AlmaLaurea ha pubblicato il Rapporto 2023, che analizza il profilo e la condizione occupazionale dei laureati di 78 atenei italiani, basandosi su due rilevazioni che hanno coinvolto oltre 950mila laureati del 2022. Il Rapporto include anche un focus sulla mobilità territoriale, che esamina gli spostamenti dei laureati per motivi di studio e di lavoro.
I dati del Rapporto 2023 di AlmaLaurea
Il Rapporto 2023 evidenzia come la pandemia abbia avuto alcuni effetti negativi sulle esperienze di studio all’estero e sulla fruizione di alcune strutture universitarie, ma anche come abbia favorito una maggiore regolarità dei percorsi di studio (il 62,5% degli intervistati ha concluso il percorso universitario nei tempi previsti dagli ordinamenti), con un’età media alla laurea più bassa (25,6 anni) e voti più alti (media del 104,0). Inoltre, il Rapporto mostra una valutazione positiva dell’università da parte dei laureati, che si dichiarano soddisfatti del corso di laurea scelto (90,5%) e dei servizi per il diritto allo studio. Solo una minoranza, se potesse tornare indietro, deciderebbe di non iscriversi all’università (2,2%).
Non tutto però è rose e fuori. Diminuisce infatti la soddisfazione rispetto ai costi e alla qualità degli alloggi presi in affitto durante il percorso universitario (-3,2 e -1,1 punti percentuali, rispettivamente).
Mobilità territoriale: il trend è sempre dal Sud al Nord
La mobilità per motivi di studio segue ancora la direttrice Sud-Nord, con quasi un terzo dei diplomati al Mezzogiorno che si iscrive a un ateneo di un’altra ripartizione geografica. Al contrario, sono pochi i diplomati del Nord che si spostano verso il Centro o il Sud (3,6%).
Tra i laureati del 2022 ci sono anche cittadini stranieri con un diploma conseguito all’estero (2,7%), quota in lieve aumento negli ultimi anni (era il 2,1% nel 2012). Questi laureati si concentrano soprattutto nei percorsi di architettura e ingegneria civile (7,3%) e informatica e tecnologie ICT (4,5%). La Cina è lo Stato più rappresentato con il 9,8%, seguita dall’India (8,1%) e dall’Iran (7,6%).
Le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea hanno coinvolto l’8,3% dei laureati nel 2022, ma hanno subito ancora la contrazione imposta dalle limitazioni per la pandemia (nel 2020 erano stati oltre l’11%). Queste esperienze sono state molto apprezzate dai partecipanti (oltre il 95% di soddisfazione). L’82,6% dei laureati che ha studiato all’estero ha sostenuto almeno un esame convalidato al rientro in Italia (quasi 10 punti percentuali in più negli ultimi dieci anni). Inoltre, il 25,1% ha preparato una parte rilevante della tesi durante il periodo all’estero: addirittura il 41,7% fra i laureati magistrali biennali.
I dati riguardo l’occupazione dimostrano ancora un gender gap importante
Le donne, che rappresentano ancora la maggioranza dei laureati (59,7%), subiscono una penalizzazione sia in termini di occupazione che di retribuzione rispetto agli uomini. A un anno dal conseguimento del titolo, infatti, i laureati hanno l’11,7% di probabilità in più di essere occupati delle laureate, a parità di altre condizioni. Inoltre gli uomini percepiscono in media 70 euro netti al mese in più delle donne. Questa differenza si accentua nel passaggio dal primo al secondo livello di studi universitari e, ancora di più, nel passaggio al dottorato, nel quale le donne sono solo il 49,1%.
Più in generali, restando nell’ambito del lavoro, i tirocini curriculari hanno riguardato il 59,4% dei laureati nel 2022, tornando a salire dopo il rallentamento determinato dalla pandemia. Anche questa esperienza ha registrato un’elevata soddisfazione (94,1%). Si tratta in prevalenza di tirocini svolti al di fuori dell’università (36,4%), seguiti da quelli svolti presso l’università (12,9%) e dalle attività lavorative poi riconosciute (9,4%).
Mobilità territoriale dopo la laurea: Rapporto AlmaLaurea 2023
La mobilità per motivi di lavoro riguarda soprattutto i residenti nel Mezzogiorno (33,3% per i laureati di primo livello e 47,5% per quelli di secondo livello), che si spostano prevalentemente verso il Nord. Questa tendenza, che rispecchia quella della scelta degli atenei, è aumentata nel 2022, dopo la contrazione dovuta alla pandemia da Covid-19. Ancora una volta l’aumento è stato più consistente per i residenti nel Mezzogiorno (oltre 2 punti percentuali in più nell’ultimo anno), per gli uomini e per quanti provengono da contesti familiari più favoriti.
Rapporto AlmaLaurea 2023: più occupati ma stipendi più bassi
A un anno dalla laurea, il tasso di occupazione è del 75,4% per i laureati di primo livello e del 77,1% per quelli di secondo livello, con un aumento rispetto al 2021 dello 0,9% e del 2,5%. A cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione sale al 92,1% per i laureati di primo livello e all’88,7% per quelli di secondo livello, con un incremento rispetto al 2021 del 2,5% e dello 0,2%.
Tra gli occupati a un anno dalla laurea, si osserva un aumento dei contratti a tempo indeterminato (+4,6 punti percentuali per i laureati di primo livello e +3,9 punti per quelli di secondo livello) e una riduzione dei contratti a tempo determinato (-4,0% e -2,3%) e delle attività in proprio (-0,4% e -1,4%).
Anche a cinque anni dalla laurea i contratti a tempo indeterminato sono in crescita, soprattutto tra i laureati di primo livello (+3,7 punti percentuali) e riguardano oltre la metà degli occupati (68,2% tra i laureati di primo livello e 51,1% tra quelli di secondo livello). Tra le modalità di lavoro è lo smart working il più diffuso (17,0% tra i laureati di primo livello e 27,6% tra quelli di secondo livello), anche se in calo rispetto al 2021 (-2,7% e -3,9%), a causa del ritorno alla normalità dopo la fase pandemica. Tuttavia, questa modalità di lavoro coinvolge più lavoratori rispetto al periodo pre-pandemico.
Insoddisfazione diffusa e calo delle retribuzioni
Nonostante l’aumento delle retribuzioni mensili nette in termini nominali, il potere d’acquisto dei laureati è diminuito a causa dell’alta inflazione dovuta all’instabilità geopolitica. A un anno dalla laurea, la retribuzione mensile netta media è di 1.332 euro per i laureati di primo livello e di 1.366 euro per quelli di secondo livello. In termini reali queste cifre sono inferiori del 4,1% e del 5,1% rispetto al 2021. A cinque anni dalla laurea la retribuzione mensile netta media è di 1.635 euro per i laureati di primo livello e di 1.697 euro per quelli di secondo livello. In termini reali queste cifre sono inferiori del 2,4% e del 3,3% rispetto al 2021.
Infine, si registra una lieve diminuzione della soddisfazione dei laureati per l’efficacia del titolo nel lavoro svolto. A un anno dalla laurea il titolo è “molto efficace o efficace” per il 59,3% degli occupati di primo livello e per il 68,7% di quelli di secondo livello. Rispetto al 2021 questi valori sono in calo dello 0,6% per i laureati di primo livello e del 2,6% per quelli di secondo livello. A cinque anni dalla laurea il titolo è “molto efficace o efficace” per il 67,6% degli occupati di primo livello e per il 72,7% di quelli di secondo livello. Rispetto al 2021 questi valori sono in aumento dell’1,3% per i laureati di primo livello e dello 0,6% per quelli di secondo livello.
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