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Report di Deloitte sull’Intelligenza Artificiale: 4 aziende su 10 investiranno in AI nei prossimi 3 anni

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L’Intelligenza Artificiale è sempre più presente nelle nostre vite, ma come la percepiscono gli italiani e come la stanno adottando le imprese del nostro Paese? Quali sono le principali applicazioni e i benefici che l’AI può offrire? Quali sono invece i rischi e le barriere che ne ostacolano lo sviluppo? A queste e altre domande ha cercato di rispondere la ricerca di Deloitte sull’Intelligenza Artificiale in Italia, presentata in anteprima durante l’Innovation Summit che si è tenuto al MAXXI di Roma. Il report completo sarà pubblicato a gennaio 2024.

“Per garantire uno sviluppo etico e sicuro dell’Intelligenza Artificiale è necessario costruire una collaborazione pubblico-privato capace di garantirne una governance improntata al rispetto dei criteri ESG. Una priorità assoluta che sottolineiamo come Deloitte, ma che emerge con chiarezza anche dalla nostra ricerca: secondo il 70% delle imprese intervistate la collaborazione fra attori pubblici e privati sarà imprescindibile per delineare un quadro normativo equo ed efficace”, ha affermato Fabio Pompei, CEO di Deloitte Central Mediterranean (DCM).

Il report Deloitte sull’Intelligenza Artificiale

La ricerca ha coinvolto un campione di cittadini e di aziende italiane, per sondare il loro sentiment e le loro aspettative sull’AI. Tra i risultati più interessanti, emerge che gli italiani sono incuriositi ma anche preoccupati da questa tecnologia, che vorrebbero vedere impiegata soprattutto in ambito sanitario (38%) e nella semplificazione delle pratiche burocratiche (31%). C’è anche chi si dice disposto a “fare amicizia” con un’intelligenza artificiale (41%), mentre altri lo considerano “inquietante” (28%).

Le imprese italiane, invece, mostrano una maggiore consapevolezza e una maggiore propensione all’adozione dell’AI. Il 59% delle aziende intervistate ha già sperimentato qualche soluzione AI, soprattutto per l’automazione, l’ottimizzazione e la gestione dei processi (38%), l’analisi dei dati (16%) e l’analisi e la gestione dei rischi (15%). Il 40% prevede di investire in AI nei prossimi tre anni, mentre il 35% è già pronto alla implementazione.

Solo il 41% delle aziende non ha mai fatto alcun uso di applicazioni AI. Il principale ostacolo che frena le imprese italiane è il costo elevato di questa tecnologia, che risulta ancora proibitivo per il 66% delle aziende. Tuttavia, il 53% delle imprese confida in una riduzione dei costi nel medio periodo, che potrebbe favorire una maggiore diffusione dell’AI.

Il concetto di Intelligenza Simbiotica

Per promuovere un’adozione responsabile e sostenibile dell’AI, Deloitte propone il concetto di Intelligenza Simbiotica, ovvero una forma di collaborazione tra l’uomo e la macchina che valorizzi le rispettive capacità e competenze, senza sostituirsi o sopraffarsi a vicenda. Per realizzare questa visione, Deloitte si impegna su tre fronti: la formazione e la sensibilizzazione, attraverso il Deloitte AI Institute, un istituto di ricerca sull’AI che verrà lanciato in Italia nelle prossime settimane, e l’AI Demystification Program, un programma di formazione per le oltre 12 mila persone di Deloitte in Italia; la governance, basata su poche ma forti regole etiche, supportate da politiche industriali e di sviluppo. 

A tal proposito, Deloitte ha sviluppato e adottato “Trustworthy AI”, un framework che promuove un’adozione dell’AI responsabile, affidabile e conforme alle normative; la progettazione di soluzioni simbiotiche “by design”, che deve essere svolta da team multidisciplinari e preceduta da una valutazione ex-ante di tutti gli impatti dell’adozione dell’AI.

“Per gestire al meglio la rivoluzione innescata dall’AI e coglierne appieno i frutti, è importante andare oltre “l’artificiale” e investire sul raggiungimento di una forma di Intelligenza: l’Intelligenza Simbiotica, in cui il rapporto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale entra in una nuova fase, una joint venture governata dall’uomo  che ci permetta di sfruttare le migliori qualità di entrambe le forme di intelligenza creando valore positivo per la società avanzando verso un futuro etico e sostenibile. Quello dell’Intelligenza Simbiotica è un vero e proprio approccio strategico e anche un concreto modus operandi, che prevede precise azioni da parte dei diversi attori del nostro sistema socioeconomico per realizzarla e quindi affrontare al meglio questa straordinaria rivoluzione riducendone i rischi”, commenta Andrea Poggi, Innovation Leader di Deloitte Central Mediterranean (DCM).

Le imprese italiane e l’Intelligenza Artificiale: investimenti, benefici e sfide

La ricerca ha evidenziato che il 40% delle aziende italiane prevede di aumentare gli investimenti in AI nei prossimi tre anni, con l’obiettivo di migliorare il data management (49%), lo sviluppo di prodotti e servizi (45%) e i sistemi software (41%). Solo il 10% degli investimenti, invece, sarà destinato alla formazione del capitale umano, mentre il 5% potrà portare a operazioni di M&A, come acquisizioni, joint-venture, partnership e alleanze strategiche.

I benefici che le aziende si aspettano di ottenere con l’AI sono principalmente una maggiore efficienza e produttività (45%) e una riduzione dei costi (40%). Altri vantaggi che le aziende ricercano sono l’abilitazione di nuovi modelli di business (23%), la maggiore reattività ai cambiamenti esterni (20%) e il miglior controllo e gestione dei rischi (20%). Le aree aziendali che potrebbero trarre il maggior valore dall’AI sono le operations (49%), l’amministrazione e il controllo di gestione (34%), le infrastrutture e sistemi IT (30%), il settore sales (17%) e il comparto R&D e innovazione (13%).

Tuttavia, le aziende italiane incontrano anche molte barriere nell’implementazione dell’AI, tra cui la mancanza di conoscenze e competenze tecniche (40%), l’incompatibilità tecnologica con i sistemi attuali (37%) e la carenza di risorse finanziarie (31%), che nel caso delle aziende del Sud sale al 47%. Altri ostacoli sono la difficoltà nella raccolta e gestione dei dati (27%) e il grado di maturità del mercato/settore di riferimento (17%).

Il report di Deloitte sull’Intelligenza Artificiale in Italia: uno sguardo al futuro

L’evoluzione e le prospettive dell’AI in Italia dipendono anche dal quadro normativo e dalla collaborazione tra pubblico e privato. Il 71% delle aziende ritiene che l’AI sia una tecnologia di lungo periodo e il 66% fa notare che il costo dell’AI è ancora proibitivo per la maggior parte delle aziende italiane. Tuttavia, il 53% confida in una riduzione dei costi nel medio periodo, grazie a economie di scala, sinergie, guadagni di efficienza e produttività. Il 70% delle aziende concorda sul fatto che la collaborazione tra pubblico e privato sia imprescindibile per delineare un quadro normativo equo ed efficace sull’AI.

Inoltre, il 68% conviene che per garantire uno sviluppo etico e responsabile sia fondamentale regolamentare la tecnologia AI fin dalle prime fasi della progettazione. Il 59% sottolinea l’importanza delle competenze delle persone all’interno delle imprese, mentre il 33% indica come prioritaria la formazione di ricercatori e sviluppatori di algoritmi AI su problematiche etiche. Il 31%, invece, pone l’accento sull’importanza di una maggiore trasparenza sui meccanismi di funzionamento dell’AI.

La ricerca di Deloitte ha esplorato anche gli ambiti di applicazione dell’AI per la sostenibilità ambientale, che suscitano il maggiore interesse delle aziende italiane. Tra questi, spiccano le soluzioni per l’efficienza energetica (70%), la riduzione dell’inquinamento (57%), l’economia circolare (41%) e la prevenzione delle calamità naturali tramite strumenti predittivi (22%). L’AI, inoltre, secondo il 20% delle aziende potrebbe servire allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, mentre l’8% ne sottolinea il potenziale nella protezione della biodiversità.

Usi, aspettative e…paure

La ricerca di Deloitte ha mostrato che gli italiani sono divisi tra curiosità e timore nei confronti dell’Intelligenza Artificiale. Il 17% si considera un “grande conoscitore” dell’AI, cioè conosce bene le applicazioni, i prodotti e la tecnologia sottostante. Il 19% si definisce un “grande utilizzatore”, cioè usa frequentemente prodotti e servizi AI nella vita quotidiana ed è interessato ai futuri sviluppi nel settore. Il 22% è invece un “non utilizzatore”, cioè fa poco uso e ha poco interesse per l’AI. Il 42%, infine, esprime timore o preoccupazione per i rischi che questa tecnologia pone.

Tra le applicazioni di AI che gli italiani usano o vorrebbero usare, spiccano la traduzione simultanea (usata dal 43% e che continuerà ad essere usata dal 36%), gli assistenti vocali (usati dal 40% e che continueranno ad essere usati dal 29%), le previsioni del traffico in tempo reale (usate dal 37% e che continueranno ad essere usate dal 33%). Altre applicazioni che suscitano interesse sono la generazione di testo (provata dal 25% e che continuerà ad essere usata dal 15%), la guida autonoma di veicoli (provata dal 13% e che continuerà ad essere usata dal 4%), la creazione di contenuti artistici e multimediali (provata dall’11% e che continuerà ad essere usata dal 5%) e i servizi finanziari (provati dal 10% e che continueranno ad essere usati dal 5%).

È possibile fare amicizia con l’AI?

Gli italiani sono anche divisi sull’idea di fare amicizia con un’intelligenza artificiale. Il 28% dichiara che sarebbe “impossibile” e “inquietante” familiarizzare con una tecnologia, soprattutto se avesse sembianze umane. Il 31% dice “probabilmente no”, spiegando di non essere interessato a familiarizzare con uno strumento tecnologico. Il 22% è possibilista, soprattutto se l’AI avesse connotati umani. Infine, c’è un 19% di entusiasti che risponde con un sì deciso, a prescindere dalla forma che l’AI assumerebbe.

Gli italiani indicano anche quali settori dovrebbero essere considerati prioritari nello sviluppo di nuovi prodotti o servizi basati sull’AI. Il 38% spera che l’AI trovi applicazione soprattutto in ambito medico, per il monitoraggio dello stato di salute, la ricerca farmaceutica-sanitaria, l’accesso a servizi di prevenzione o assistenza sanitaria personalizzata e il supporto alla diagnosi. Il 31% vorrebbe vedere l’AI impiegata nella semplificazione delle pratiche burocratiche e nell’interazione con la PA. Il 30%, invece, indica il settore delle telecomunicazioni, dei media e dell’intrattenimento come uno dei più interessanti per l’AI.

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