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La difficile strada per diventare data-driven company: un percorso ancora molto lungo

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Diventare una data-driven company, ovvero un’azienda che sfrutta al loro pieno potenziale i dati per i più disparati motivi di business e affini, è a oggi una strada ancora in salita. Essere una company che estrapola il pieno potenziale dai dati è e sarà un pilastro del business, ed è il modo migliore per proiettare nel futuro un’azienda e farle fare il salto di qualità.

Purtroppo, per molte realtà aziendali, diventare data-driven company è ancora un processo lungo e tortuoso, nonostante le intenzioni quasi unanimi, circa l’85% delle aziende, di trasformarsi. Eppure, solamente una piccola percentuale, il 16%, delle aziende si autodefinisce pienamente guidata dai dati. Un numero che mostra quanto ancora si riconosca troppo poco il valore dei dati e senza averli pienamente integrati nei propri processi decisionali.
Come mai questo percorso è così difficile?

La difficoltà nel diventare una data-driven company

Gli aspetti culturali

In primo luogo, uno dei primi problemi che si possono riscontrare è di natura culturale. È pur vero che molte aziende stanno investendo su tool di intelligenza artificiale e affini, che ancora vengono considerati come i principali strumenti di acquisizione dati. Eppure, questa strategia non implica un’immediata integrazione nell’utilizzo dei dati. Non serve investire in numerosi progetti per acquisire e ottenere dati se poi i dipendenti non li utilizzano in modo integrale nelle loro attività lavorative quotidiane.

Esiste quindi la necessità di creare una cultura con al centro i dati, la cosiddetta “data culture“. Ma, come tutti i cambiamenti culturali, rimane assai complesso da attuare, perché necessita di un mindset ad hoc, tanto che ben poche aziende sono riuscite a fare questo cambiamento. Si stima infatti che ben 6 aziende su 10 non siano riuscite a sviluppare questo mindset aziendale.

L’applicazione dei dati per una data-driven company

Certamente i dati sono molto importanti per stimolare l’innovazione tecnologica ed economica di un’azienda, ma non possono essere usati solamente per prendere decisioni di business o simili. Un approccio del genere sarebbe quasi riduttivo.

Infatti, il potere di un dato risiede nella sua stessa natura, perché un dato di livello è in grado di migliorare relazioni, di innovare processi e di fornire nuovi servizi a misura per i clienti. Per far emergere però il vero potenziale di un dato è però necessario che l’azienda abbia un certo tipo di pensiero critico nei confronti di esso e usi una certa dose di lungimiranza.

L’importanza dei dettagli tecnici

Come già detto, non basta implementare nuovi strumenti tecnologici per acquisire dati, è anche necessario approcciarsi nella giusta maniera. Senza il giusto approccio, sarebbe quindi impossibile sfruttare il vero potenziale dei dati.

Eppure, la mentalità con cui vengono sfruttati e adoperati i dati non è l’unico fattore problematico. Infatti, sussiste un problema di natura tecnica che non va in alcun modo sottovalutato. Diventa quindi necessario, per far emergere il potenziale di un dato, promuovere la cooperazione, modernizzare e soprattutto adottare le giuste infrastrutture e tecnologie.

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Una soluzione non univoca

L’impegno delle aziende

Questi sono solo i principali problemi che impediscono a un’azienda di diventare totalmente data-driven, ma la soluzione a essi non è unica. Ogni azienda è diversa e differente da un’altra, e un approccio che risolve i problemi dell’una potrebbe non risolvere affatto quelli dell’altra.

Ci sono però delle linee guida che le aziende farebbero bene a seguire, tutte basate sull’adottare un approccio integrato, in modo che le evoluzioni tecnologica e culturale procedano di pari passo. Fondamentale diventa quindi l’impegno attivo del top management, che deve assumersi la responsabilità del cambiamento della propria azienda, dando centralità al dato.

Ma ancora più importante è che i dati siano democratizzati, ovvero accessibili a tutta l’organizzazione e azienda, e che tutti gli utenti dispongano di competenze di data literacy proporzionate alle necessità.

L’importanza del dato in una data-driven company

Come spesso sottolineato da Alessandra Girardo, General Manager Italia del Kirey Group, è importante che i dati abbiano certe qualità. Devono essere facilmente reperibili, accessibili, interoperabili e riutilizzabili, caratteristiche imprescindibili. La necessità che essi viaggino su architetture di data management all’avanguardia e dispongano di metadati descrittivi è dunque prioritaria.

In questo contesto, l’uso di synthetic data può essere la scelta migliore, perché consentono l’accesso sicuro alle informazioni senza compromettere la privacy. In pratica, la miglior scelta per quanto riguarda la democratizzazione dei dati.

Assicurata dunque la giusta qualità di un dato, è necessario lo sviluppo di un quadro di governance solido e affidabile, al fine di garantire certe norme etiche e una conformità a standard giuridici vigenti. Inoltre, la moderna azienda deve essere pronta a sperimentare e adottare soluzioni innovative e con velocità, mettendo in discussione i tradizionali approcci, sempre ricordando che il percorso per diventare una data-driven company è graduale e progressivo.

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