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HRCoffee, l’innovazione che mette le persone al centro all’evento Digital HR

Esperti di risorse umane di tutta Italia – anzi, di tutto il mondo – sono saliti sul palco degli IBM Studios per capire come l’innovazione possa mettere le persone al centro per l’evento Digital HR di HRCoffee. Un appuntamento nel cuore di Milano che ci ha dato una visione di quali sono le domande che l’HR si pone ogni giorno. E quali siano le risposte migliori.

HRCoffee porta l’innovazione nel mondo delle risorse umane con Digital HR

Appena entrati negli IBM Studios, in piazza Gae Aulenti, abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche parola con Davide De Palma, il CTO e il Co-Founder di HRCoffee, che con entusiasmo ci ha voluto parlare della lunga lista di ospiti che sarebbero saliti sul palco, come Barilla, Enel Group, Exprivia e non solo. E ci spiega che: “IBM ci ha accolto, non solo qui negli splendidi IBM Studios. E ci ha insegnato l’importanza della parola ecosistema”.

L’ecosistema al centro

Qualcosa che Antonella Tartaglia di IBM mette al centro del proprio intervento: “Ecosistema. Eco, che deriva da òikos, il greco per ‘casa’, e il sistema che ci collega. Noi all’ecosistema ci crediamo molto, perché questo concetto per noi è un valore che mettiamo al centro della strategia IBM. Il nostro ecosistema è molto eterogeneo, tutti operano in maniera diversa: non è una catena, ma si tratta di co-creazione. Ci sediamo attorno a un tavolo con i nostri clienti e proviamo insieme a creare una proposta vincente insieme ai nostri partner”.

tartaglia

Qualcosa che serve alle aziende anche per parlare di risorse umane. Anzi, Tartaglia spiega che le persone sono al centro di ogni decisione aziendale. “Gli ingredienti principali sono: tecnologia, competenze e persone. Le persone sono però al centro, il nostro valore differenziante: tutto il resto è in supporto”.

Anche Vincenzo Bocchi di TD Synnex mette al centro la collaborazione, con la tecnologia come fattore abilitante. Non solo per le aziende ‘storicamente tech’, ma anche per tutte le realtà economiche di ogni dimensione. “Siamo distributori di tecnologia. Abbiamo come fornitore un vendor – IBM – e dei clienti aziendali. Ma con l’avvento della digitalizzazione, la tecnologia diventa fattore abilitante per ogni tipo di azienda. Quindi non siamo più un tramite, un anello di una catena. Siamo invece parte di un ecosistema. Il nostro ruolo, quindi, non è solo quello di essere fornitore di HRCoffee, ma anche di gestire relazioni strategiche all’interno del sistema”.

vincenzo bocchi

Dopo averci spiegato che HRCoffee permette a TD Synnex di entrare in contatto con gli strumenti e di instaurare relazioni che portano competenze all’interno dell’ecosistema, Bocchi continua: “L’ecosistema ci insegna che non sempre le competenze migliori sono quelle che ho all’interno, ma ci invita a spingere lo sguardo verso quelle dei propri partner. Il tema centrale è quello della fiducia, qualcosa che può nascere solo se le persone lavorano insieme e imparano a conoscersi”.

I giusti strumenti per affrontare la complessità

Marica Cesaria Giordano, CEO di HRCoffee torna a parlare di innovazione e persone al Digital HR, ma tornando nel passato. “Nel 1978, Dan Bricklin mentre lavorava su alcuni calcoli trascrivendoli su di una lavagna, si rese conto che per ogni errore era costretto a ripetere l’intera operazione. Allora si chiese, “Ma perché non creare un software che fa tutto questo al mio posto?” Nacque così un prototipo di una matrice con 5 colonne e 20 righe che nel corso degli anni è diventato il nostro migliore collega digitale: l’amatissimo (ma alle volte anche odiatissimo) Excel”.

giordano hrcoffee innovazione

Oggi per l’HR la sfida diventa più complessa di qualche colonna e due decine di righe. Quindi la sfida tecnologica per le aziende diventa più complessa – per questo le risposte di HRCoffee devono mettere persone e innovazione al centro. “Non possiamo sostituirci completamente ai processi, ma possiamo aiutare l’HR a innovarli, a renderli efficientissimi e veloci digitalizzandoli attraverso una tecnologia empatica”. Tecnologia e metodo, per poter mettere le persone al centro.

Giordano chiosa: “Oggi, alla figura dell’HR è richiesto di interagire sia con l’aspetto sociale sia con quello tecnologico ma, mentre i numeri sono fissi, gli individui sono dinamici e portatori di emozioni. Ecco perché HRCOFFEE ha deciso di mettere al centro le persone. L’intento non è quello di sostituirci ai processi, ma aiutare l’HR a innovarli, a renderli efficientissimi e veloci, digitalizzandoli attraverso una tecnologia empatica. Grazie alla nostra tecnologia, infatti, ogni manager può svolgere l’intera attività con una semplice applicazione in cui può ritrovare la lista delle persone da valutare, visualizzare chi ha eseguito l’autovalutazione, inviare un messaggio a chi non l’ha ancora fatto e aprire un canale di dialogo.”

L’automazione e come cambia il mondo HR

Parlandodi tecnologia e persone, Andrea Cavallotti, HR Director Exprivia, spiega che “la questione fondamentale, trasversale e imprescindibile in qualsiasi contesto lavorativo con cui ognuno che si occupi di organizzazione e in particolare di Capitale Umano, sarà, ma per certi versi già è, chiamato a confrontarsi è il rapporto “uomo – macchina”.

Storicamente, Cavallotti ci spiega che abbiamo visto l’uso dell’automazione come un rischio per i lavori a basso valore aggiunto. Ma oggi l’AI rivoluziona le skill trasformative, quelle tipicamente umane: la generazione di contenuti, l’analisi.

andrea cavallotti

Qualcuno parla di ‘compagni algoritmici’. Ma il timore oggi sta nel fatto che le macchine possono fare meglio del valore umano. Per esempio, nell’assessment pensiamo che l’AI possa dare un giudizio oggettivo, che va oltre bias e limiti biologici. Ma dobbiamo chiederci se davvero questa ‘neutralità valoriale’ sia davvero qualcosa di positivo. Inoltre, Cavallotti ci spiega se siamo sicuri che i pregiudizi di chi ha sviluppato l’algoritmo non incidano sulle decisioni dell’AI? Dobbiamo accogliere questi dubbi e chiederci se davvero l’elemento digitale è in assoluto migliore. Oppure se dobbiamo creare una partnership generativa dove il digitale potenzia l’uomo, senza andarlo a sostituire.

La misurazione delle performance: i dati per migliorare l’HR

Al Digital HR nel cuore di Milano, HRCoffee ha anche invitato ospiti internazionali. Come Dean Spitzer, professore e ricercatore americano esperto della misurazione delle performance. Che spiega un’informazione che ormai conosciamo: le aziende i dati ce l’hanno, ma non la sanno utilizzare.

“Come sappiamo, le organizzazioni annegano nei dati, ma muoiono di fame per gli insight. Bisogna trasformare il modo in cui misuriamo i dati. Molte aziende sono bravissime nel raccogliere e riportare i dati, ma riescono a utilizzarla per migliorare le performance”.

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spitzer hrcoffee innovazione persone

Secondo Spitzer, per troppo tempo abbiamo lasciato i dati agli esperti. Ma bisogna analizzarli e capirli perché diventino sapere – e devono arrivare in tutta l’azienda perché diventino saggezza.

“Tendiamo a investire risorse e tempo nell’hardware e nel software dell’analisi dati. Ma investiamo poco nelle persone che li utilizzano. Abbiamo ottimi Data Manager, ma ci curiamo della data literacy di chi li utilizza? Queste persone sanno fare le giuste domande? Tolti i data manager, la maggior parte delle persone in un’azienda non capisce i dati e quindi non vuole sfruttarli”.

Quindi secondo Spitzer “Dobbiamo trasformare i dati in informazioni, controllandone le qualità e le governance. Ma il sapere è trasformare quelle informazioni in azione. Poi dobbiamo rendere quel sapere in saggezza, e per farlo le persone devono utilizzare quel sapere e chiedere le giuste domande a riguardo. Questo può arrivare solamente al dialogo e alle conversazioni nelle organizzazioni. I dati danno risposte, ma dobbiamo assicurarci di chiedere le giuste domande. Tipo quali sono i migliori driver, cosa motiva le persone. Il futuro dell’HR analytics sta nell’integrare sia l’aspetto sociale e quello tecnologico. Non innamoratovi della tecnologia, ma lavorate sulla personalizzazione delle misurazioni”.

HR Coffee e l’innovazione: uno sguardo al presente e uno al futuro

Le sfide che coinvolgono le aziende e, in particolar modo, la gestione delle risorse umane, stanno subendo cambiamenti epocali per almeno tre macro-temi. Parliamo del cambiamento climatico, dei trend demografici e dell’accelerazione tecnologica e digitale.

Come spiega Carlo Albini, Head of People & Organization for Global Staff and Services di Enel Group, “Spesso l’HR è strabica, perché deve guardare con un occhio l’oggi e con l’altro di guardare avanti dieci anni. Come diceva papa Giovanni Paolo II, ‘il futuro non inizia domani, inizia oggi’. L’HR risolve problemi, dà risposte, cercando di normare, di creare policy. Il tema, quindi, è: come HR siamo pronti a lanciarci verso un mondo dove il dubbio, le domande – e non sempre le risposte – sono al centro? Siamo pronti ad accogliere la vulnerabilità delle persone, quando anche noi non abbiamo le risposte?”

carlo sabini

Forse proprio questo dubbio crea nei dipendenti una ricerca di senso, cui spesso le aziende non sanno far fronte. Se si parla di engagement, l’Italia è ultima in classifica a livello europeo: Albini ci spiega che solo il 4% della popolazione è coinvolto. “Tutti gli altri ‘fanno il loro’, non credono in qualcosa di più, non faranno ‘il miglio in più’. In un mondo incerto, questo è pericoloso: dare uno ‘scopo’ all’azienda fa la differenza”.

Le risorse umane dovranno quindi fare fronte a sfide sempre diverse e in continua evoluzione. “L’HR non è colui che mette le persone giuste al posto giusto, né uno che fa solo policy. Noi saremo un ‘portfolio manager’, che gestisce i talenti e le loro capacità sia dentro che fuori all’azienda. In questo modo potranno cogliere le opportunità nell’azienda, ma anche fuori dall’organizzazione. Non dobbiamo essere gelosi dei talenti, perché le loro competenze potranno diventare motore del cambiamento anche altrove.

HRCoffee e l’innovazione nel mondo HR: uscire dalla confort zone

Pietro Scrimieri, l’HR e Organization Director di Acquedotto Pugliese, spiega che per portare l’innovazione in ambito risorse umane come vuole HRCoffee non è solamente una questione di tecnologia, ma anche di mentalità. “Andare nell’ultimo miglio è uscire dalla zona di confort. Quella da cui ci dicono sempre di uscire. Ma perché? Perché dovrei accettare nuove sfide e crescere? Il punto è che se non usciamo da questa zona di confort non cresciamo e non possiamo dare quello che le aziende si aspettano da noi”.

pietro scrimieri hrcoffee innovazione

La mentalità gioca un ruolo importantissimo nell’innovazione – ma può farlo anche in negativo. “La frase più brutta da sentire in azienda è ‘abbiamo sempre fatto così’. Dobbiamo, come HR, entrare in una nuova prospettiva: i nostri lavori sono cambiati. Prima avevamo potere nelle aziende, oggi invece ci viene chiesto altro. Un mio ‘capo’ una volta mi disse: ‘entro un anno voglio che lei diventi inutile in azienda’. Quello che voleva dire è che ogni capo reparto, ogni ufficio deve diventare un HR specialist. Solo così potremmo assicurarci che i dipendenti arrivino motivati e se ne vadano soddisfatti”.

Portare l’etica nell’HR

Un altro ospite internazionale è Salvatore Falletta, della Drexel University, che spiega come l’analisi dei dati nelle risorse umane sta cambiando molto negli ultimi anni. Tanto che cambiano anche i modi per definire la materia. “Ci sono diversi modi per riferirsi alle People Analytics. L’HR Analytics nascono come concetti circa vent’anni fa, poi abbiamo visto Human Capital Analytics, Talent Analytics, People Analytics, Workforce Analytics (che sta avendo di successo nell’ultimo periodo). Ma io preferisco ancora HR Analytics, perché credo che le analitiche sulla forza lavoro dovrebbero ricadere sotto la gestione dell’HR”.

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Ma se le capacità di raccogliere e analizzare le informazioni aumentano, le statistiche non sono l’unica cosa di cui tenere conto. “Le definizioni in questo ambito non fanno tuttavia riferimento a diversi fattori, fra cui soprattutto l’etica e il basare le decisioni sui risultati. Spesso le aziende raccolgono moltissimi dati sui dipendenti, sia con sondaggi che facendo mining di dati invisibili per i dipendenti. E poi c’è anche la tendenza di utilizzare i dati presi da social media o dai curricula dei candidati. Spesso cercando di raccogliere dati sperando di trovare un insight, invece di agire in maniera strategica”.

Falletta spiega che la sua non è una visione catastrofista: “Ci sono moltissime aziende che fanno HR Analytics in maniera onesta e trasparente – ma questo tipo di attività crea problemi”. Per questo, secondo il professore “La comunità di HR Analytics è a un bivio etico: può diventare una forza etica e basata sulle evidenze, oppure raccogliere qualsiasi tipo di dati sugli utenti, ‘datificando’ la forza lavoro per controllarla. Ma la realtà è che diverse aziende staranno a metà strada, stando sulla ‘creepy line’, le aree grigie dell’analisi dei dati”.

L’innovazione HRCoffee: la conoscenza dei dipendenti va condivisa

I dati sui dipendenti non sono le uniche informazioni fondamentali per un’azienda. Elena Scolaro, Learning & Development Senior Manager di Barilla Group, provoca dicendo: “Perché la conoscenza va condivisa? Perché è generativa. Se racconto qualcosa a voi, non la perdo ma la condivido con voi. Ma questo diventa possibile solo nelle organizzazioni che permettono di comunicare e condividere”.

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Come spiega all’evento sull’innovazione di HRCoffee, la conoscenza da condividere non è solamente nelle procedure o nei dettagli tecnici. “Nelle organizzazioni c’è una montagna di conoscenza ‘tacita’, che rischiamo di perdere quando qualcuno va in pensione o cambia lavoro. Un tesoro, un valore da gestire. E da condividere”.

Per questo motivo diventa essenziale mettere al centro il concetto di ecosistema. “Perché un sistema di condivisione delle conoscenze deve essere vivo per funzionare. Qualcosa di aperto, un ecosistema dove mettere in condivisione quello che si conoscere, e dove può incontrare le esigenze delle persone. Solo in questo modo diventa possibile una condivisione fluida. Con HR Coffee, per esempio, abbiamo creato una comunità di pratica, creando un sistema chiamato WePilot per condividere la propria conoscenza tacita”. Un modo per mettere il sapere in condivisione.  

HRCoffee al Digital HR: l’innovazione delle risorse umane richiede un’ecosistema

L’evento di HRCoffee ha continuato a toccare diversi punti interessanti riguardo l’innovazione in ambito HR, destrutturando prima il modo di “fare risorse umane” cui eravamo storicamente abituati per ricostruirlo un pezzo alla volta.

Vito Palumbo, il responsabile comunicazione e media dell’Acquedotto Pugliese, ha spiegato come incarnare i valori societari e raccontarli al mondo. Un’informazione partecipata che riprende il concetto di condivisione ed ecosistema. Emilio Pacelli di IBM ha spiegato come declinare l’ESG, qualcosa che la forza lavoro ha sempre più a cuore – ma che senza i giusti strumenti tecnologici diventa difficile tracciare.

Raffaella Maderna di Lundbeck Italia spiegato come utilizzare modalità nuove di narrazione per coinvolgere i lavoratori, permettendo il generation mix fra loro e stabilendo un percorso di longlife learning che metta al centro il benessere degli utenti. Perché dimostrare di prendersi cura dei dipendenti aumenta l’attrattività verso i nuovi acquisti e fidelizza chi già lavora.

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Maderna sottolinea: “Dal mio osservatorio nella funzione People & Communication posso affermare che i trend a cui stiamo assistendo sono sostanzialmente cinque: la trasformazione digitale, il mix generazionale, la formazione continua, nuovi modelli organizzativi e l’attenzione alle persone. Oggi più che mai, negli ambienti di lavoro, non siamo dei numeri asettici, ma delle persone, ciascuno con la propria unicità, con i propri valori, preoccupazioni, timori ed emozioni. Da qui l’impegno continuo Lundbeck per sostenere il benessere fisico e mentale dei propri collaboratori, attraverso programmi specifici di welfare e wellbeing, che hanno impatti diretti ed indiretti su performance in primis, motivazione ed ingaggio, retention delle migliori risorse e attraction di talenti.”

La tecnologia come chiave

Alec Leverson della University of Southern California ha sottolineato come serva utilizzare la scienza comportamentale per gestire l’HR, non solo la data science. Mentre Angela Papparella di Exprivia ha spiegato come manager e lavoratori devono lavorare insieme, per lavorare meglio. Enesto Loncomilla di ID Logistics Iberia ha messo al centro la tecnologia abilitante dell’innovazione di HRCoffee con un case study.

Roberto Saracco di IEEE Future Directions ha discusso di come utilizzare i Digital Twin in ambito HR, utilizzando un Cognitive Digital Twin – una tecnologia che mette al centro la persona. “La Copia Digitale non deve essere uno strumento di controllo e preoccupazione per i dipendenti, bensì un supporto nella trasmissione delle conoscenze e delle competenze in azienda. Da questi presupposti si può ipotizzare come il ruolo di HR possa evolvere nei prossimi anni, diventando un gestore di conoscenze interne ed esterne a tutto campo, integrandosi quindi nella parte operativa dell’azienda.”

A chiudere l’evento, Maurizio Decollanz, Chief Marketing & Communications Officer di IBM Italia, che sottolinea: “Pensare è il nostro grande ‘super potere’, alla base del capitale umano, motore dell’innovazione e vero grande elemento distintivo tra intelligenza artificiale e intelligenza umana; le tante sfide che abbiamo di fronte, dalla sostenibilità ambientale a quella sociale ed economica, potranno essere affrontate e vinte – ha spiegato – solo con l’unione di questi due elementi, competenze professionali e tecnologia”.

Infine, Domenico Favuzzi, Presidente e CEO di Exprivia, riassume: “L’uomo è il fine ultimo della trasformazione che stiamo vivendo”. Le soluzioni e le risposte non mancano, se sapete fare le giuste domande riguardo la gestione HR della vostra azienda. Le potete trovare sul sito di HRCoffee.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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