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I problemi delle aziende Italiane nella trasformazione digitale; la visione di S2E

Intervista ad Andrea Cappelletti

Quali sono i principali problemi che le aziende del nostro Paese affrontano durante la trasformazione digitale e il passaggio al cloud? In occasione dell’AWS Summit di Milano lo abbiamo chiesto ad Andrea Cappelletti; Digital Transformation e Hyperautomation Director di S2E.

S2E è un’azienda che oggi lavora prevalentemente in ambito enterprise; quelle realtà che per prime devono guardare alla trasformazione digitale e ai problemi che questa comporta. Questo permette all’azienda di avere una visuale un po’ più ampia di chi invece lavora prevalentemente con le PMI, dove tipicamente si vanno a seguire dei trend. S2E, che si propone ai propri clienti come un supporto nei processi di trasformazione digitale e di adozione delle tecnologie cloud, può quindi offrire una interessante visione del panorama nel nostro Paese.

Ha voglia di presentarsi ai nostri lettori? Qual è stato il suo percorso professionale e di cosa si occupa oggi in S2E?

andrea cappelletti
Andrea Cappelletti

Io arrivo dal mondo dei liberi professionisti di una quindicina di anni fa; sviluppavo software e lo vendevo per e con passione. Da li sono entrato in S2E oramai tredici anni fa come tecnico. Ho lavorato partendo da quell’incarico e sono poi diventato responsabile di un team di lavoro presso clienti che si occupava di progetti via via sempre più grandi. L’evoluzione successiva è stata quella di andare a gestire una linea di business e oggi dirigo la Business Unit che si occupa di Digital Transformation e Hyperautomation di S2E. L’unità conta 150 persone su un totale di 400 in tutta l’azienda e lavora in ambito applicativo e cloud: tutto quello che sta attorno alla realizzazione, modernizzazione e trasformazione delle applicazioni aziendali con una forte propensione verso il cloud di AWS.

Che rapporto c’è tra voi e AWS? Avete fatto degli annunci particolari in occasione di questo AWS Summit?

Abbiamo iniziato a lavorare con AWS attorno al 2018, quando abbiamo deciso di spostare i nostri servizi esistenti, che fornivamo ai clienti come SaaS (Software as a Service), dai nostri data center in un cloud pubblico. Abbiamo valutato vari cloud provider e, alla fine, abbiamo riscontrato che la filosofia e la visione di AWS erano quelle più vicine al nostro modo di lavorare. Per cui, siamo arrivati da AWS come clienti e abbiamo poi deciso di avviare, verso il 2020, il percorso di partnership. Nel primo anno siamo arrivati a livello “Select”, il primo, e da gennaio 2023 siamo arrivati a livello “Advanced”. Oggi, in azienda, abbiamo più di trenta persone certificate che si occupano a tempo pieno di infrastruttura, DevOps e Sicurezza con AWS.

A questa edizione del Summit abbiamo portato una nuova soluzione chiamata “Generative Shield”. È una piattaforma che permette alle aziende di adottare le tecnologie di Intelligenza Artificiale generativa. con un’attenzione particolare all’utilizzo dei dati aziendali. Questo viene fatto in modo sicuro e affidabile, soprattutto nel rispetto dei termini della normativa DGPR. L’obiettivo è quello di costruire un agente conversazionale che parla dell’azienda, dei suoi prodotti e dei suoi servizi riducendo il più possibile la probabilità di fornire informazioni sbagliate.

s2e logo

Vi proponete come un’azienda che aiuta i suoi clienti in un percorso di trasformazione digitale. Quali sono, dalla vostra prospettiva, le difficoltà principali in un panorama come quello italiano?

La domanda si presta naturalmente a molte risposte. Nel nostro caso, quello che percepiamo oggi è una grossa difficoltà per le aziende a prendere decisioni su queste nuove tematiche, più complesse di quelle che sono abituate ad affrontare. Tali decisioni richiedono una serie di informazioni, competenze e consapevolezza che oggi a molti ancora mancano. Noi ci reputiamo fautori della consapevolezza: se un progetto parte o meno è una questione di business, ma per noi l’importante è che tutti siano consapevoli di quello che stanno facendo. Il nostro approccio consulenziale ha appunto l’obiettivo di aiutare il cliente ad acquisire la consapevolezza necessaria per prendere una decisione informata.

Altra difficoltà, parlando specificatamente del mondo cloud, è che chi voleva fare il passaggio in maniera veloce bene o male l’ha fatto. Oggi, circa l’otto percento dei carichi applicativi delle aziende italiane sono già stati spostati in cloud. Esiste quindi un enorme volume residuo che si è in difficoltà a far transitare proprio per il motivo che si diceva prima. Le persone non sono consapevoli di benefici, problemi e limiti che la trasformazione digitale comporta. Molto spesso si semplifica e si generalizza troppo su aspetti importanti come la sicurezza e la Business Continuity. Per smontare questi preconcetti occorre un sacco di autorevolezza, competenza e pazienza.

Secondo indagini autorevoli, una delle competenze più difficili da trovare nelle aziende è quella relativa alla stima dei costi del cloud. Qual è la vostra visione a riguardo?

Sul tema dei costi, il nostro punto di vista è che bisogna appoggiarsi a un approccio moderno per un problema moderno. Gli approcci classici applicati ai problemi della trasformazione digitale, secondo noi, semplicemente non funzionano. Partire oggi preoccupandosi del costo di un’infrastruttura tra cinque anni sapendo già che ci saranno un numero imprecisato di migrazioni nel frattempo non ha senso.

Il paradigma che secondo noi risolve il problema è quello del FinOps (financial operations). Seguire i principi del FinOps all’adozione del cloud vuol dire andare per fasi successive di impegno crescente e con obiettivi crescenti. La logica è quella di partire facendo progetti poco impegnativi per soddisfare bisogni immediati e con risultati a breve. Da li, si ha la possibilità di imparare a gestire la varianza dei costi e i modelli di gestione della spesa. A seguire, si incrementa il respiro dei progetti di pari passo con l’esperienza a livello gestionale. Secondo la FinOps Foundation non è realistico stimare più del 95% delle spese cloud. Pertanto, l’ideale, secondo noi, è progredire gradualmente fino a che si è in grado di fare una stima del 90% e darsi un margine di contingenza per il resto.

Anche prendere un consulente che ha già fatto tutto il percorso potrebbe non essere una soluzione. Perché la valutazione dipende fortemente dal carico applicativo, che però è estremamente legato a ogni singola azienda. Un partner che fornisce supporto tramite FinOps, fondamentalmente, aiuta a sbagliare il meno possibile.

Interiorizzare il tema del FinOps non è semplice, soprattutto nelle fasi iniziali, ma ha anche un aspetto molto positivo. Se lo si impara a fare per il cloud, le stesse competenze funzionano anche per tutti i servizi SaaS a consumo.

Come redazione ringraziamo molto Andrea Cappelletti per questa interessante chiacchierata sulla trasformazione digitale e i problemi che essa comporta. Per chi fosse interessato ai servizi offerti da S2E, vi invitiamo a visitare il sito web dell’azienda.

Cloud FinOps (English Edition)
  • Storment, J. R. (Autore)

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Dario Maggiorini

Si occupa di tecnologia e di tutto quello che gira attorno al mondo dell'ICT da quando sa usare una tastiera. Ha un passato come sistemista e system integrator, si è dedicato per anni a fare ricerca nel mondo delle telecomunicazioni e oggi si interessa per lo più di scalabilità e sistemi distribuiti; soprattutto in ambito multimediale e per sistemi interattivi. Il pallino, però, è sempre lo stesso: fare e usare cose che siano di reale utilità per chi lavora nel settore.

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