzo dei dati sarà cruciale per poter migliorare lo scambio di informazioni sia all’interno dell’organizzazione, sia con i partner commerciali. Per questo motivo, è necessaria una tecnologia che permetta di centralizzare e monitorare la trasformazione delle informazioni per poi convertirle nel formato più funzionale.

Obiettivi e criticità

Tra continua evoluzione e incognite, le aziende che operano nella supply chain pianificano le priorità a breve termine. In particolare, secondo il “PwC Digital Trends in Supply Chain Survey 2022“, l’aumento dell’efficienza e la riduzione dei costi della supply chain sono ritenute le priorità più urgenti. Seguono a pari livello il rinnovo delle competenze digitali della forza lavoro e le iniziative di corporate social responsibility e sostenibilità.

In parallelo agli obiettivi, le aziende rendono note anche le loro preoccupazioni. Ad allarmare quasi la metà degli operatori sono i costi delle spedizioni, seguiti dai problemi inerenti ai fornitori che faticano a soddisfare le domande degli ordini, traducendosi quindi in un’incapacità di adempiere ai contratti in corso.

Sebbene le tecnologie digitali sono considerate come fattori fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di resilienza delle supply chain, secondo il report di Deloitte l’88% delle aziende nutre preoccupazioni in merito a questioni di sicurezza informatica, quali furto di dati o di proprietà intellettuale, sicurezza delle informazioni legali e finanziarie. Questo a causa della fragilità dell’ecosistema di sicurezza della supply chain.

I 7 trend che marcheranno il futuro della digital supply chain

Un’analisi condotta da Espresso Communication per Primeur sulle principali testate internazionali mostra le 7 tendenze di questo settore nel futuro.
Trend n. 1 – “Bullwhip effect“, detto anche effetto Forrester: un effetto frusta che indica un incremento della variabilità della domanda alla base della supply chain. Una piccola variazione a inizio della catena provoca un effetto amplificato all’altra estremità.
Trend n. 2 – “Servitization“: indica come le nuove tecnologie digitali permetteranno la valorizzazione della componente del servizio offrendo un prodotto a maggior valore per tutta la filiera.
Trend n. 3 – “Data integration“: secondo la ricerca di IBM “The resilient digital supply chain“, il 73% delle aziende pensa che l’integrazione dei dati da fonti differenti sia l’aspetto principale per costruire una mentalità data-driven per tutta la catena e dunque ottenere una supply chain più smart.
Trend n. 4 – “Colletti azzurri“: il confine tra colletti blu e bianchi diventerà sempre più sottile e sfumato, poiché nelle future operazioni di produzioni e di supply chain si avrà bisogno di competenze sia fisiche che tecnologiche.
Trend n. 5 – “Allarme cybersicurezza“: i criminali informatici utilizzeranno strategie sempre più sofisticate per bucare i sistemi delle supply chain, le quali offrono diverse opportunità per introdursi nella rete tramite le apparecchiature di magazzino o dispositivi IoT.
Trend n. 6 – “ESG” (Environmental, Social and Governance): riguarda i regolamenti e i cambiamenti normativi nei diversi paesi, citando anche il rischio connesso ai fornitori, quali inquinamento ambientale, corruzione, ecc. e la creazione di report ESG affidabili.
Trend n. 7 – “Friend shoring“: riferito alla costruzione di legami commerciali con paesi di ugual pensiero e geograficamente vicini. Le tensioni geopolitiche stanno rendendo più scettiche le nazioni sulla cooperazione internazionale. Diverse, infatti, sono quelle che stanno adottando strategia di autosufficienza nella fornitura di materiali e nella produzione.

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Katalin Negretti

Artista, divulgatrice culturale e preparatrice sportiva. Si nutre di videogiochi, fumetti, cinema e attività outdoor, non disdegnando qualsiasi cosa la possa sfamare culturalmente.

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