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Come si può promuovere lo sviluppo di un ecosistema digitale in Italia?

Ce lo spiega lo studio di The European House – Ambrosetti e Microsoft Italia

Attualmente l’ecosistema digitale italiano è in ritardo rispetto ai leader internazionali. Così come è in ritardo nell’adozione di nuove tecnologie digitali in tutti i comparti economici del Paese. Ed è proprio a causa di questa arretratezza che è necessario che venga delineata una strategia per sbloccare l’intero potenziale del digitale in Italia. Questo sblocco assicurerebbe una crescita sostenibile per il rilancio post-pandemico dell’Italia. Ed è proprio questo lo scopo dello Studio “Next Generation DigITALY: come promuovere l’integrazione e lo sviluppo di un ecosistema digitale per accelerare l’innovazione e la crescita del Paese”, elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia

La ricerca infatti, vuole definire una strategia-Paese legata allo sviluppo di industria digitale italiana e all’integrazione di queste nuove tecnologie in tutti i settori. L’Italia fino a d oggi non ha mai sviluppato una strategia di politica industriale specifica legata al digitale, nonostante questo settore stia assumendo un ruolo sempre più centrale a livello tecnologico e strategico. Al fine di definire le proposte chiave, nell’ambito del percorso di ricerca, lo studio ha analizzato in profondità le politiche e le strategie esistenti a supporto del digitale, sia Italia che in Europa.

Il secondo step è stato mappare tutto l’ecosistema del digitale italiano e contrapporre i risultati dell’analisi rispetto ad alcuni best case internazionali individuati. Inoltre, è stata poi lanciata una survey, sempre nell’ambito della ricerca. Questa ha coinvolto circa 130 imprese, quantificandone gli orientamenti ed i livelli di adozione del digitale. La survey ha evidenziato i due più grandi ostacoli all’adozione di tecnologie digitali in Italia: la mancanza di una cultura digitale in azienda e la carenza di competenze.

3 proposte per accelerare la crescita dell’ecosistema digitale italiano

Dallo studio dunque, è emerso quanto il nostro Paese si arretrato in materia di competenze digitali. L’Italia infatti, risulta essere uno dei fanalini di coda dell’Europa, classificandosi terzultima nella componente del capitale umano digitale del DESI (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea. Si fa sempre più evidente inoltre, il divario tra le industrie digitali e le industrie non digitali. Quali potrebbero essere i passi da intraprendere per accelerare la crescita dell’ecosistema digitale italiano? Ecco tre proposte concrete elaborate da The European House – Ambrosetti insieme a Microsoft Italia e indirizzate ai policymaker e alle aziende:

Next Generation DigITALY Studio

Sviluppare il capitale umano digitale, lanciando un’Alleanza per il Lavoro del Futuro

Per attuare questa strategia è necessario agire su più canali. Bisognerebbe formare più professionisti con competenze digitali avanzate all’interno del sistema scolastico, usando il digitale come leva di inclusione sociale e per colmare i gap territoriali, generazionali e di genere. Sarebbe poi fondamentale costituire una vera e propria Alleanza per il Lavoro del Futuro tra sistema pubblico e sistema privato. In questo modo si verrebbero a creare le basi per uno sforzo sinergico per trasformare le competenze digitali da freno ad acceleratore del Paese.

Il sistema pubblico dovrebbe farsi carico di aumentare il numero di professionisti ICT formati da Università e ITS del Paese e impegnarsi nell’agevolare e nel fornire strumenti per la una formazione digitale continua. Infine dovrebbe lanciare e finanziare un piano nazionale di upskilling / reskilling dei NEET e lavoratori con competenze obsolete. Dall’altra parte il sistema privato avrebbe il compito di: amplificare lo sforzo pubblico con competenze, strumenti, infrastrutture e investimenti e mettere a disposizione investimenti, competenze, strumenti e infrastrutture per supportare il piano di formazione.

Dotare il Paese di una politica industriale del digitale

Con una politica industriale del digitale, l’Italia dovrebbe guardare soprattutto alle PMI, che attualmente risultano essere quelle maggiormente in ritardo nella corsa al digitale. Bisognerebbe quindi favorire una vera e propria rinascita digitale delle piccole e medie imprese, stimolandone l’integrazione del digitale all’interno dei propri processi. Sarebbe poi necessario affiancare agli strumenti di policy già presenti altri strumenti con nuovi incentivi strutturali, accessibili e di medio periodo per lo sviluppo di canali digitali come ad esempio: e-commerce, post vendita e customer care. Di primaria importanza anche lo sviluppo della formazione di competenze e l’adozione di strumenti per la crescita della produttività e la collaborazione.

La nuova politica industriale dovrebbe poi lavorare sulla valorizzazione del capitale pubblico e privato per il digitale, facendo leva sulle risorse finanziare di soggetti pubblici e privati. Questo al fine di creare massa critica nel mercato del venture capital e favorire lo sviluppo di campioni nazionali del settore ICT. Infine ci si dovrebbe concentrare sull’open innovation. Sarebbe infatti necessario stimolare gli investimenti corporate in open innovation e rafforzare il ruolo dei Technology Transfer Officer / Centri di Ricerca / Incubatori, per rendere più efficace la funzione di trait-d’union tra ecosistema dell’innovazione e sistema economico-finanziario.

Avanzare con decisione con il Piano Nazionale Ripresa Resilienza (PNRR)

Per ottenere un’implementazione efficacie del PNRR bisognerebbe, per prima cosa, dettagliare e condividere con i soggetti direttamente coinvolti, i punti fondamentali e gli obbiettivi relativi agli interventi presenti nel Piano Italia Digitale 2026 riguardo la digitalizzazione della PA e la realizzazione della banda larga. In secondo luogo si dovrebbe ampliare la portata del Piano attraverso la definizione di obiettivi per la digitalizzazione dell’ecosistema produttivo. Questo prevedendo meccanismi di co-investimento specifici per le PMI per accelerarne la trasformazione digitale.

Altro punto fondamentale: coinvolgere il sistema privato, le associazioni di categoria e i cittadini nell’implementazione del PNRR e nella trasformazione digitale del Paese. Infine si dovrebbero semplificare le procedure per l’accesso ai fondi ed ai finanziamenti del PNRR, prevedendo misure ispirate a criteri di certezza e immediatezza per l’erogazione dei fondi. Per avere maggiori informazioni sullo Studio Next Generation DigITALY, è possibile visitare la pagina ufficiale di Microsoft.

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Marzia Ramella

Scrivo di libri, film, tecnologia e cultura. Ho diversi interessi, sono molto curiosa. La mia più grande passione però sono i libri: ho lavorato in biblioteca, poi in diverse case editrici e ora ne scrivo su Orgoglionerd.

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