Il cloud native è senza dubbio uno dei termini del momento. Il suo utilizzo sempre più massiccio da parte di aziende di tutti le dimensioni lo ha portato sulla bocca di tutti gli esperti di settore. Ma perché un direttore della supply chain dovrebbe prendere in considerazione soluzioni native cloud come parte di un futuro post-pandemico? Lo spiega Manhattan Associates.
I consumatori hanno cambiato abitudini
Se le attuali soluzioni IT costringono a dedicare troppa attenzione ai problemi legati ai computer e all’archiviazione dei dati, difficilmente si è in grado di concentrarsi su obiettivi di business a lungo termine, di mantenere la promessa del marchio ai clienti o di investire nell’innovazione di cui si avrà bisogno per avere successo in futuro.
Il vantaggio principale delle soluzioni cloud native è quello di ridurre il tempo che intercorre tra la formazione di un’idea di business e la sua consegna in produzione. Inoltre l’architettura nativa cloud funziona meglio quando i carichi di lavoro sono altamente imprevedibili o temporanei.
Questo rende le app native cloud ideali per adattarsi agli enormi cambiamenti nei comportamenti e nelle abitudini dei consumatori osservati nel corso di almeno sei mesi: dai boom dell’ecommerce alla crescente popolarità di “nuove” opzioni di acquisto come quello online, il ritiro in negozio e il ritiro sul lato del marciapiede.
Questo livello di flessibilità consente alle aziende di promuovere una cultura più favorevole alla realizzazione di idee nuove e innovative non solo all’interno dell’IT, ma in tutta l’organizzazione. In nessun altro luogo abbiamo mai visto l’importanza di questo approccio flessibile e agile come negli ultimi sei mesi, se non in un contesto di catena di vendita al dettaglio/fornitura.
In un momento in cui il comportamento dei clienti e le tendenze dei consumatori si stanno muovendo a un ritmo così rapido (in direzioni spesso impreviste), garantire che l’intera rete della catena di fornitura abbia la flessibilità e l’agilità necessarie per adattarsi e per soddisfare le aspettative dei clienti finali è un must per tutti i marchi che si muovono in avanti, indipendentemente dalle pandemie o meno.
Cloud native, robotica e automazione nella supply chain
Il mercato globale della robotica da magazzino è stato valutato 6,12 miliardi di dollari nel 2019 e si prevede che raggiungerà i 25,8 miliardi di dollari entro il 2025, con un CAGR del 27% nel periodo di previsione 2020-2025.
Mentre l’uso della robotica e della tecnologia di automazione nei magazzini e nei centri di distribuzione non è certo una novità, nell’ultimo decennio i dettaglianti di tutto il mondo hanno perfezionato da tempo l’equilibrio tra uomo (e donna) e macchina per aumentare l’efficienza, ridurre gli errori e rendere questa particolare parte della catena di fornitura molto fluida.
Mentre le aziende cominciano a introdurre ulteriore automazione e robotica nelle loro catene di fornitura, l’unico modo pratico per garantire la continuità e la sicurezza di queste reti ‘cobot’ è attraverso un approccio cloud native al software e alle piattaforme che consentono l’automazione e l’integrazione dei robot con i loro ambienti e i loro collaboratori senza frizioni.
L’IoT per la supply chain connessa
Il numero di dispositivi collegati a Internet, comprese le macchine, i sensori e le telecamere che compongono l’Internet delle cose (IoT), continua a crescere a ritmo costante. Secondo le ultime previsioni di IDC, entro il 2025 ci saranno 41,6 miliardi di dispositivi collegati che genereranno ben 79,4 zettabyte di dati.
Questa tecnologia ha chiari vantaggi per la supply chain. Nei magazzini o nei negozi al dettaglio, fino a reti di consegna semplificate o anche di singoli prodotti, l’IoT ha il potenziale per rendere ogni elemento della catena di fornitura più intelligente, più efficiente, redditizio e, in ultima analisi, anche più sostenibile.