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Cultura e gestione dei dati: perché è importante e come svilupparla

Oggi, i dati sono diventati una vera e propria forma di valuta in diversi settori, con le aziende che li sfruttano sempre più intensamente. L’obiettivo è sempre stato quello di trasformare i dati in informazioni in grado di generare valore, sbloccando percorsi verso l’iper-personalizzazione e l’ottimizzazione dei costi. Ma la corretta gestione dei dati oggi apre a nuove possibilità, grazie ad esempio alla tanto discussa intelligenza artificiale (AI). 

Infatti, il 73% dei CEO intervistati da Frost & Sullivan concorda sul fatto che estrarre valore dai dati sia diventata una priorità aziendale. Tuttavia, la realtà è spesso stata molto diversa dalle aspirazioni che molti avevano.

In un paper chiamato Dare forma a un futuro data-centrico: il ruolo della cultura organizzativa, Nicolas Sekkaki (Group Practice Leader for Applications, Data, and AI di Kyndryl) spiega che l’accumulo incessante di dati ha lasciato le aziende sopraffatte da enormi quantità di informazioni, che però faticano a interpretare.Difatti non è più sufficiente considerare solo le informazioni come potere per le aziende.

Per sbloccare il vero potenziale di questa valanga di dati, è necessario condividerli e comprenderli a tutti i livelli dell’organizzazione, dalla sala riunioni al piano di vendita. In altre parole, un cambiamento culturale verso strategie dati agili, ma coese, è fondamentale per le aziende per diventare le imprese cosìdette data-driven.

La corretta gestione dei dati: il rischio della frammentarietà

Nicolas Sekkaki sostiene che senza una chiara cultura che definisca come i dati debbano essere gestiti, non possono mai emergere processi interpretativi corretti. Questo può portare a inconsistenze e inesattezze. In poche parole: i dati diventano ostacoli più che opportunità.

Sebbene la maggior parte degli esecutivi concordino sul fatto che l’uso dei dati sia una priorità, la visione gestionale cambia a seconda dei singoli reparti aziendali.  Un responsabile marketing (CMO), ad esempio, non vedrà i dati come li vede un responsabile IT. Questi punti di vista diversi raramente si allineano con gli obiettivi aziendali più ampi, portando a strategie frammentate. Un rischio che, ovviamente, rischia di rallentare l’intera azienda.

Difatti questa strategia frammentata porta spesso a investimenti superficiali, che non creano una competenza duratura e solida. Le aziende oggi non possono permettersi di credere che un singolo team – o una spesa una tantum per un nuovo software – bastino per una corretta gestione dei dati. La mancanza di investimenti continui nell’alfabetizzazione digitale, sia per il personale tecnico che per gli altri dipendenti, rischia di aggiungersi alla quantità già schiacciante di dati inutilizzati.

Da dove partire per costruire un’azienda data-driven

Il paper di Nicolas Sekkaki indica anche delle possibili soluzioni. Le prime tre raccomandazioni per le aziende che vogliono favorire una forte cultura dei dati sono:

  • Ripartire da zero: stabilire nuove strategie basate sui dati. I team e i portatori di interesse trasversali devono allinearsi su una nuova prospettiva e un nuovo uso dei dati. Tutto può iniziare con i CDO, che prendendo parte alle discussioni sugli obiettivi aziendali hanno il quadro complessivo della società. In tal modo è possibile riformulare le politiche di governance relative ai dati aziendali.
  • Mantenere vive le conversazioni sui dati. Anche dopo aver stabilito le politiche di governance dei dati, devono essere messi in atto processi regolari per la rivalutazione dei dati raccolti. Questo processo assicura che i sistemi possano essere costantemente aggiornati per ottenere risultati migliori. La comunicazione favorisce anche il feedback costante da parte dei team, il che ci porta al terzo punto.
  • Non solo gestione, ma anche cultura dei dati. La comprensione dei dati, e l’importanza del loro trattamento, non può essere vista per compartimenti stagni. Questa deve essere incorporata in un ecosistema più ampio, che coinvolge l’intera azienda.

“Per molti versi, i dati sono il vero motore delle nuove tecnologie, compresa l’IA e tutte le possibilità che offre. Le intuizioni che speriamo di scoprire per incrementare i profitti e l’efficienza sono tanto forti quanto la qualità degli input che vengono forniti alle macchine. Questo obiettivo può essere raggiunto solo quando la cultura aziendale consente ai propri dipendenti di diventare cittadini scienziati dei dati. Attraverso strategie complete e coerenti, la formazione e l’accesso a strumenti di facile utilizzo, le decisioni guidate dai dati possono diventare la norma per qualsiasi azienda”, afferma Nicolas Sekkaki Global Practice Leader for Applications, Data, and AI di Kyndryl.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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