Amazon Web Services (AWS) ha vietato ai clienti di Russia e Bielorussia di creare nuovi account come annunciato pubblicamente lo scorso 8 marzo.
Nel comunicato si legge “I nostri team del settore pubblico collaborano strettamente con i governi per comprendere le loro esigenze di sicurezza, rispondendo rapidamente con supporto e guida. In vista di questo conflitto, ci siamo consultati con il governo ucraino, le nazioni dell’Unione Europea, la Commissione Europea, il governo degli Stati Uniti, la NATO e altre organizzazioni. AWS continua a impegnarsi a fornire supporto e competenza in materia di sicurezza, come menzionato nel messaggio del CEO di Amazon Andy Jassy su Twitter al popolo ucraino.”
AWS, la presenza in Russia era comunque molto limitata
A differenza di altre società statunitensi e altri fornitori di soluzioni IT, AWS non dispone di data center, infrastrutture o uffici in Russia. Inoltre, la società fondamentalmente non ha mai fatto affari con il governo russo. Amazon osserva che i suoi maggiori clienti che utilizzano AWS in Russia sono società con sede al di fuori del Paese e con solo pochi team di sviluppo presenti sul territorio.
Amazon donerà fino a 10 milioni di dollari in totale a varie organizzazioni che forniscono supporto alle persone colpite, oltre ad aiutarle a migrare le loro infrastrutture on-premise sul cloud e a proteggere i carichi di lavoro esistenti e futuri. Gli esperti di sicurezza informatica di AWS continueranno a condividere l’intelligence 24 ore su 24, 7 giorni su 7 con i governi e le organizzazioni IT con cui l’azienda ha stabilito partnership.
Amazon dal canto suo ha escluso aziende russe e bielorusse dalla vendita di prodotti sul suo e-commerce e ha negato la possibilità agli utenti delle due nazioni che hanno aggredito l’Ucraina di accedere ad Amazon Prime Video.
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