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Cisco presenta i risultati della Consumer Privacy Survey 2024

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La Consumer Privacy Survey è un’indagine a cadenza annuale condotta da Cisco per scattare una fotografia di quanto il consumatore finale sia effettivamente consapevole dei problemi relativi alla privacy dei propri dati. Con il 2024, l’iniziativa arriva alla sua sesta edizione e, rispetto allo scorso anno, sono emersi interessanti cambiamenti.

La survey ha raccolto informazioni da 2.600 utilizzatori finali, sia privati che professionali, distribuiti in 12 Paesi e 4 continenti. Si tratta di Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Australia, Cina, India, Giappone, Brasile, Messico e Stati Uniti.

Le domande poste ai partecipanti si sono suddivise su due macro-temi: la consapevolezza riguardo alla privacy dei dati e la fiducia nell’AI nella gestione dei dati personali.

La consapevolezza sulla privacy

Un dato importante che emerge dal sondaggio è che finalmente è stato superato il 50% nella frazione di partecipanti che dichiarano di avere consapevolezza delle leggi sulla privacy. Vediamo infatti un 53% a confronto del 46% del 2023. In Italia, poi, il valore è molto incoraggiante perché raggiunge addirittura il 62%.

Tra coloro che si dichiarano non consapevoli, comunque, il 44% (43% in Italia) ritiene di essere comunque in grado di proteggere i propri dati personali. Di contro, un 19% di tutti coloro che si dichiarano consapevoli ammette di avere difficoltà nella loro protezione. Un indicatore, secondo la nostra redazione, del fatto che occorre semplificare le tecnologie e le modalità di accesso.

Aumenta anche la frazione di consumatori che entra in azione, ad esempio per verificare come vengono trattati i propri dati, passando dal 28% al 36%. Purtroppo, però, rimane un fenomeno localizzato nelle ultime generazioni (fascia dai 18 ai 44 anni), e il valore più alto si riscontra infatti tra chi ha tra i 18 e i 24 anni, con il 51%.

Cisco Survey 2024 Privacy Law
Fonte: presentazione Cisco

Passando ora alla situazione legislativa, si registra una forte convinzione in tutti i paesi che le leggi sulla privacy abbiano avuto un impatto positivo sulla vita dei cittadini. La media globale è del 70% con 4 punti di incremento rispetto all’anno scorso e con l’Italia che rimane un po’ sotto, al 65%. Correlato a questo, in Europa c’è anche un’ampia maggioranza, il 77% (76% in Italia), convinta che sia necessario continuare a legiferare per proteggere in maniera egualitaria tutti i cittadini dell’Unione.

Che cosa sta succedendo nel nostro Paese

Anche esaminando la situazione italiana, siamo di fronte a dei miglioramenti.

A quanto pare, nel nostro Paese sta diventando sempre più comune l’uso di strumenti per la protezione dei dati personali. Infatti, il 71% degli intervistati ha dichiarato di aver aggiornato le proprie configurazioni di privacy, rispetto al 67% a livello mondiale. Inoltre, il 73% utilizza sistemi di autenticazione a due fattori, contro il 68% della media globale. Infine, il 69% adotta un password manager per gestire le proprie password e tenere traccia delle credenziali, un 8% in più rispetto alla media mondiale.

La fiducia nell’AI

Nella seconda parte della sua survey, Cisco ha posto una serie di domande sulla fiducia che l’utente finale ripone nell’AI quando si tratta di gestire la propria privacy.

Su questo tema, una buona maggioranza (63%, 68% in Italia) ritiene che l’Intelligenza Artificiale possa essere utile per il miglioramento della qualità della vita. Di questi, una parte molto significativa (78%, 77% in Italia) reputa però che debba essere utilizzata in maniera etica. Questi numeri, tuttavia, registrano una forte flessione nel caso in cui i dati trattati siano relativi alla salute, scendendo infatti al 53% (57% in Italia).

Senza sorprendere nessuno, anche in questo caso la presenza di una normativa stringente aiuta le persone a sentirsi più sicure nel far gestire i propri dati personali a un’AI. Il 59% (69% in Italia) è a favore di leggi sulla privacy, e il 62% (61% in Italia) vorrebbe leggi specifiche sull’uso dell’Intelligenza Artificiale.

La fiducia nell’AI generativa

Negli ultimi due anni abbiamo assistito a un incremento progressivo della presenza della variante generativa dell’intelligenza artificiale. Infatti, nel nostro Paese le persone che la utilizzano regolarmente sono raddoppiate passando dal 12 al 23%. Inoltre, anche tra chi non la utilizza, la percentuale di coloro che affermano di sapere di cosa si tratti è salita dal 48 al 56%.

Nonostante una crescente consapevolezza, permangono una serie di preoccupazioni legate all’adozione della tecnologia. Principalmente (86%) gli intervistati si preoccupano della sicurezza dei risultati, le famose “allucinazioni”. Seguono, a breve distanza, la preoccupazione che i dati possano essere resi pubblici (84%), gli effetti sulla situazione politica internazionale (80%) e, tralasciando un generico “pericolo per l’umanità”, l’impatto sul mondo del lavoro (72%).

Fonte: presentazione Cisco

L’impatto dell’AI Generativa sul mondo del lavoro

È chiaro che la progressiva introduzione dell’AI generativa nei processi aziendali porterà cambiamenti nel mondo del lavoro, in particolare in quello dell’ICT. Secondo gli analisti, nei prossimi anni il 92% dei profili professionali in ambito ICT subirà forti o moderati cambiamenti a causa del progresso della tecnologia legata all’intelligenza artificiale. Ovviamente, la prospettiva è che diventino più rilevanti sul mercato i profili con competenze legate alla gestione dell’AI, come il prompt engineering e l’architettura degli LLM.

Per poter tenere sotto controllo questa trasformazione, è stato istituito il consorzio AI-Enabled ICT Workforce. Di questo consorzio fanno parte Cisco e molte altre multinazionali importanti, come Google, IBM, Intel, Microsoft e SAP, insieme a molte associazioni come DIGITALEUROPE e l’European Vocational Training Association. L’obiettivo del consorzio è fornire un’analisi approfondita dell’impatto dell’AI su 47 figure professionali nel settore dell’ICT distribuite su sette categorie. All’interno di questo contesto, Cisco si è posta l’obiettivo di formare, entro il 2032, 25 milioni di persone in tutto il mondo su competenze digitali e di cybersecurity.

La visione di Cisco per il futuro dell’AI

La visione di Cisco sull’Intelligenza Artificiale, anche alla luce della Privacy Survey, è molto focalizzata sugli aspetti di sicurezza. Non solo per un utilizzo sicuro dell’AI, ma anche con l’obiettivo di adottare, per i data center, sistemi di cybersecurity che siano AI-native.

Dal punto di vista tecnologico, questo si traduce nel rendere sicuri i dataset per l’addestramento delle AI e nel permettere ai partner di contribuire allo sviluppo di modelli di AI specifici. È proprio in questo contesto che si inserisce l’acqisizione da parte di Cisco di Robust Intelligence. Passando invece alla protezione dei data center, viene già offerto un prodotto chiamato Hypershield, in grado di monitorare la situazione e, riconosciuta una minaccia, intervenire in maniera autonoma..

Il risultato di questo percorso dovrebbe essere quello di arrivare a dei SOC (Security Operation Centers) che fanno uso pervasivo dell’Intelligenza Artificiale. SOC in cui gli esseri umani si concentrano sull’analisi dei problemi, dopo che l’Intelligenza Artificiale si è occupata della classificazione dei dati e dell’isolamento del problema.

Chi volesse maggiori dettagli sulla survey di Cisco in tema di privacy può consultare la pagina dedicata sul sito web dell’azienda.

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