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Cloudera Evolve 2024: l’Italia al crocevia tra AI, data analytics e cloud ibrido

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Si è tenuto questa settimana Evolve 2024: l’evento itinerante di Cloudera che, in Europa, fa tappa in Italia, a Milano. È stata un’ottima occasione per parlare a clienti e partner della situazione dell’azienda sia a livello globale che locale. Ma, soprattutto, si è parlato di progetti e di futuro.

Cloudera si trova, di fatto, al centro di una trasformazione molto importante già in atto.

evolve 2024 milano

Oggi, l’intelligenza artificiale è al centro dell’attenzione e sta crescendo in maniera esponenziale. Tuttavia, ha bisogno di due cose entrambe in larghissima quantità: energia e dati. Se ci concentriamo sui dati, allora questo implica il coinvolgimento del cloud. Il cloud è la piattaforma dove sempre più aziende stanno riversando enormi quantità di dati per gestirli in maniera efficiente e scalabile. Il cloud ibrido confedera le piattaforme di hyperscaler diversi e permette una visione uniforme e inclusiva dei dati; inclusi quelli che le aziende preferiscono mantenere on-premise. I dati, però, per garantire il buon funzionamento dell’AI, devono essere di buona qualità; diversamente, i modelli non possono essere addestrati a dovere. Per garantire dati di qualità, è fondamentale dotarsi della giusta soluzione di data analytics.

Cloudera si propone al mercato come punto di congiunzione tra queste tre tecnologie: AI, cloud e data analytics. A quanto pare, è l’unica azienda che attualmente integra tutte e tre le tecnologie in maniera nativa e completa. Infatti, è in grado di fornire ai suoi clienti un ecosistema software completo per il trattamento dei dati a parte l’infrastruttura cloud. L’essere agnostica rispetto alla piattaforma rappresenta un vantaggio per Cloudera. Il cliente è infatti libero di collocare i dati sull’hyperscaler che preferisce o anche di cambiare fornitore senza rinunciare alla data platform di Cloudera.

La situazione in Italia

A fare gli onori di casa è il Regional VP per Italia Cipro e Grecia, Fabio Pascali. Dopo l’ introduzione, per dare un inquadramento sul nostro territorio, Pascali presenta i risultati di una recente ricerca commissionata da Cloudera.

Fabio Pascali presenta i risultati della ricerca

Nella ricerca si evidenziano vari aspetti. Innanzitutto, lo stato delle infrastrutture. Nel nostro Paese risulta che solo il 32% dei dati sia rimasto on-premise e per quelli presenti in cloud c’è una leggera preferenza per il cloud privato. Nonostante la larga adozione della tecnologia, gli intervistati non sono altrettanto convinti dei benefici; data management, sicurezza e analisi dei dati sono i tre elementi principali percepiti come benefici, ma catturano ognuno solo il 50% delle preferenze.

Nel secondo punto passiamo a parlare di AI e della fiducia che le aziende ripongono nei propri dati. Nonostante il 97% degli intervistati abbia dichiarato di fidarsi dei propri dati, sono emersi una serie di elementi volti a scoraggiare l’uso dell’AI in un contesto di cloud ibrido. Il fattore dominante (45%) pare essere il timore di una scarsa governance nella gestione e nell’utilizzo dei dati. Subito a seguire (39%), troviamo l’incapacità di gestire i dati trasversalmente su più piattaforme. Anche l’accesso ai dati pare essere visto come un problema dal 36% dei partecipanti a causa di dati ridondanti, contraddittori o semplicemente troppo numerosi da gestire.

L’ultima parte dell’indagine riguarda invece il livello di adozione dell’intelligenza artificiale. Sebbene ben il 98% delle aziende italiane abbia dichiarato di usare già l’AI al suo interno, si evidenziano comunque una serie di ostacoli. Principalmente, si tratta di problemi inerenti i rischi di sicurezza (75%); sono però molto sentite (50%) anche la mancanza di infrastrutture adeguate e la non disponibilità di competenze specifiche sul territorio.

Francisco Mateo-Sidron, Senior Vice President EMEA

L’orizzonte internazionale

Per parlare del contesto internazionale, Pascali ha lasciato spazio Francisco Mateo-Sidron, SVP EMEA e a Frank O’Dowd CRO di Cloudera.

Il primo ha parlato della corporate e della sua evoluzione. Un’azienda di software che fattura più di un miliardo ma che continua a essere focalizzata sui risultati e sulle persone. Per Sidron, il prossimo passo è centrato sul cliente, per cui bisogna andare a vedere come questo sta affrontando il cambiamento in atto. Secondo le statistiche, a livello mondiale, il 93% dei leader IT vede il cloud ibrido come un elemento chiave per il business. Il 90% è anche convinto che per arrivare a un’intelligenza artificiale e a delle data analytics affidabili occorre unificare il ciclo di vita dei dati all’interno di un’architettura di nuova generazione. Infine, il 76% sta già usando o valutando l’AI all’interno dei propri processi aziendali.

Frank O’Dowd, nel suo ruolo di CRO, si è concentrato su questioni più pratiche, partendo dalla considerazione che l’Italia è il paese in cui il fatturato sta crescendo più velocemente e nel quale il cloud ibrido vede l’adozione più forte.

A livello internazionale, le direzioni lungo le quali Cloudera sta crescendo sono quattro.

Innanzitutto, la piattaforma unica: una sola soluzione indipendente dall’infrastruttura sottostante che permetta la portabilità e l’osservabilità dei carichi di lavoro in ambienti diversi.

In secondo luogo, una gestione dei dati trasparente in grado di raggiungere in maniera uniforme tutta l’infrastruttura, anche a livello enterprise.

Successivamente, fornire gli strumenti adatti per uno sviluppo semplice e veloce di applicazioni che fanno uso di AI e ML (Machine Learning).

Infine, continuare a migliorare le prestazioni della piattaforma in termini di performance, scalabilità, sicurezza e facilità d’uso.

Intervista a Fabio Pascali

Per capire fino in fondo il contesto, abbiamo avuto anche l’opportunità di fare qualche domanda a Fabio Pascali.

Che cosa rappresenta Evolve 2024, fatto a Milano, per Cloudera Italia?

È un momento molto importante per noi. Avere qui questo evento porta valore al nostro Paese e la cosa è fondamentale. Come ha detto il nostro CRO, il nostro territorio sta crescendo molto velocemente in termini di clienti. Questo perché noi crediamo molto nell’ecosistema dei nostri partner, vendor e system integrator. Poiché siamo in un ambito in cui una trasformazione così complessa, guidata da dati, cloud e AI, non può essere fatta da soli; serve avere un ecosistema robusto al nostro fianco. Anche per questo motivo, portare qui figure di rilievo a livello internazionale è stata un’occasione unica.

L’Italia sta crescendo più che non altri Paesi. È sicuramente un dato positivo; può essere un segnale che stiamo tornando ad affermarci nonostante dal punto di vista architetturale ci sia ancora un gap da colmare?

Certo, potrebbe essere, perché i segnali che ci arrivano sono positivi. Nel nostro caso, la situazione è particolarmente favorevole, sebbene sia necessario considerare il contesto generale del mercato. C’è sicuramente un’accelerazione, come abbiamo evidenziato nella ricerca presentata, in particolare nelle architetture data-driven; e questo è un ottimo segnale.

Parlando dell’ecosistema dei partner, quali sono quelli che oggi si stanno rivelando più strategici?

Possiamo partire da quelli che oggi hanno anche deciso di investire in questo evento. Sicuramente c’è il tema del cloud, per cui collaboriamo con AWS e oggi vedremo diversi interventi sull’argomento. A livello globale abbiamo delle partnership tecnologiche come quelle con NVIDIA e Red Hat. Lato servizi, i system integrator sono fondamentali sul mercato; e noi abbiamo un partner strategico in Accenture. Perché diventa molto importante il ruolo di chi raccoglie i requisiti, imposta il progetto e ne fa capire il valore al cliente. In un mercato molto complesso poi, i system integrator continuare ad estrarre sempre più valore dai dati. C’è poi anche il tema dei partner locali, come Agile Lab, anche se ne abbiamo molti altri. Perché anche un system integrator locale, ma focalizzato sul mondo dei dati, per noi è fondamentale.

Ai suoi albori, la tecnologia del cloud è stata abusata come uno strumento con cui era semplice tagliare i costi. Adesso i tempi sono cambiati, ma è possibile che si corra lo stesso rischio con l’AI?

Se guardiamo al cloud, è vero che questo momento c’è stato. Per fortuna, però, poi è emerso il vero valore della tecnologia: la flessibilità. Con il cloud è possibile realizzare velocemente un progetto, investendo il minimo indispensabile. Anche con l’AI, questo approccio è possibile e lo stiamo mettendo in pratica. Quello che osservo nei clienti è che con l’AI stanno facendo tante piccole operazioni per misurare il ritorno sull’investimento. Quindi, in qualche modo mi viene da dire che forse abbiamo imparato la lezione. Cloudera, in particolare, supporta i suoi clienti in quella direzione con gli AMP [Accelerators for ML Projects n.d.r] per aiutarli a testare un modello e capire se la strada è quella giusta con un investimento minimo.

Frank O’Dowd

Prima, nel suo discorso, il vostro CRO Frank O’Dowd ha detto una cosa molto interessante: “Trust us at scale” (fidatevi di noi su larga scala). Si tratta di una larga scala in termini di dimensioni o di tempo?

Entrambi. Perché il volume dei dati, seppur da commisurare con la dimensione di ciascuna realtà, sta crescendo molto. Scalare, sia per i dati che per l’AI, vuol dire crescita. E oggi, quando si apre il rubinetto dei dati, occorre gestirli, e gestirli bene. Però il discorso vale anche per il lungo termine. Perché le relazioni che noi creiamo con i nostri clienti sono di lunga durata. Questo dipende anche dal nostro modello di business, che è basato su subscription e crediti cloud. Per cui, se non raggiungiamo i risultati, i clienti, semplicemente, se ne vanno. Ed è proprio in questo contesto che si rivela particolarmente importante la nostra partnership con Snowflake.

Come considerazione finale, parliamo spesso di tecnologie che superano il test del tempo, ma non parliamo mai di architetture dati che fanno la stessa cosa. C’è qualche ragione particolare secondo lei?

Questo è vero, però posso dire che su questo tema l’open source ci aiuta. Cloudera investe molto nel modello open source e in questo la comunità è un grande banco di prova. Non siamo noi a dettare l’evoluzione ma è la comunità che, sviluppando per anni, ha contribuito a molte delle nostre tecnologie. Per cui, per tornare alla domanda, sono d’accordo, ma l’evoluzione guidata dall’open source è meno isterica di quella guidata dalla politica di chi deve vendere.

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