A più di una settimana dalla richiesta del Garante della Privacy di bloccare in ChatGPT in Italia, Andrea De Micheli, presidente di Web3 Alliance, esprime la posizione in merito.
ChatGPT, Web3 Alliance: i divieti non portano a nulla
Il blocco all’accesso applicato a ChatGPT, il software di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI, ha portato i professionisti a cercare soluzioni alternative per aggirare il problema, utilizzando ad esempio una VPN (Rete Privata Virtuale) a pagamento per non essere tracciati geograficamente. Con questo sistema, infatti, è possibile continuare a usufruire dei servizi dell’AI.
“Ma è questo il modo corretto di affrontare il problema, sollevato dal Garante? Pensiamo davvero che lo sviluppo dell’AI non debba sottostare ad alcun vincolo o, piuttosto, riteniamo che l’argomento sia degno di essere seriamente affrontato senza imporre divieti a priori?” si chiede De Micheli.
Infatti, non è possibile pensare di ottenere qualcosa per proteggere i cittadini dall’uso fraudolento dei propri dati, se a monte si applicano norme e divieti senza un’adeguata contestualizzazione. Anzi, si finisce per compromettere la propria credibilità, entrando nella schiera di quelli che lo stesso De Micheli definisce il “club dei vietatori“, di cui fanno parte Russia, Cina, Iran, Egitto, Cuba, Siria e Corea del Nord. Paesi che Micheli definisce “noti per la ferrea protezione della privacy dei loro cittadini”.
La richiesta di Web3 Alliance
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La posizione di Web3 Alliance è chiara: ChatGPT non è un nemico da combattere. D’altronde, si tratta di una tecnologia che sta diventando parte integrante dell’innovazione imprenditoriale e con la quale ormai tutti dovrebbero fare i conti.
In Europa, l’Italia può considerarsi il capofila di una richiesta di regolamentazione a livello di Sistema Europa per lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sia in ambito professionale che ricreativo.
Se da un lato, però, la difesa della privacy è una priorità insindacabile, dall’altro bisogna rendersi conto che non è possibile archiviare la questione mettendo dei divieti a priori. Così facendo, infatti, si imporrebbero grossi limiti all’innovazione.
Come afferma De Micheli, Web3 Alliance è a favore di uno sviluppo normato che, prima di tutto, “guardi al sistema economico italiano e al sostegno dell’innovazione pubblica e privata“, garantendo la competitività del Sistema Paese a livello internazionale.
Sarebbe dunque auspicabile un’apertura da parte del legislatore per creare le condizioni necessarie a rendere accessibili e sicuri i servizi dell’intelligenza artificiale.
Web3 Alliance è il primo consorzio italiano che riunisce i player del web 3.0. Si pone come mediatore culturale capace di trarre beneficio dalle opportunità presentate nel nuovo ambiente digitale e, parallelamente, di generare consapevolezza in merito ai rischi di uno scenario del tutto inedito.
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