L’Intelligenza Artificiale (AI) è ormai una realtà pervasiva che influenza la nostra quotidianità e rivoluziona i mercati internazionali. La sesta edizione dell’AI Forum, tenutasi a Milano, organizzato da AIxIA in collaborazione con The Innovation Group (TIG), ha esplorato le ultime frontiere di questa tecnologia, con un focus sulle opportunità per le imprese, gli aspetti etici e il ruolo della ricerca. Nel cuore di questa discussione, Gianluigi Greco, presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AIxIA), delinea le opportunità e le responsabilità che questa tecnologia porta con sé.
La sesta edizione dell’AI Forum Milano
Greco accoglie gli spettatori in un mondo in rapida evoluzione, alimentato dall’AI generativa che accelera il passo del progresso. Mario Nobile Direttore Generale, AgID, Agenzia per l’Italia Digitale, ci spiega come non ci sia più un’evoluzione annuale, ma un ritmo che accelera esponenzialmente. Un fermento palpabile circonda questo tema, alimentato dalla capacità di trasformare settori cruciali come l’esplorazione spaziale, la gestione dei satelliti e la creazione di software innovativi. Nobile sostiene che “dobbiamo essere pronti a sfruttare questa tecnologia a pieno e a vantare l’impatto che stanno avendo“.
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Le politiche riguardanti l’Intelligenza Artificiale
Tuttavia, la discussione non si limita alle potenzialità tecnologiche, bensì si estende alle implicazioni politiche e sociali. Si sofferma sull’importanza di regolamentare l’uso dell’AI, soprattutto nei social media, dove il rischio di abusi è evidente. Fa riferimento a software in grado di impersonare figure pubbliche, sollevando interrogativi cruciali sull’etica e sui diritti individuali. Greco sottolinea la necessità di sfruttare l’Intelligenza Artificiale in modo responsabile, evitando un utilizzo che minacci la privacy e l’autonomia individuale.
In questo contesto, emerge l’importanza dell’AI ACT (Artificial Intelligence Act), un’iniziativa che mira a regolamentare l’uso di questa tecnologia nell’Unione Europea. Attraverso la trasparenza e la fiducia, si cerca di costruire un quadro normativo che bilanci l’innovazione con la tutela dei diritti fondamentali. Brando Benifei, co-relatore dell’AI ACT, sottolinea l’importanza di coinvolgere gli stakeholder e di pianificare una transizione graduale verso le nuove regole. La discussione si concentra anche sul ruolo delle imprese e delle istituzioni nell’adozione e nell’implementazione dell’AI. Il Patto per l’Intelligenza Artificiale offre linee guida e incentivi per garantire la conformità alle regole, proteggendo nel contempo i consumatori e promuovendo l’innovazione responsabile.
Tuttavia, il cammino verso un utilizzo diffuso e consapevole dell’AI non è privo di ostacoli. L’Italia, pur dimostrando un interesse teorico e una volontà di investire, si trova a confrontarsi con la necessità di tradurre queste intenzioni in azioni concrete. La mancanza di una comprensione diffusa del potenziale dell’AI e delle sue applicazioni pratiche rappresenta una sfida significativa.
Le tempistiche di applicazione dell’AI ACT
L’impegno politico sarà senza dubbio rafforzato, con un ruolo chiave affidato alle imprese. Il patto sull’Intelligenza Artificiale offre sia alla Pubblica Amministrazione che alle aziende la possibilità di conformarsi in anticipo alle regole stabilite. L’AI ACT apre una cornice di protezione per i consumatori, la creatività lavorativa e altro ancora. Per ottenere risultati significativi, è essenziale sostenere attivamente le imprese e gli sviluppatori, mentre anche gli utilizzatori intermedi devono fare la loro parte. L’eliminazione delle discriminazioni algoritmiche e il rispetto della privacy dei dati dei pazienti nell’ambito sanitario sono assicurati. Si prenderanno misure per proteggere i beni e i servizi fondamentali.
Brando Benifei, a questo AI Forum Milano, parla di tempistiche per l’entrata in vigore dei divieti citati nel patto. In particolare ribadisce che dopo due anni di negoziati, ci vorranno altrettanti anni per completare l’iter di implementazione di questa legge. Il ruolo di supervisione risulta cruciale per garantire un’applicazione e un utilizzo efficaci.
Il regolamento si concentra sulle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale, senza imporre divieti o autorizzazioni specifiche.
La strategia italiana nel panorama dell’Intelligenza Artificiale
Greco, presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale, riprende le parole dette dai precedenti interventi parlando della situazione del nostro Paese. Già nel 2018 l’Italia in ambito AI era già proiettata nel futuro rispetto agli altri paesi europei. Anche negli anni successivi ci sono stati i primi approcci a delle regolamentazioni di questa tecnologia, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui siamo con il primo patto per l’utilizzo dell’AI.
Per quanto riguarda l’ambito universitario, molti atenei offrono corsi sull’Intelligenza Artificiale, il quadro del Digital Economy and Society Index (DESI), però, ci vede in posizione arretrata. La sfida non è solo trovare laureati in AI, ma anche individui in grado di applicare le proprie competenze digitali in modo efficace. Sebbene l’Italia possa sembrare ben posizionata su LinkedIn, la realtà è meno promettente. Anni fa è stato istituito un dottorato nazionale in AI per unire le risorse delle università italiane, ma manca ancora una visione unificata per sfruttare appieno questo potenziale.
Le pubbliche amministrazioni, d’altra parte, devono capitalizzare sulle opportunità offerte dall’AI, considerando che il ritmo di crescita e adozione varia notevolmente tra aziende e settori.
Nonostante l’Italia mostri una buona volontà di investire in teoria, la mancanza di azioni concrete può essere attribuita alla difficoltà nel trovare un caso d’uso convincente. Il tessuto produttivo spesso non comprende appieno il valore aggiunto dell’AI.
Per emergere nel mercato globale, l’Italia può fare affidamento sul G7. Una volta seduti al tavolo con i partner europei, potremo delineare una strategia chiara che tenga conto delle regolamentazioni europee e che sia in grado di posizionarci efficacemente nel panorama internazionale.
Gli impatti economici di questa tecnologia
Parlando di impatti economici, invece, entro il 2025, gli investimenti globali in AI dovrebbero raggiungere i 200 miliardi di dollari, con un impatto sul PIL superiore a quello dell’elettricità e dei computer. L’indotto è altissimo, parliamo di un aumento del 18% del PIL. L’Italia sta investendo in modo significativo in questo campo, con un miliardo di euro stanziato dal Governo attraverso CDP Venture Capital e 800 milioni di euro per la crescita delle startup.
l’Italia e l’Europa si trovano di fronte a una scelta cruciale: abbracciare l’AI come motore di innovazione e crescita economica, bilanciando la spinta all’innovazione con la protezione dei diritti individuali e della sicurezza. Attraverso una regolamentazione oculata e un impegno congiunto, possono emergere come leader globali nella rivoluzione dell’AI, determinando il corso di uno dei più grandi cambiamenti tecnologici del nostro tempo. L’AI Forum Milano 2024 ha sottolineato l’importanza di un approccio olistico all’IA, che tenga conto delle sue implicazioni etiche, sociali ed economiche. La collaborazione tra diverse figure professionali e la ricerca saranno cruciali per lo sviluppo di un’AI affidabile e benefica per tutti.
- Nikolinakos, Nikos Th. (Autore)